M. Antonietta Calabrò, Corriere della Sera 6/7/2014, 6 luglio 2014
CON IL FINANZIERE FRANCESE PARTE LA RIVOLUZIONE DELLO IOR
Non c’è ancora conferma ufficiale, ma il finanziere francese Jean-Baptiste de Franssu sarà il nuovo presidente dello Ior. La decisione è stata presa dal Consiglio dei nove cardinali (C9) che aiutano il Papa nel governo della Chiesa, lo scorso venerdì, al termine delle quattro giornate di riunione di questa settimana. A tutti gli incontri ha partecipato anche Francesco.
La scelta è stata approvata dalla Segreteria per l’Economia, guidata dal prefetto australiano George Pell, ieri mattina. Mentre nel pomeriggio si è riunito il nuovo Consiglio per l’Economia, di cui de Franssu fa parte, per approvare il bilancio della Santa Sede che chiude l’anno in rosso (sostenuto solo dall’ottima performance dei Musei Vaticani), senza che lo Ior possa portare un significativo contributo per il ripianamento delle perdite.
La decisione «politica» su de Franssu è stata dunque presa. Adesso sarà la Commissione cardinalizia di sorveglianza, presieduta dal cardinale Santos Abril y Castello, a dover formalizzare l’incarico e lo stesso board dello Ior (cioè il consiglio di sovrintendenza, o d’amministrazione). Questi adempimenti avverranno entro martedì, giorno in cui l’Istituto dovrebbe rendere noti pubblicamente i risultati (non entusiasmanti) con i quali chiude il suo bilancio 2013, con il crollo dell’utile, secondo indiscrezioni, ridotto a pochi milioni, ben distante da quello che aveva permesso, relativamente all’esercizio 2012, di mettere a disposizione del Papa, circa cinquanta milioni di euro.
In de Franssu, insomma, è stata trovata «quella personalità forte, che si dedichi a tempo pieno alla vita dell’Istituto e che sia residente» (come riportava il Corriere martedì scorso) in Vaticano o quantomeno a Roma, in modo da permettere la riforma dello Ior. Sarà dunque lui, mercoledì mattina, a salire sul palco della Sala Stampa vaticana insieme con il cardinale Pell, e, forse, con il presidente uscente Ernst von Freyberg.
Sembra poi ormai certo un ricambio, prima della scadenza naturale a fine settembre, degli altri membri del consiglio di sovrintendenza che gestiscono l’Istituto (attualmente Ronaldo H. Schmitz, Carl Anderson, Antonio Maria Marocco, Manuel Soto Serrano).
Lo Ior riformato si dovrà coordinare con la «seconda» banca di San Pietro, cioè l’Apsa che sta andando verso un modello di banca centrale o forse ancor di più verso il modello di Tesoro di Stato, cui sta lavorando il professor Franco Dalla Sega, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, cui la segreteria dell’Economia ha conferito l’incarico professionale di «Consulente speciale ad interim».
Come si è arrivati alla nomina di de Franssu? E soprattutto, hanno un fondamento i rumors che la descrivono come «contrastata»? Ci sono due indiscussi vincitori di questa vicenda. Il primo è il cardinale Pell, che ha messo in campo lo spirito attivo di un «ranger australiano» (la definizione è di Francesco. E il secondo è quello che oltre le Mura tutti ormai hanno soprannominato il «Maltese», cioè Joseph Zahra, ex presidente della Banca centrale dell’isola, dal 2011 consulente della Prefettura degli affari economici ed ex presidente della Cosea, cioè la Commissione d’inchiesta sulle finanze vaticane. Zahra, insomma, ha un ruolo centrale nel network finanziario vaticano. Il Papa ha accettato il nome di de Franssu perché Pell e Zarha lo hanno indicato come l’unica soluzione possibile per lo Ior. Mentre i cardinali, in particolare italiani, che avevano delle perplessità di metodo sono stati «sconfitti».