Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 06 Domenica calendario

LORIA, IL SOGNATORE FILANTROPO CHE FONDÒ L’UMANITARIA


Credo che non pochi conoscano il nome di Prospero Moisè Loria, il fondatore della Società Umanitaria; molto meno numerosi, invece, sono quelli che ricordano il recente bicentenario della sua nascita, a Mantova nell’aprile del 1814. Ecco un motivo in più per segnalare un bel libro di cui è autore Bruno Pellegrino, e che si intitola Il filantropo. Prospero Moisè Loria e la Società Umanitaria (Minerva Edizioni, pp. 238, e 15). Esponente di una famiglia ebraica, Loria vive male gli anni della giovinezza, tant’è vero che fin dall’estate del 1837 va a Trieste e da lì si trasferisce ad Alessandria d’Egitto, dando inizio a un’intensa attività economico-commerciale, che in breve fa di lui un ricchissimo uomo d’affari. Loria decide di rientrare in patria, e nel 1862 viene a vivere a Milano con la moglie Anna: qui «mette in sicurezza» i molti guadagni ottenuti con i commerci egiziani, «acquista pacchetti azionari e sottoscrive ingenti prestiti pubblici e obbligazioni con rendimenti apprezzabili e sicuri». Benché potesse apparire, per certi aspetti, un «sognatore testardo e coraggioso», come nella prefazione lo definisce Piero Amos Nannini, attuale presidente dell’Umanitaria, l’esatta qualifica di «filantropo» definisce bene Loria, appena si vengono a conoscere le sue disposizioni testamentarie, in cui precisa di lasciare erede di tutto il suo ingente patrimonio (13 milioni di lire oro) il Comune di Milano, a patto che crei una Società Umanitaria in grado di «mettere i diseredati, senza distinzione, in condizione di rilevarsi da sé medesimi, procurando loro appoggio, lavoro e istruzione». Siamo nel 1892, l’anno in cui muore Loria; ma subito cominciano le complicazioni, le difficoltà e i rinvii. Ci vorranno alcuni anni perché l’Umanitaria possa «finalmente iniziare il suo cammino». Ma se noi ripercorriamo la storia del primo Novecento, non possiamo rinunciare a sostenere che essa costituisce un orgoglio per Milano.