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 2014  luglio 06 Domenica calendario

NIENTE VACANZE PER I DUE PAPI


Una delle ultime volte che si sono incontrati, il Papa emerito Joseph Ratzinger ha chiesto a papa Bergoglio se almeno quest’anno si sarebbe concesso un po’ di vacanza. Una di quelle conversazioni che, nella loro semplicità, dicono tutto. Francesco, sorridendo, ha spiegato che no, rimarrà al suo posto in Vaticano perché, del resto, anche quando era a Buenos Aires non faceva mai vacanze. E allora, il Papa emerito, ricambiando il sorriso, ha detto: va bene, allora non le faccio neanche io.
Benedetto XVI ha sempre amato quella «piccola città circondata dalla bellezza della creazione», il piccolo lago vulcanico che disegna un ovale tra i Colli Albani, il clima mite dei Castelli Romani che d’estate, negli anni del Pontificato, gli restituiva qualche settimana di serenità e riposo. Francesco, fin dall’inizio, gli ha detto che naturalmente poteva continuare a considerare Castel Gandolfo come casa sua. Parlano spesso, il Papa e il predecessore. «Si scrivono, si telefonano, si sentono, si invitano», raccontava tempo fa monsignor Georg Gänswein. «Francesco è stato diverse volte al monastero Mater Ecclesiae e anche Benedetto è andato a Santa Marta». Una delle ultime volte, Joseph Ratzinger ha chiesto a Bergoglio se almeno quest’anno si sarebbe concesso un po’ di vacanza. Una di quelle conversazioni che, nella loro semplicità, dicono tutto. Il Papa che sorride e spiega che no, rimarrà al suo posto in Vaticano, del resto anche a Buenos Aires non faceva mai vacanze. E il Papa emerito che ricambia il sorriso e dice: va bene, allora non le faccio neanche io.
L’ultima volta Benedetto XVI è stato a Castel Gandolfo l’anno scorso, nei due mesi tra lo scoccare della rinuncia al Pontificato, alle 20 del 28 febbraio, fino al ritorno in Vaticano, il 2 maggio. Preghiere, passeggiate verso il laghetto con i pesci rossi e le carpe nel «giardino della Madonnina» e letture, quelle che può portare con sé un uomo come Ratzinger per distendersi: partì con l’«Estetica teologica» di Hans Urs von Balthasar. «Nascosto al mondo» dai giorni che precedono il Conclave, rimase sul Lago Albano il tempo necessario alla ristrutturazione del monastero Mater Eccleasiae, a poche centinaia di metri da Santa Marta, dove Ratzinger si è ritirato «come un monaco: leggo e prego» assieme alle quattro Memores Domini che lo aiutano e all’arcivescovo Gänswein, il prefetto della Casa Pontificia che ha scelto di continuare a vivere con il Papa emerito ed è quindi divenuto «una sorta di ponte» fra i due Pontefici. Alla vigilia della partenza per «il Castello», il 27 febbraio, in uno dei discorsi più alti del suo magistero, Ratzinger spiegò che non avrebbe abbandonato la Croce, descrivendo la propria rinuncia con la profondità del grande teologo: «Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di San Pietro». Lo ha ripetuto a gennaio in una lettera inviata al teologo Hans Küng: «Io sono grato di poter essere legato da una grande identità di vedute e da un’amicizia di cuore a papa Francesco. Oggi vedo come mio unico e ultimo compito sostenere il suo Pontificato nella preghiera».
E così, anche stavolta, con due Papi tra le Mura, il Vaticano non va in vacanza. Umano lo sconforto di monsignori e laici che non possono ignorare esempi così alti. Ci hanno provato, a convincere Francesco a concedersi qualche giorno di sosta. Non ci sono preoccupazioni particolari per la sua salute ma è un uomo di 77 anni e talvolta, come nel caso della mancata visita al Gemelli, la stanchezza accumulata si fa sentire. Gli hanno suggerito una tregua: se non nel Palazzo di Castel Gandolfo — i Giardini in primavera sono stati in parte aperti al pubblico e inseriti nel percorso dei Musei Vaticani — almeno nella vicina e (relativamente) più contenuta Villa Barberini, costruita su progetto del Bernini sulle vestigia della dimora imperiale di Diocleziano.
Niente da fare, il Papa non si dà né dà tregua. Si sveglia prima dell’alba, lavora tutto il giorno senza risparmiarsi — pure il martedì, tradizionale giorno di riposo dei Pontefici —, decide da sé la propria agenda e non si concede ferie. Francesco, quindi, ha voluto regolarsi come nel primo anno di Pontificato. Gli Angelus domenicali proseguiranno regolarmente a San Pietro. Sola concessione al periodo estivo — e unico sollievo per chi lavora a Santa Marta — le messe mattutine delle 7 sono state sospese dall’inizio di luglio alla fine di agosto, mentre le udienze generali salteranno solo questo mese per ricominciare in agosto nei giorni 6, 20 e 27: non il 13 perché quel giorno partirà per il viaggio di cinque giorni in Corea del Sud. E allo stesso modo si è regolato Benedetto XVI, che già l’anno scorso aveva deciso di non tornare a Castel Gandolfo nei mesi estivi. A fine agosto si riunì là il circolo dei suoi ex allievi di teologia. Uno di loro, padre Stephan Horn, era andato nel frattempo a salutarlo in Vaticano e Ratzinger, avuto modo di seguire i primi mesi di Pontificato del successore, gli confidò di essere più che mai convinto: «Ho fatto la scelta giusta».