la Repubblica 6/7/2014, 6 luglio 2014
ALLA FIERA DELLE INVENZIONI
[quattro articoli] –
BERLINO
Nella Venezia del XV secolo i vetrai di Murano pretendevano di dormire sonni tranquilli. Se una bottega inventava un nuovo sistema per soffiare il vetro non voleva che il primo arrivato glielo copiasse. Così presero a comunicare le loro innovazioni al Doge, che a sua volta emanava un decreto per proteggerle per dieci anni. Il sistema moderno dei brevetti nasce allora, ricorda il portavoce dell’European Patent Office, in un’algida stanzetta del Quadriga Forum di Berlino. È l’unica slide della sua presentazione in cui gli italiani fanno una bella figura. Nella torta sui maggiori produttori di brevetti, occupata per il 37 per cento dalla Germania, il nostro Paese non è pervenuto. Ci spartiamo le briciole nella miscellanea “other countries”. E non rientriamo nemmeno nella top 20 di chi produce più innovazione per milione di abitanti, che ha la Svizzera in testa. Per non infierire troppo il relatore omaggia il vicentino Federico Faggin, papà del primo microchip commerciale, il mattoncino di silicio che ha dato il via all’informatica moderna. Che però è dovuto emigrare nella Silicon Valley per far realizzare la sua rivoluzionaria intuizione.
«Le idee, senza la loro esecuzione, sono allucinazioni» è una frase attribuita, forse apocrifamente, a Thomas Edison. Qualunque imprenditore concorderebbe. Servono soldi per la ricerca.
Laboratori funzionanti. E una cultura che tolga lo stigma dal fallimento, considerandolo invece la cicatrice necessaria di chi è caduto cercando di correre più forte di altri. Che Roma abbia dimezzato l’uno per cento che investiva in ricerca nel 2005 e Berlino, che partiva dal tre per cento, ci abbia messo sopra altri 13 miliardi, la dice lunga sul perché dal Fraunhofer Institute che ci fanno visitare siano usciti, per stare agli ultimi anni, il formato di compressione dell’audio mp3 (che però è stato creato anche con il contributo di un altro italiano, l’ingegnere Leonardo Chiariglione) e il Voip, la telefonia via Internet. Ma nonostante il contesto attuale cerchi di mettere tutti i bastoni possibili tra le ruote degli innovatori italiani, finalista dell’European Inventor Award, che quest’anno si è celebrato proprio nella capitale tedesca, è Luigi Cassar. Per Italcementi ha inventato il cemento che non si sporca e addirittura assorbe lo smog, contribuendo all’abbattimento dell’inquinamento urbano. Investimenti nella ricerca o meno, c’è comunque chi pensa che le invenzioni più importanti le abbiamo ormai alle spalle. Sostiene infatti l’economista americano Robert Gordon che l’iPad non è il transistor e che la crescita economica di cui gli Stati Uniti hanno goduto per più di un secolo si è fermata anche per questo motivo. In attesa di scoprire se la teoria di Gordon sia corretta oppure no, a Berlino tre, tra gli inventori premiati (la lista completa su www. epo. org), li abbiamo voluti incontrare ugualmente. Perché comunque andranno le cose domani hanno intravisto ieri il next in cui viviamo oggi.
Riccardo Staglianò, la Repubblica 6/7/2014
4G LTE –
Se potete vedere la tv sul telefonino, ringraziate Eric Dahlman, Muhammad Kazmi, Stefan Parkvall e Robert Baldemair, ricercatori della Ericsson che hanno contribuito alla realizzazione della quarta generazione di trasmissione dati per la telefonia mobile, il cosiddetto Long Term Evolution. Il Lte è il frutto di decine di tecnologie che si combinano una sull’altra. Da buoni innovatori, sono già oltre.
«Il 5G dovrebbe essere pronto nel 2020» ha spiegato Dahlman a Berlino «e sarà molto più ambizioso del 4G. Questo riguardava la velocità, quello la sicurezza e come varie macchine diverse si connetteranno l’una con l’altra».
Eric Dahlman è uno dei ricercatori Ericsson che ha contribuito a creare la trasmissione dati 4g
la Repubblica 6/7/2014
STAMPANTE 3D –
Oggi ne parlano tutti.
Dicono che è il viatico della terza rivoluzione
industriale. Ma quando nel 1983 Chuck W. Hull (premio alla carriera a Berlino) ha inventato la stereolitografia, ovvero la tecnica di realizzare oggetti tridimensionali a partire da file digitali, solo i giornali di settore registrarono l’evento della nascita della stampa 3D. «Ero un designer» spiega questo settantatreenne affabile, «e disegnare un prototipo, affidarlo a uno stampatore che doveva creare la matrice, provarlo, correggerlo era un processo frustrante, lungo mesi». Così si mise a ragionare su una macchina che aggiungeva, come in un castello di sabbia computerizzato, strati di filamenti plastici fino a creare l’oggetto voluto. «Nell’86 depositai il brevetto e allora i nostri primi clienti furono quelli del settore automobilistico.
Immaginai che ci sarebbero voluti 25 anni perché diventasse di uso diffuso, e ne è servito qualcuno in più». Ma non teme che la sua invenzione finirà per uccidere la manifattura di massa, togliendo altro lavoro alla classe media già in crisi?
«Non sono un futurologo. La delocalizzazione però c’era già e la mia invenzione sta consentendo a parte di quel lavoro di rientrare. Forse altri operai perderanno il posto, ma ne guadagneranno i designer che personalizzeranno i prodotti».
Hull è il designer frustrato dai tempi morti che voleva creare i prototipi in maniera più veloce
Chuck W., la Repubblica 6/7/2014
QR CODE –
Quando l’interprete chiede a Masahiro Hara (premio popolare a Berlino) se si è pentito di non aver fatto pagare la licenza per usare l’evoluzione del QR Code, scoppia a ridere in singulti.
«Abbiamo scelto di stampare il QR Code su carta perché volevamo che fosse il più diffuso possibile. Se avessimo preteso una licenza avremmo ottenuto l’effetto contrario. E poi noi i soldi volevamo farli con i lettori». Però ora che qualsiasi smartphone può decrittare quei quadratini che contengono informazioni incomprensibili a occhio umano Hara e il suo team si devono inventare altro. Tipo?
«Un QR sicuro. Perché ci siamo resi conto che c’è chi contraffà il codice per spedire chi lo legge in siti che non hanno niente a che vedere con l’indirizzo originario. Il QR sicuro sarà immune da questi rischi».
Masahiro Hara col suo team ha diffuso gratis il qr code guadagnando soldi dai lettori
la Repubblica 6/7/2014