Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri, per la prima volta, al Baghdadi s’è fatto vedere in un video.
• Chi è al Baghdadi?
È il capo dei sunniti che in Iraq e in Siria... No, cominciamo dall’inizio. In Siria è in corso da tre anni una guerra civile che ha fatto finora centomila morti. Questa guerra civile vede contrapposti il governo siriano, guidato dal suo presidente Assad, e una schiera molto numerosa di ribelli. Tra i quali c’è di tutto, dai liberali filo occidentali fino agli islamisti estremisti. Neanche l’espressione «islamisti estremisti» deve far pensare a un gruppo unito. Fino ad oggi noi abbiamo identificato gli islamisti estremisti con al Qaeda e con il suo capo attuale al Zawahiri, successore di Osama Bin Laden. Ma, nel corso di questi anni, è cresciuto di statura politica un altro leader, che si chiama Abu Bakr al Baghdadi. Al Zawahiri ha prima cercato di blandire questo personaggio, che andava progressivamente conquistando spazi all’interno del movimento, e s’è persino rassegnato ad ammettere che discende dalla tribù del Profeta, cosa che ha permesso ad al Baghdadi di aggiungere al suo nome il titolo di al Qureshi, cioè il nome della tribù di Maometto. Nel 1924, quando Atatürk trasformò la Turchia in uno Stato laico e abolì il califfato, i pensatori islamisti, fuggiti in Arabia, stabilirono che la rifondazione del califfato sarebbe stata possibile solo per mano di un membro della tribù dei Qureshi.
• Quindi questo riconoscimento legittima al Baghdadi come nuovo califfo. Sì, e il califfato — Isil o Isis (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante oppure dell’Iraq e della Siria) — sarebbe, per ora, un territorio a cavallo tra la Siria e l’Iraq, con capitale Mosul. Al Baghdadi sta conquistando questo territorio, punta a prendere Baghdad ed è ormai, rispetto ad al Qaeda, un vero nemico. Al Zawahiri l’ha ripudiato l’anno scorso e ogni giorno, in rete, sparge veleni contro di lui. Ma al Baghdadi sta vincendo sul terreno e gli americani hanno messo su di lui una taglia di dieci milioni di dollari.
• Che cosa dice nel video?
Intanto è una notizia che esista il video: finora al Baghdadi era rimasto nascosto e per il suo riconoscimento ci si basava su un identikit disegnato negli Stati Uniti e che risulta assai somigliante. Dal video si direbbe un uomo giovane (è nato nel 1971), con una gran barba nera chiazzata di bianco sotto le gote. Gran tunica nera fino ai piedi e in testa turbante nero del tipo che indossava qualche volta anche Osama. Parlava da una moschea di Mosul non identificata, affacciato a un pulpito, ripreso da almeno tre telecamere, mentre un altro paio di telecamere mostravano una schiera di fedeli, tutti maschi e a piedi nudi, che lo ascoltavano in silenzio, a testa bassa, a volte accucciati col capo fino a terra nella tipica posa della preghiera islamica (Islam significa «sottomissione»). Al Baghdadi ha salmodiato versi del Corano e ha esaltato la battaglia dei mujahidin, che ha invitato a compiere ogni sforzo sulla via di Dio perché «l’annuncio del califfato è un dovere di tutti i musulmani». Si è poi rivolto contro i miscredenti e gli ipocriti, esaltando le «vittorie dei musulmani» a «Occidente e Oriente». Ha poi ribadito: «Coloro che possono immigrare nello stato islamico devono farlo perché l’immigrazione nella casa dell’Islam è un dovere. Affrettatevi, o musulmani, a venire nel vostro Stato. La Siria non è per i siriani e l’Iraq non è per gli iracheni. Questa terra è per i musulmani. Tutti i musulmani. Questo è il mio consiglio. Se lo seguirete, conquisterete Roma e diventerete padroni del mondo, con la volontà di Allah».
• Che senso ha il video?
È il tentativo di lanciare un’«opa» sull’Islam di tutto il mondo. È l’annuncio di una guerra globale. È la sfida all’altro capo fondamentalista, al Zawahiri, di cui si attende una replica via video. Gli americani hanno chiesto agli alleati di rafforzare le misure di sicurezza negli aeroporti. Ci sono molti musulmani americani, inglesi, francesi, italiani che hanno aderito alla guerra santa. Fondamentalisti potrebbero nascondersi nelle masse in fuga dalla Siria verso l’Occidente, Italia compresa. La speranza di un «califfato», cioè di uno Stato messo al centro del fondamentalismo islamico, può essere un magnete potente. Al Zawahiri non ha più rappresentanza in Iraq e non si sa se ce l’abbia ancora in Siria. Al Baghdadi ha promesso un attentato ancora più clamoroso di quello dell’11 settembre.
• Si può fermarlo?
Lo vogliono morto tutti. Al Baghdadi ha ottenuto l’effetto stupefacente di metter d’accordo americani, iraniani, hezbollah, Israele, egiziani, turchi, arabi del Golfo. È un incubo da cui il resto del pianeta vuole svegliarsi.
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