Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera 6/7/2014, 6 luglio 2014
VOCABOLI NUOVI PER VIZI ANTICHI
Femminicidio e stalking sono due parole nuove della lingua italiana, registrate nello Zingarelli 2014 che le fa nascere, rispettivamente, nel 2001 e nel 1996. La prima parola è tutta nostra, derivata dal sostantivo (e aggettivo) femmina; la seconda viene dall’inglese to stalk che indica, tra le altre cose, l’inseguimento della preda da parte del cacciatore. Le parole riflettono la realtà e in questo caso sono la spia di ciò che va storto in un settore tradizionalmente debole della nostra cultura e forse addirittura della condizione umana: il rapporto tra i sessi. Un rapporto, spiace dirlo ma è la verità, che non è mai stato risolto del tutto in passato e probabilmente non lo sarà nemmeno nel futuro prossimo. Dove finisce l’amore, e dove incomincia l’odio? Quanto durano le nostre passioni? (L’amore eterno, secondo un vecchio detto che confonde amore e passione, se davvero è tale può durare anche un paio d’anni: un tempo lunghissimo). C’è un racconto, purtroppo dimenticato, di Riccardo Bacchelli, Una passione coniugale , costruito sul paradosso del titolo e sull’impossibilità che una passione duri tutta la vita. In realtà, le passioni sono soltanto l’innesco; la scintilla, che può far partire il rapporto tra due persone cioè l’amore, ma può anche non far partire nulla. Non sono l’amore, e anzi nelle teste più deboli possono risvegliare tutto l’odio che è racchiuso in quelle due parole: femminicidio e stalking.