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 2014  luglio 06 Domenica calendario

IRPINIA, 30 MILIARDI DI OPERE INCOMPIUTE


Se non fosse per I morti e i feriti, tantissimi: 2.735 i primi e 8.848 i secondi, verrebbe da dire che il terremoto non sia stato lo sfregio peggiore. Perché, l’Irpinia, sembra non soltanto il simbolo dello spreco incontrollato del patrimonio pubblico, ma anche l’esempio di come si possa calpestare qualsiasi opportunità. Compresa quella arrivata con la terra che ha tremato sotto una Magnitudo di 6,9. Generando un’Apocalisse, appunto.
A distanza di 34 anni dal sisma tragico e a fronte di quasi 30 miliardi di euro arrivati dallo Stato per la ricostruzione e riqualificazione, resta una mole di opere pubbliche incompiute. Guardiamo dentro il cuore di Avellino e vediamo la saga vergognosa, ché un valzer di betoniere mimetizzate fra le macerie accatastate dentro cantieri immobili e continui. Eccola allora l’autostazione cominciata e mai finita che dirotta i pullman per Napoli e Roma e Salerno in via Kennedy. Tutto perché la stazione ferroviaria ormai chiusa dal 2012 è ridotta a cinque binari morti sui quali cresce l’erba. “Orari non validi”, è l’avviso affisso in bacheca per il viaggiatore che ci capita per caso; mentre l’ospedale San Giuseppe Moscati che qui è chiamato “la città ospedaliera”, non ha un strada che porti le ambulanze direttamente al pronto soccorso e il parcheggio davanti alla struttura si sono dimenticati di farlo.
Corso Vittorio Emanuele, una spada dritta ch’é il nucleo di Avellino intorno al quale ruotano i luminari dello struscio che parlano di sport e politica, è un alternarsi di palazzi e buchi neri. Perché dentro quegli interstizi dimenticati non si è più costruito. Anche il centro per gli autistici, che al Sud doveva essere un’eccellenza, è ancora lì che aspetta.
La prima pietra è stata posata nel 2007, i milioni di euro destinati sono 3,8, l’ultima tranche di 1,2 è bloccata nelle casse della Regione Campania e cento famiglie dell’Aipa (Associazione Irpinia pianeta autismo) guardano quasi rassegnate il cantiere bloccato riempirsi di piante di Nocciolo.
Nulle anche le speranze per le famiglie della Quarta contrada est di lasciare i prefabbricati leggeri nei quali vivono. Erano stati costruiti nei primi mesi dell’emergenza. Da oltre sei lustri la gente aspetta una casa vera, dato che queste in cui si vive dovevano avere una durata massima di 15 anni. Certo, ad Avellino c’è il teatro Gesualdo. Non conosco l’architetto, ma il disegno dell’opera è discutibile. Si è cercato di recuperare le briciole di un castello diventato improbabile. Ruderi minimi in pancia ai quali e stata conficcata (nessuno mi ha saputo spiegare la ragione), una scala in ferro. Così lo spettacolo dell’assurdo va in scena fuori. Mentre gli avellinesi seduti sulle panchine discutono ancora della permanenza della loro squadra nell’olimpo del calcio. Erano i tempi del fulgore dei politici locali: il democristiano Ciriaco De Mita intesta e poi il senatore Nicola Mancino, l’ex ministro Salverino De Vito, l’onorevole Giuseppe Gargani. Personaggi dei quali si è molto scritto e resta da aggiungere poco, a parte che sono rimasti tutti in attività. Eccetto De Vito, ch’è stato anche sindaco di Bisaccia ed è morto quattro anni fa. Senza il calore del popolo al suo capezzale, si dice.
Trenta miliardi finiti qui, leggiamo nel dossier dell’Ufficio studi della Camera dei Deputati e consegnato al ministero delle Infrastrutture nel 2011. E allora vediamo, nel dettaglio, alcune delle clamorose opere incompiute. Quelle che, come già abbiamo segnalato, hanno spinto il governo di Matteo Renzi a prorogare il commissario straordinario per il terremoto. Come ai tempi dell’emergenza di oltre tre decenni fa.
L’AUTOSTAZIONE
Dicembre 2005: davanti a un notaio viene firmato l’atto di cessione da parte del Comune di Avellino, fino ad allora proprietario della struttura, alla società Air che gestisce i trasporti in Campania. Ma l’autostazione realizzata con fondi pubblici non è mai entrata in funzione. Le cronache locali raccontano di errori di progettazione che non avrebbero consentito l’ingresso degli autobus per i livelli di calcolo sbagliati. In una nota del tempo, si legge che i lavori di completamento dell’opera avrebbero avuto una durata di non oltre sei mesi. Sono trascorsi sette anni e tutto è rimasto come prima. A parte gli arredi della struttura, che non si sa dove siano finiti.
FERROVIA
La stazione ha chiuso nel 2012 dopo una storia lunga 133 anni. Se n’è andato anche il barbiere Armando, che teneva aperto la domenica mattina per i clienti affezionati. Avellino viene così cancellata dalla geografia della strada ferrata dopo che sono stati tagliati gli ultimi collegamenti con Salerno e Benevento: un brutto colpo per gli studenti e i pendolari. L’Irpinia non ha treni per raggiungere le Università di Fisciano e del Sannio. La mannaia è una delibera regionale del 9 agosto 2012. Colpa del governo centrale, è il coro degli amministratori di oggi. Lo stesso Stato che, negli anni, qui ha fatto piovere 29 miliardi.
OSPEDALE
La radiografia della città ospedaliera San Giuseppe si può riassumere in 600 posti letto e palazzine costati 200 milioni di euro. È l’ospedale di riferimento per mezzo meridione, da Avellino a Reggio Calabria. Ma se all’interno tutto sembra funzionare, il tragitto delle ambulanze per raggiungere il pronto soccorso è un labirinto senza uscita. Il progetto (del 1996) prevedeva una rampa di accesso diretto al pronto soccorso. Ma nel 1999 una variante la cancella. E al suo posto compaiono un terrapieno, un giardino ed un muro alto 4 metri, costato 4 milioni di euro e realizzato x «per proteggere l’ospedale dai rumori della strada». Da chi? Da un privato cittadino che ha ben pensato di tutelare la propria tranquillità piuttosto che agevolare il servizio.
CENTRO AUTISMO
Dodici anni di lavori incompiuti e 3 milioni e 820 mila euro destinati, che continuano ad essere per metà bloccati nei Palazzi. La storia del centro per l’autismo è un’odissea diventata l’ennesimo, sconcertante caso di spreco di soldi pubblici. I protagonisti sono: da una parte le 100 famiglie dell’Aipa guidata da Elisa Spagnuolo e dall’altra non si sa bene chi. Di sicuro c’è solo che si aspetta da 7 sette anni la realizzazione del centro. L’ultimo appello era stato lanciato all’ex presidente della Camera Laura Boldrini. La sua risposta in una lettera: «Vorrei vi giungesse la mia solidarietà per le difficoltà che affrontate». Peccato che il centro sia ancora un’idea.