Marco Ventura, Il Messaggero 6/7/2014, 6 luglio 2014
F35, IL GOVERNO TIRA DRITTO: BASTA POLEMICHE
IL CASO
ROMA «Solo in Italia ci sono tutte queste polemiche sugli incidenti agli F35. Si tratta di episodi normali in una fase ancora di sperimentazione. Del resto è giusto cominciare a farli volare, per non perdere dieci anni prima di poterli impiegare com’è successo per l’Eurofighter». È uno sfogo prudente, ma assertivo, quello degli ambienti militari e della cerchia del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, tornati sotto pressione dopo le notizie allarmanti (allarmistiche?) su supposti difetti cronici nella progettazione del caccia di nuovissima generazione americano invisibile ai radar.
LA DIATRIBA
A incendiarsi, ogni volta, non sono solo i motori dei velivoli, come lo scorso 23 giugno sulla pista della base aerea di Eglin in Florida (per capire il perché, il Pentagono ha messo a terra l’intera flotta di F35 USA). A infiammarsi è la diatriba tra pro e contro l’acquisto, da parte italiana, dei preventivati 90 F-35, risultato già della decurtazione del numero inizialmente fissato in 131 entro il 2025. «In realtà non era neppure un incendio ma un inizio d’incendio». In arrivo nei prossimi mesi i primi 6 “fenomeni”. Poi si penserà agli altri. Il costo, al momento, è di 117 milioni di dollari l’uno, ma l’Italia avrebbe (ha già) il suo buon ritorno grazie allo stabilimento di Cameri in Piemonte che non solo produrrà a regime parti dei caccia, ma diventerà l’hub europeo per la manutenzione anche degli F35 americani di stanza in Europa. Con migliaia (tra 6 e 10mila) di posti di lavoro in gioco e un indotto impressionante di aziende coinvolte. Secondo fonti di Finmeccanica e Alenia, altri sarebbero inoltre i vantaggi della partecipazione italiana al progetto, per esempio un impagabile know how che stanno acquisendo i nostri ingegneri. Ma se per il lavoro e l’impresa tricolori Cameri è il futuro, «consistenti saranno per gli americani i vantaggi economici di poter contare su affidabili impianti di manutenzione direttamente in Europa».
«Sulla stampa internazionale le polemiche che riempiono i giornali italiani non ci sono ed è normale che sia così». Tutti i prototipi di aerei da guerra, dall’AMX del 1984 all’Eurofighter, hanno avuto inizialmente «incidenti di percorso». Il problema, semmai, è un altro e riguarda il bilancio militare. «Sarà il ‘libro bianco’ a fissare il modello di Difesa italiano, sarà pronto per gennaio 2015 e su quella base si dovranno valutare esigenze e impegni di spesa». All’Italia servono più carri armati o caccia? Più caccia o droni? Tutto dipende dalla definizione del “Modello”, che in questo momento è la preoccupazione principale del ministro Pinotti. Ma dietro le polemiche sui giornali, c’è lo scontro politico dentro la maggioranza, specialmente nel Pd. Due le anime dei “democratici” nella stessa Commissione Difesa, se è vero che ai primi di maggio è stato approvato un documento con il sì del Pd, il no di Forza Italia e l’astensione degli altri gruppi, che chiedeva una «moratoria» sugli F35 e il dimezzamento della spesa. Incontrando poi a Washington il suo omologo del Pentagono, la Pinotti ha concordato un criterio delineato nelle sue grandi linee già con la visita di Obama in Italia e l’incontro con Renzi: l’Italia ha bisogno di effettuare tagli, ma questi non devono necessariamente esser calcolati sul minor numero di F35, semmai sullo slittamento dei tempi di acquisto. Sul diverso ritmo della spesa.
IL MESSAGGIO
Nelle scorse settimane è planato a Roma il segretario di Stato aggiunto alla Difesa per la sicurezza internazionale, Derek Chollet, latore di un limpido messaggio: l’Italia confermi la commessa, pena la perdita di posti di lavoro e del primato del mega-stabilimento di Cameri. Altro messaggio, rivolto non solo a noi ma a tutti i partner Nato: il livello della spesa militare non può scendere sotto un certo livello (l’Ucraina e il Mediterraneo con le sue gelide primavere insegnano che va mantenuto un dispositivo efficiente). Concetto ripreso ufficialmente, più volte, dal capo dello Stato, Napolitano. Polemiche sull’entità della spesa militare, in realtà, hanno accompagnato nei giorni scorsi il varo della nuova portaerei di Sua Maestà la Regina in Gran Bretagna. Ma tra i partner occidentali, è soprattutto in Italia che il tema delle spese militari si fa rovente.