Valeria Pacelli, il Fatto Quotidiano 6/7/2014, 6 luglio 2014
L’INCHIESTA ENI E I SILENZI DELLA STAMPA
Strani silenzi dell’informazione sulla notizia che riguarda l’Eni: la più grande società quotata in borsa è indagata per corruzione internazionale dalla Procura di Milano. Ma in pochissimi sembrano essersene accorti. Non hanno scritto una riga i quotidiani nazionali, tranne il Sole 24 ore che pur essendo il giornale della Confidustria ha dedicato ampio spazio alla vicenda, e il Corriere della Sera che almeno l’ha pubblicata in un basso pagina. Né Repubblica, né Libero e Il Giornale, tantomeno La Stampa e Il Messaggero sembra si siano accorte del fatto.
E neppure i Tg di tutte le reti hanno ritenuto di dover informare i propri telespettatori. Così l’informazione su una vicenda di corruzione internazionale di un colosso - per di più controllato dal governo - è stata “silenziata”.
Solo un’agenzia di stampa straniera, la Reuters (tra le più importanti al mondo) ha ripreso lo scoop del Fatto di venerdì aggiungendo anche una notizia: che oltre l’Eni, come persona giuridica e l’imprenditore Gianluca di Nardo, sarebbero indagati anche l’ex presidente Eni, Paolo Scaroni e il lobbista Luigi Bisignani. Non hanno seguito l’esempio della Reuters le agenzie italiane Agi (che è di proprietà dell’Eni stessa) e Adnkronos. E soltanto alle 20.39 di ieri sera, c’è stato il primo lancio dell’Ansa, dopo che il direttore Contu era stato contattato dal nostro giornale. L’inchiesta riguarda l’acquisizione nel 2011 di un giacimento petrolifero al largo della Nigeria dal valore di un miliardo e 300 milioni di euro. L’Eni, secondo l’ipotesi degli investigatori, avrebbe pagato un miliardo e 92 milioni per il più grande giacimento off-shore del Paese africano pur sapendo che quella somma poi sarebbe finita alla società Malabu, riferibile all’ex ministro dell’Energia nigeriano che di fatto si era auto-assegnato la concessione nel 1998. L’inchiesta è stata confermata anche dall’Eni che il 4 luglio ha fatto sapere di aver “ricevuto la notizia dell’apertura di un’indagine da parte della procura di Milano riguardo l’acquisizione del blocco Opl 245 in Nigeria da parte di Eni e Shell; la procura ha richiesto la trasmissione di alcuni documenti”.
Il peso dell’Eni sembra intimidire gran parte l’informazione italiana e si capisce perchè. Solo nel 2012 - secondo i dati Nielsen - tra emittenti televisive, quotidiani a pagamento, cinema e radio, il colosso ha investito nel settore quasi 64 milioni di euro. Una spesa che si è ridotta nell’anno successivo, rimanendo comunque considerevole: nel 2013 sono stati spesi in pubblicità 52 milioni e 816 mila euro.
Ai quotidiani a pagamento sono stati destinati 6 milioni 700 mila euro nel 2012 e altri 6 milioni e 300 mila euro nel 2013. Le somme per la televisione sono ancora più elevate: la Rai ha ottenuto nel 2012 quasi 13 milioni di euro, cifra ridotta l’anno successivo, arrivando a poco più di 8 milioni. Mentre Mediaset non ha sentito la crisi incassando quasi 26 milioni nel 2012 e altri 23 nel 2013.
Neanche una riga, abbiamo detto, su Libero e Il Giornale. Gli stessi quotidiani che negli anni scorsi, anche con l’intermediazione di Bisignani, come ammette lui stesso, avrebbe incassato dall’Eni cifre consistenti di pubblicità. Lo racconta il lobbista ai magistrati napoletani nel 2011, quando è stato interrogato nell’ambito dell’inchiesta sulla loggia P4. Bisignani spiega ai pm che in un certo periodo a raccogliere la pubblicità per Libero e Il Giornale era la concessionaria di Daniela Santanchè, la società Visibilia. In questo ambito, Bisignani rivela di aver facilitato i rapporti tra la concessionaria, che lavorava per i giornali berlusconiani, e l’Eni. “Feci stringere rapporti fra la Santanchè e la famiglia Angelucci - mette a verbale il 14 marzo 2011 Luigi Bisignani - in particolare Giorgio e Antonio . Costoro avevano difficoltà a raccogliere pubblicità per il giornale Libero. A questo punto la Santanchè e gli Angelucci, dopo un periodo iniziale nel corso del quale la Santanchè operava come free-lance, portando molti clienti a Libero soprattutto nel settore della moda, in seguito istituzionalizzò questo suo rapporto con gli Angelucci con un’iniziativa che io stesso gli consigliai, cioè la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità, denominata Visibilia”.
Il racconto di Bisignani continua spiegando che i rapporti Santanchè-Angelucci iniziarono a deteriorarsi quando la Visibilia iniziò a “raccogliere pubblicità con Il Giornale in concomitanza del passaggio di Feltri dalla direzione di Libero a quella del Giornale.”
Il lobbista aggiunge nel verbale ai magistrati: “Io sono amico dell’Eni perché sono molto legato a Paolo Scaroni e da sempre all’Eni. Ho facilitato la costituzione dei rapporti commerciali tra Visibilia (ovvero tra la Santanchè) e Eni, Enel e Poste”. Ancora oggi la Visibilia è la concessionaria di pubblicità de Il Giornale, di cui è direttore Alessandro Sallusti, compagno della Santanchè, il quale ha preferito non dare notizia dell’inchiesta sull’Eni.
Valeria Pacelli