Gianpaolo Pansa, Libero 6/7/2014, 6 luglio 2014
A LETTO CON IL NEMICO: RAGIONI E TORTI DI SILVIO
Qualcuno si ricorderà della sindrome di Stoccolma. È un disturbo emotivo che deriva il proprio nome da un fatto criminale accaduto nella capitale della Svezia nell’agosto 1973. Quattro impiegati di banca vennero tenuti in ostaggio per sei giorni da una coppia di banditi decisi a portare a termine la rapina progettata. Con grande sorpresa della polizia, gli ostaggi, una volta rilasciati, ebbero parole di solidarietà per i sequestratori. Nel corso del processo andarono a testimoniare in loro favore. E una delle impiegate prigioniere nella banca intrecciò un rapporto sentimentale con uno dei banditi, un legame che si protrasse nel tempo.
Da quel momento si cominciò a parlare di sindrome di Stoccolma per indicare il caso, non infrequente, di una vittima che provi simpatia o ammirazione per il proprio dominatore. E la faccenda mi è ritornata in mente qualche giorno fa, nel leggere quanto Pier Silvio Berlusconi ha detto a proposito di Matteo Renzi, il presidente del Consiglio, nonché segretario del Partito democratico. Ossia il nemico numero uno della parrocchia guidata dal padre di Pier Silvio, il tormentato Cavaliere, un signore che in settembre compirà 78 anni.
I giudizi di Pier Silvio, molto lusinghieri, anzi a mio parere troppo elogiativi, sono apparsi su tanti media. Prima di tutto per la circostanza: la presentazione dei palinsesti per il 2014-2015 delle tivù del Biscione, avvenuta mercoledì 3 luglio negli studi di Cologno Monzese. Davanti a un pubblico di riguardo: star televisive, manager editoriali, direttori di giornale, cronisti specializzati. E poi per le parole pronunciate da Berlusconi junior.
Le citerò alla rinfusa. Dopo mio padre, Renzi è il migliore dei comunicatori. Se non accade qualche catastrofe, lui durerà vent’anni. Tifo per questo governo. Del resto, chi non lo farebbe per uno che ha preso il 40 per cento dei voti? Non mi butterò di certo in politica. E vi pare che possa farlo quando sul campo c’è già il più forte di tutti? E ancora: se non tradisce la fiducia degli elettori, Renzi vince per un ventennio. E vi risparmio il resto. Certo, come succede quasi sempre nella vita, tutto può essere smentito da un momento all’altro. Ma la giornata di Cologno Monzese non verrà dimenticata.
Nel leggere le dichiarazioni di Pier Silvio, mi sono domandato in che modo avrei reagito se fossi quello che non sono: un fedele elettore di Forza Italia. Bene, vi confesso che avrei strozzato volentieri il Berlusconi junior. E prima di strozzarlo, gli avrei detto: ragazzo mio, non ti rendi conto di aver fatto un monumento al Renzi che vuol mandare all’inferno il tuo povero padre?
Non si erigono statue in piazza neppure a chi ha conquistato il 40 per cento dei voti. Per un motivo molto semplice: il conquistatore userà quel bottino per sbarazzarsi di tutti i concorrenti e, a maggior ragione, degli avversari. E al termine dell’impresa, presenterà il Pd come il Partito della Nazione e governerà senza opposizioni. Una faccenda che conosciamo già per averla vissuta al tempo di un signore che si chiamava non Matteo, bensì Benito.
Se non vogliamo raccontarci delle favole, il Cavaliere è la preda obbligata, e preferita, di Renzi. E nulla cambierà la sua condizione di vittima senza scampo.
Potrebbe anche andare a letto con il nemico, ma si renderebbe subito conto che il sacrificio non servirebbe a nulla. Prima di tutto, il giovane Matteo ama le ragazze di fresca bellezza e non signori ultrasettantenni. Tutt’al più si limiterebbe a una sveltina, per poi scaraventare Silvio nel guardaroba dei cani.
