Emanuela Audisio, la Repubblica 6/7/2014, 6 luglio 2014
PIANGE IL BRASILE, L’ARGENTINA RIDE
RIO DE JANEIRO
Il kolossal c’è ancora. Il (mini) colosso del Brasile no. E forse è il caso di chiedersi se il Cristo tascabile che gioca a pallone può stare in piedi nel calcio da gladiatori del ventunesimo secolo. O se la sua fragilità ad alta velocità non sia inadeguata alla modernità. Troppo passerotto per volare tra le aquile. Nel mondiale meno falloso di sempre Neymar si spezza. Non è stato martoriato, non guida la classifica delle vittime: 18 falli subiti in 5 partite. Il cileno Sanchez, un incontro meno di lui, ne ha subiti 24. Neymar torna a casa in elicottero, sdraiato su una barella, la finale la vedrà in tv. Voleva restare con la squadra, con cui in mattinata ha mangiato una pizzetta, di rito dopo il successo. Ma la famiglia ha deciso altrimenti: devi riposare. I volti erano scuri. Lui, deluso e commosso: «Mi hanno scippato il sogno di giocare la finale, ma non quello di diventare campione del mondo, spero che i miei compagni lo faranno per me». Sua sorella, Rafaella: «Darei la mia vita per lui, se servisse ». Fred, suo compagno di squadra, ha gli occhi rossi e ancora singhiozza: «Ditemi che non è vero».
La stella del mondiale si è spenta, anzi gli hanno tolto la corrente. Per la prima volta il Brasile si trova senza Neymar che su 69 azioni vincenti della squadra ne ha firmate 30. E a parte la caccia al cattivo, la domanda è se Neymar non abbia un destino da colosso d’argilla. Bravo, ma delicato come una porcellana. Troppo esile, leggero, poco muscolato. 1.75 d’altezza per chili 64,5 kg. Per abbattere uno come Ibrahimovic ci vuole il bazooka (se basta), per spazzare via Neymar basta una brezza serale. Glielo rimproverano da sempre. Non sta in piedi, casca troppo, si butta. Ha fatto del finire a terra un suo stile. O salta l’uomo o ruzzola. Cascatore, ma perché di fragile costituzione. Gli altri si irrobustiscono, fanno pesi, lui evita. Gambe da piccolo cerbiatto. Quando ha 16 anni e gioca nel Santos è alto 1,65 e non arriva a 60 chili. Il tecnico Vanderlei Luxemburgo ordina per lui una dieta ipercalorica: Neymar deve mangiare ogni tre ore, ha bisogno di tre chili di massa muscolare. Deve smettere di essere un fuscello. A parte la ginocchiata di Zuniga, quest’anno Neymar al Barcellona ha perso un mese (era gennaio) per un infortunio al malleolo. Nessuna spinta, si è fatto male da solo (contro il Getafe). Poi ad aprile perde un altro mese per una botta al piede rimediata contro il Valencia. Due incidenti in tre mesi: non si tratta di diventare Robocop, ma di avere più fisico. Il brasiliano fa tutto in velocità, è una saetta, ma se incontra un ostacolo o riesce ad evitarlo o scivola giù. E nel calcio moderno devi essere fast and furious, altrimenti soccombi.
Pelé cerca di rincuorarlo: «Anch’io nel mondiale del ’62 mi feci male contro la Cecoslovacchia e non giocai più. Però il Brasile con il mio sostituto vinse lo stesso». Bella forza, era Amarildo, che segnò pure, il vice di Pelé. E gli altri, Didì, Vava, Garrincha dove li mettiamo? A metterli a confronto con Bernard, vice di Neymar, una pulce da 1.63, si rischia la querela. I giornali titolano: Duro Golpe. Kobe Bryant e Usain Bolt, due giganti veri, mandano il loro incoraggiamento. Dilma Rousseff, la presidente, è affranta: «Il tuo viso pieno di dolore ferisce me e tutto il Brasile». Il verbo più usato è «chorar», piangere. Lacrime per un campione che non è arrivato alla meta.
Neymar è giovane, ha 22 anni, si rimetterà e giocherà altri mondiali. Ma il dubbio è: finirà un’altra volta a terra? Non è il solo a soffrire per la sua leggerezza. Messi quando arrivò al Barcellona lo chiamarono «spaghettino» tanto era fisicamente inconsistente. Si faceva sempre male: frattura della tibia sinistra, della caviglia, lesione al bicipite femorale destro, a settembre 2007 stiramento di un tendine della coscia destra, poi ancora del bicipite femorale gamba sinistra, a marzo 2008 ancora strappo al bicipite. Tanto che Guardiola gli impedisce di mangiare dolci, fritti, bibite gassate, e gli impone un frullato vitaminico dopo ogni allenamento. Una dieta per i suoi muscoli. L’argentino dal 2006 ad oggi per infortunio ha saltato 58 partite, vomito a parte. E anche nell’ultima stagione ha giocato a singhiozzo: fermo a settembre per due settimane e poi per due mesi. Neymar che lascia il mondiale su una sedia a rotelle ce la farà a irrobustirsi le ali?
Emanuela Audisio, la Repubblica 6/7/2014