Carlo Antonio Biscotto, il Fatto Quotidiano 6/7/2014, 6 luglio 2014
ROMANIA, LA SECURITATE PAZZA PER IKEA
Scavare negli archivi segreti degli ex Paesi comunisti è come aggirarsi nell’inconscio di quei brutali regimi. L’ultima novità arriva dalla Romania: durante gli anni di Ceausescu la polizia segreta del dittatore rumeno riceveva somme a sei zeri dall’Ikea nel quadro di un accordo che l’azienda svedese aveva stipulato con una locale fabbrica di mobili. Questa almeno la spiegazione ufficiale che emerge dai documenti entrati in possesso del quotidiano inglese Guardian.
La realtà è che solo una piccola percentuale delle ingenti somme versate dall’Ikea finiva alla fabbrica di mobili; il resto terminava il suo viaggio su conti correnti controllati e gestiti dalla Securitate. L’Ikea era a conoscenza di tutto ed era consapevole di contribuire a finanziare la polizia segreta. La dirigenza di Ikea nega, ma ha avviato una indagine interna.
Impossibile impedire che una notizia del genere riapra vecchie ferite. Sembra che durante la guerra fredda l’Ikea si sia servita di prigionieri politici della Germania dell’Est per fabbricare i suoi prodotti e abbassare il costo della manodopera. La Romania con le sue enormi riserve di legno e un bacino di potenziali operai inesauribile non poteva non attirare l’interesse del gigante svedese dell’arredamento. Dai documenti si apprende che verso la metà degli anni ’80 l’Ikea versava alla Romania circa 15 milioni di euro l’anno. La Securitate che aveva il compito di torturare e uccidere i veri o presunti nemici politici di Ceausescu, pare abbia accumulato una fortuna valutabile in miliardi di dollari con i sequestri di persona e altre attività criminali.
Negli archivi della Securitate, l’Ikea aveva il nome in codice di “Scandinavica”. Innumerevoli gli appunti e i memo che riguardano l’azienda svedese. In uno, a firma del maggiore Eftimie Gelu, si legge: “Ikea ha trasferito su un nostro conto corrente di comodo la somma di 163.005 corone svedesi”. Il maggiore Gelu è in realtà Constantin Anghelache, attualmente presidente della Dinamo Bucarest che partecipa al campionato di calcio rumeno. Secondo i documenti, parte di questo denaro, trattenuti gli interessi , veniva girato a Berlino Est in esecuzione dell’accordo siglato con l’Ikea. In sostanza la Banca per il commercio estero della Romania incassava il denaro versato dall’Ikea, tratteneva gli interessi e una commissione e girava la somma restante alla Germania Est forse in pagamento dei lavoratori forniti alle fabbriche dell’Ikea. L’operazione “Scandinavica” fu chiusa nel 1988 alla vigilia del crollo dell’impero comunista. Per oltre sette anni il partner commerciale dell’Ikea in Romania produsse sedie, letti, librerie, che finivano nei negozi Ikea europei. Henrik Elm, dirigente dell’Ikea, ha precisato che questa era una pratica comune all’epoca e che comunque l’Ikea aveva rapporti alla luce del sole solamente con la società rumena Tehnoforestexport. Il contratto tra Ikea e Tehnoforestexport non faceva cenno ai pagamenti a favore di terzi. Roxana Bratu, esperta di corruzione nei regimi totalitari e ricercatrice all’Università di Londra, ha detto: “Sono molti gli indizi che fanno pensare ad accordi poco puliti, quali la sovra-fatturazione, mascherata dagli svedesi sotto forma di ‘commissioni’ o ‘spese generali’”.
Carlo Antonio Biscotto