Fabrizio Massaro e Nicola Saldutti, Corriere della Sera 6/7/2014, 6 luglio 2014
«SVOLTA MPS, MISSIONE COMPIUTA SAREMO LA BANCA DELLA MEDIA IMPRESA»
«Abbiamo preso onde spaventose», dice Alessandro Profumo parlando dei suoi due anni sulla tolda del Montepaschi. Ora la banca è in un porto sicuro, protetta da 5 miliardi di capitali freschi che sono serviti a rimborsare 3,5 miliardi di Monti bond — compresi interessi e sovrapprezzo — e che ora sosterranno la banca negli imminenti stress test della Bce. «Ci godiamo questo successo, che è tale anche per i contribuenti italiani», dice il presidente dell’istituto senese. «Il Tesoro ha guadagnato il 15,9% in un anno, ma non dimentichiamo che si è assunto anche un rischio di equity. Senza il supporto pubblico Mps non esisterebbe più. Abbiamo dimostrato che il sistema bancario italiano è stato attrattivo per un aumento di capitale oggettivamente monstre, l’amministratore delegato Fabrizio Viola e la sua squadra hanno fatto un ottimo lavoro. E la rete ha tenuto botta nei momenti più duri: io ho fatto dieci anni di sportello e so che cosa significa trovarsi di fronte la gente arrabbiata che ti dice “siete la banda del 5 per cento”. Ma se l’Italia non fosse entrata in una fase di percezione positiva sui mercati non saremmo riusciti a farlo».
Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo: voi, la Fondazione, la Banca d’Italia, il Tesoro. Ora che cosa resta da fare?
«L’obiettivo è avere clienti che ci portano ricavi e così contenti del servizio da diventare il nostro miglior testimonial. Abbiamo molto da fare ancora. Intanto abbiamo fatto trasparenza sui conti. Gli analisti sono positivi. Mps deve avere altri 540 anni davanti e possiamo farlo solo rendendo contenti i nostri 5 milioni di clienti, che sono famiglie e piccole e medie imprese. È anche per questo che abbiamo una media di sofferenze più alta, perché questa è una crisi dei piccoli e dei medi».
Dove sono le maggiori differenze in Mps rispetto a due anni fa?
«Abbiamo avuto, anche tra polemiche, riduzione dei costi, esternalizzazioni, riduzione delle aree di attività, cancellazione del limite del 4% al possesso azionario. Forse il cambiamento più rilevante è una gestione delle risorse umane molto più professionale. Più dell’80% delle prime linee è nuovo, il consiglio funziona bene. Abbiamo ridotto i costi di 600 milioni in due anni, cominciato a rimborsare i prestiti Ltro della Bce e la banca ha una liquidità soddisfacente. Molto importanti sono state le esternalizzazioni: ora Fruendo (la newco tra Bassilichi e Accenture che ha preso il back-office del Monte, ndr ) sta cominciando a crescere e avrà a breve nuovi clienti, diventando una realtà specializzata nei servizi amministrativi non solo per banche ma per multiutilities e assicurazioni. Non è vero quindi che stavamo facendo licenziamenti mascherati».
Di fatto avete venduto tutte le fabbriche-prodotto per diventare un distributore di servizi altrui.
«Abbiamo fatto una scelta molto forte. Pensiamo che il nostro valore sia nella relazione con i clienti, cui vogliamo dare il miglior prodotto possibile, che non sempre è quello che produci tu. Noi distribuiamo Anima per il risparmio gestito e Compass (gruppo Mediobanca, ndr) nel credito al consumo, nell’assicurazione abbiamo la partnership con Axa che funziona, nel private banking la piattaforma è totalmente aperta».
Qual è ora il quadro dell’azionariato?
«Avremo maggiori informazioni sui nuovi soci la settimana prossima. Oggi siamo un’azienda totalmente privata, e abbiamo soci cui dobbiamo dare soddisfazione. E non è facile, perché per erogare credito ci vuole tanto capitale. Se prima della crisi servivano 2,5 euro ogni 100 euro di impieghi ponderati per il rischio, oggi ne servono 8-9. E quel capitale costa più del 10%, che dobbiamo remunerare».
Come cambia la governance con il patto tra Fondazione Mps e i fondi esteri Fintech Advisory e Btg Pactual?
«Nel periodo estivo entreranno due rappresentanti dei nuovi azionisti e dovranno uscire due attuali consiglieri. Ad aprile 2015 si formerà il nuovo consiglio e lo statuto prevede che alla prima lista vada il 50% dei posti (6 su 12), una regola di fatto non modificabile perché serve il 65% del capitale. Comunque il consiglio va bene così: è efficiente con 12 consiglieri, numero ideale per far funzionare bene i comitati interni. Abbiamo lavorato tantissimo, in media 1,5 riunioni al mese con 6 ore l’una di durata».
Il patto prevede l’indicazione del presidente e dell’amministratore delegato. Lei resterà?
«Mancano ancora nove mesi alle liste di marzo. E in nove mesi si fa un bambino».
Ma le piacerebbe restare?
«Da qui a marzo ci penserò. E ci penseranno anche altri».
Qual è stato il momento più complicato per l’aumento di capitale?
«Quando il commissario Ue Joaquin Almunia a Cernobbio a settembre ha annunciato a sorpresa che dovevamo rimborsare 2,5 miliardi di Monti bond entro il 2014. E poi quando siamo passati da 3 a 5 miliardi, due volte la capitalizzazione. In Italia non si erano mai viste operazioni assimilabili. Viola e il cfo Bernardo Mingrone sono stati bravi a riuscire a costituire il consorzio di garanzia, che non era scontato. Poi c’è stato lo stop della Fondazione. Ma ormai è passata».
Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha parlato di future fusioni e aggregazioni tra banche. Ci sarà anche il Montepaschi tra queste?
«Il fatto che ci sia un regolatore unico europeo porterà ad aggregazioni internazionali. Oggi Mps può vivere in modo assolutamente indipendente, che era il compito che dovevamo assolvere. Il futuro lo decideranno il prossimo consiglio e i soci».
La Bce sta per prestare di nuovo denaro a costo quasi zero alle banche perché finanzino imprese e famiglie. Li prenderete?
«Non voglio entrare nella operatività della banca. Come Mps abbiamo cominciato ad allargare i cordoni e siamo cresciuti come impieghi, ma siamo anche molto selettivi. L’intervento della Bce è estremamente importante perché dà liquidità e fa ripartire le cartolarizzazioni, che sono fondamentali. Resto comunque convinto che il sistema bancario vada disintermediato. Un rapporto impieghi/depositi al 110-120% è poco sostenibile. Dobbiamo spingere per avere un maggiore mercato del debito e le banche devono accompagnare le imprese, anche le medie, su quei mercati».