Nando Pagnoncelli, Corriere della Sera 6/7/2014, 6 luglio 2014
COPPIE GAY, SVOLTA DI CATTOLICI E CENTRODESTRA IL 78% DEGLI ITALIANI SI SCHIERA PER I DIRITTI
In un Paese nel quale molti ritengono che non cambi mai nulla, in realtà, senza che ce ne accorgiamo, cambiano molti atteggiamenti e molte opinioni. Il sondaggio odierno, dedicato al tema dei diritti degli omosessuali, ne è una dimostrazione. A differenza di qualche anno fa, oggi la maggioranza assoluta degli italiani si dichiara molto (64%) o abbastanza (14%) favorevole al riconoscimento alle coppie omosessuali di alcuni dei diritti delle coppie eterosessuali, per esempio in materia di assistenza ospedaliera ed eredità.
Si osserva la stessa apertura riguardo alla possibilità di consentire anche in Italia le nozze civili per le coppie omosessuali: il 38% si dichiara favorevole al matrimonio, il 40% è contrario al matrimonio ma favorevole alle unioni civili e il 20% è contrario sia al matrimonio sia alle unioni civili. Nell’arco di soli due anni si registra una forte riduzione dei contrari: da un intervistato su tre a un intervistato su cinque.
Pur in un contesto in larga misura favorevole al riconoscimento dei diritti, permangono alcune differenze di opinioni nei diversi segmenti sociali, sebbene fortemente attenuate rispetto al passato: per esempio sono nettamente più favorevoli al matrimonio tra gay le donne, i giovani, le persone più istruite, quelle residenti nelle regioni settentrionali e nei grandi centri e gli elettori del Pd e del M5s. La contrarietà, ancorché minoritaria, risulta più elevata tra le persone di oltre 60 anni, quelle meno istruite, nelle regioni meridionali, nei piccoli comuni, tra coloro che hanno una pratica religiosa assidua e tra gli elettori di Forza Italia.
Il cambiamento del clima è testimoniato da molti aspetti. Basti pensare al grande successo di film che hanno trattato questo tema, oppure al sempre più frequente ricorso a coppie omosessuali negli annunci pubblicitari dei più svariati prodotti, dai mobili ai cibi pronti, il cui intento è quello di rappresentare la diversità in termini di normalità. Al contrario i messaggi troppo «provocatori» radicalizzano le opinioni, determinando spesso reazioni di chiusura e di rifiuto. Il cinema e la pubblicità solitamente anticipano e favoriscono i cambiamenti culturali, mentre la politica tende a cavalcare le tendenze e il clima d’opinione. Ed è proprio il significativo mutamento da parte degli elettori di centrodestra a sorprendere.
Sono lontani i tempi in cui Gianfranco Fini (che pure successivamente si espresse a favore di un intervento legislativo per garantire uguali diritti alle coppie omosessuali) durante una puntata del Maurizio Costanzo Show dichiarò «un gay non può fare il maestro, è diseducativo per i bambini e sono convinto che la pensa così il 95% degli italiani». Per non parlare di alcune espressioni grevi adottate da personalità politiche di primo piano. Oggi alcuni esponenti appoggiano apertamente le battaglie degli omosessuali, l’iscrizione di pochi giorni fa di Vittorio Feltri e Francesca Pascale all’Arcigay e la presa di posizione di Silvio Berlusconi rappresentano una conferma di questo mutamento.
Ma sorprende anche il cambiamento di opinione tra i cattolici. Con il pontificato di papa Francesco la Chiesa sembra rinunciare ad atteggiamenti difensivi e a battaglie di retroguardia, mostra un volto amorevole e uno sguardo diverso sul mondo. Il cambiamento di prospettiva, rispetto al tema dei gay, è racchiuso nella frase pronunciata dal pontefice un anno fa: «Chi sono io per giudicare un gay?».
L’apertura nei confronti dei diritti degli omosessuali non è tuttavia indiscriminata. Infatti, a fronte del consenso elevato per il riconoscimento del matrimonio o di unioni civili permane una forte contrarietà riguardo alla possibilità di adozione: il 71% si dichiara molto o abbastanza contrario contro il 28% di favorevoli. Il dissenso prevale tra tutti gli elettorati, con valori più accentuati tra gli elettori centristi, seguiti da quelli di Forza Italia, del Pd e del M5s. Anche in questo caso si rileva un maggior consenso da parte delle donne, dei giovani, degli studenti, dei ceti più acculturati. Prevale, dunque, l’idea che per crescere un figlio siano necessarie sia la figura materna che quella paterna e la genitorialità delle coppie omosessuali rappresenti ancora un tabù. Ma anche in questo caso, come per le unioni civili, forse è solo questione di tempo.