Berlusconi sta scendendo la scala della sua decadenza e temo per lui che niente e nessuno lo aiuterà a evitare una caduta rovinosa proprio nei gradini finali. È assediato dai crucci, l’ultimo è di aver perso i Mondiali di calcio. In realtà a perdere non è stato lui, bensì la nostra stanca nazionale. Però il Cav è un uomo pratico e pensa a un affare sempre più difficile da chiudere con successo: la vendita di Mario Balotelli, un groviglio quasi disumano di complessi difficili da sbrogliare e che, adesso, ha un valore dimezzato. Il Cavaliere dice che stava per cederlo a una squadra inglese, per la modica cifra di 35 milioni, ma l’affare si è arenato.
Quanti sono i Balotelli nel gruppo parlamentare di Forza Italia? Silvio si guarda attorno e scopre troppi guai che non gli piacciono. Senatori e deputati che rifiutano di finanziare il partito, un’opera di carità urgente, poiché il Cavaliere sostiene di essere quasi al verde. Correnti, correntine e correntuzze incapaci di mettersi d’accordo. Protagonismi feroci che non mostrano alcuna pietà per la vita grama del loro leader. Alle prese con magistrati implacabili. Assediato da nuovi processi. Angosciato dal terrore di finire in carcere, malgrado l’età. E oggi dal rischio di veder condannato anche Pier Silvio.
Eppure nel mondo sconvolto del forzismo, Berlusconi è da ammirare per la tenacia nel difendere il filo esile che lo lega ancora a Renzi, grazie al disegno di riforma istituzionale. Ma di certo lui si domanderà quanti siano i big di Forza Italia che perseguono il medesimo obiettivo e con la stessa sincerità. Il più enigmatico mi appare proprio il più scoperto: Denis Verdini. Quando faceva il banchiere a Firenze, mi sono ben guardato dall’affidargli il mio conto corrente. Era troppo dedito alla manovra politica per ottenere la fiducia di un piccolo risparmiatore come tento di essere. Adesso il Verdini è circondato da
avversari che lo sgambettano, forse con ragione. Penso a Renato Brunetta, un combattente senza tregua che dispone di un tris di armi che pochi possiedono: la competenza economica, la capacità mostruosa di lavoro, la cocciutaggine del leader politico. Qualche volta mi chiedo se in un partito meno fracassato di Forza Italia non avrebbe già preso il posto dello spompato Berlusconi. Poi ci sono i fantasmi. Il più insondabile è Raffaele Fitto, con un capitale impressionante di voti. Che cosa intende fare? Penso voglia dare l’assalto al quartier generale e dunque anche a Berlusconi. Ma temporeggia in attesa che il Cavaliere decida se gettare o no la spugna. E a favore di chi? Per restare nel piccolo ambito dei parenti stretti, a Marina, a Pier Silvio, alla giovane Barbara? Nomi tutti improbabili. E non serve a nulla l’ottimismo inossidabile di Mariastella Gelmini e la sua convinzione che le critiche dei media siano fondate sul nulla. Subito dopo l’ultima assemblea rissosa dei parlamentari forzisti, ha inciso su Twitter l’ennesimo proclama super buonista: «Forza Italia discute, si confronta e poi si schiera unita come sempre per le riforme istituzionali».
La verità è che la tragedia del centrodestra italiano ruota attorno alla sorte personale di Silvio Berlusconi. E questa dipende dalle sue decisioni esistenziali. Siamo di fronte a un rebus che ha una soluzione del tutto privata: il Cavaliere lascerà il potere che possiede ancora, per trasferirlo a qualcuno meno ferito di lui, oppure sceglierà di morire inchiodato a una poltrona sempre più traballante? Aggrappato a un pensiero suicida: al di fuori di me, non ci sarà nessun altro leader dei moderati in Italia.
La storia europea del Novecento ci presenta esempi di capi politici assoluti che, mentre il loro mondo crollava, hanno preferito durare sino all’ultimo minuto. Qualcuno si è ucciso o è stato ucciso. Auguro al Cavaliere di essere più saggio. E di rendersi conto che andare a letto con il nemico serve soltanto a rimanere in mutande.