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 2016  febbraio 21 Domenica calendario

Combattere la mafia con la matematica

La mafia si combatte anche con l’analisi dei network. Lo studio scientifico delle relazioni esistenti all’interno di un’organizzazione criminale permette infatti di svelare il ruolo svolto dai singoli delinquenti e capire quali sono le azioni di polizia più efficaci. Giacomo Fiumara, ricercatore di Informatica all’Università degli Studi di Messina, assieme ad altri colleghi ha analizzato dieci anni di informazioni sulle mafie della Sicilia settentrionale. Sono stati così studiati i tabulati telefonici “depurati di ogni informazione personale” per estrarre il network dei collegamenti e ricostruire il diagramma delle relazioni.

Contemporaneamente, i ricercatori hanno disegnato un altro network nel quale due persone si consideravano connesse quando «erano presenti nello stesso mandato di cattura, erano state viste insieme al bar e così via», come spiega Fiumara. 
Gli studiosi hanno scoperto che i due network erano differenti; ad esempio, tutte le persone del secondo grafo erano presenti nel primo, tranne sei. Il punto è che «i capi non comunicano col telefono» ma, come la cronaca ci insegna, utilizzano altri metodi meno intercettabili come i “pizzini”: foglietti di carta che «non sono folclore ma costituiscono una misura di sicurezza».
Il lavoro dell’Università di Messina ha permesso di rivelare i nodi essenziale del network, ma ha anche cercato di capire le strategie migliori per combattere questo tipo di organizzazioni. «L’idea di fondo è stata quella di provare a simulare come reagisce un network di questo tipo di fronte a due tipologie di azione delle Forze dell’ordine», vale a dire la retata in grande stile o la cattura mirata di alcune persone. 
Il risultato è stato che l’approccio seriale, ossia la cattura di un vertice dopo l’altro dell’organizzazione, sembra infliggere maggiori danni all’organizzazione criminale. «Si tratta solamente di una simulazione», precisa Fiumara, ma una simulazione che può offrire strategie utili per l’azione delle Forze dell’ordine. 
Paul Kump dell’Istituto di tecnologia dell’Illinois, ha sviluppato con il suo team un’altra strategia matematica per la lotta al crimine. In collaborazione con la Polizia di Chicago, ha analizzato la correlazione esistente fra i diversi crimini della città americana. Kump ha scoperto che il rischio che una persona compia un atto criminale cresce ogni volta che un soggetto sufficientemente vicino al suo “diagramma delle relazioni” compie anch’esso un reato. In altre parole, se una persona a me collegata delinque, la probabilità che anch’io agisca contro la legge aumenta significativamente per un periodo che i ricercatori hanno stimato in circa sei mesi. 
Indicazioni come queste, ricavate dall’analisi dei network, sono preziose per le indagini. E non è un caso che anche i ricercatori di Messina siano oggi impegnati a “sviluppare delle strategie di intervento” più efficaci possibili, perché i pizzini si combattono anche con la matematica e l’informatica.