Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Siamo di nuovo precipitati in una guerra dei taxi, per ora circoscritta a Milano, a causa del servizio offerto da una multinazionale che si chiama Uber: tu premi un certo pulsante sul cellulare (Iphone o dispositivi con Android) e ti appare una mappa che ti indica l’auto a noleggio più vicina (una grande auto, anche una limousine). Dài l’ok e nel tempo promesso la macchina arriva. Paghi con la carta di credito e tiri fuori il contante solo se hai voglia di dare una mancia. Ti costa un venti per cento in più, ma a quanto pare ha successo. E i tassisti di Milano, la città scelta da Uber per il primo attacco in Italia, sono furibondi.
• Che hanno fatto?La general manager di questa Uber, Benedetta Arese Lucini, una signora che parla con una leggera inflessione americana, l’altro giorno doveva discutere del nuovo servizio con l’assessore comunale ai trasporti Pierfrancesco Maran. Appuntamento ai giardini Indro Montanelli: solo che gli oratori non hanno potuto nemmeno cominciare a parlare. Si sono presentati trecento tassisti con striscioni e cartelli, c’è stato un lancio di petardi, si sono sentite le grida di “Buffoni! Buffoni” “Siete la vergogna di Milano” ecc. Sono seguiti due giorni di sciopero più o meno bianco (si caricavano solo i vecchi, le donne incinte, i disabili), con corteo di auto bianche alla stazione centrale. Intanto è intervenuto il prefetto minacciando multe salate per interruzione di pubblico servizio, quindi gli stessi sindacalisti hanno pregato i tassisti di lasciar perdere tanto più che il ministro Maurizio Lupi sarà domani a Milano e riceverà i loro rappresentanti al provveditorato del Mit. Sia chiaro, per ora gli animi non si sono affatto placati: sabato notte ci sono stati due incidenti con feriti provocati dall’esasperazione generale. Un conducente di autonoleggio è stato preso a schiaffi da due tassisti, un tassista in incognito ha poi prenotato una corsa Uber e, giunto a destinazione, s’è rifiutato di pagare sostenendo che l’auto aveva violato la legge. Il conducente di Uber allora lo ha urtato con la macchina mentre faceva marcia indietro.
• Da dove esce fuori questa Uber?
Sono americani di San Francisco. Hanno raccolto finora, in capitale di rischio, tre miliardi e mezzo di dollari. Inventata la app per cellulare (quella che ti fa vedere la mappa con l’auto più vicina e alla fine ti consente di pagare con la carta di credito) hanno cominciato a girare per San Francisco con le Lincoln, le Cadillac, le Bmw, le Mercedes. Era il giugno del 2010. È scoppiato subito il casino: la San Francisco Municipal Transportation Agency gli è saltata addosso denunciandoli per illegalità, ci sono stati scioperi, ma alla fine s’è raggiunto un accordo. È successa la stessa cosa a Washington D.C., nel Massachussets, a Chicago, a New York, a Vancouver, a Toronto, a Londra. Proteste e poi l’accordo. Gli americani quindi ci sono abituati. La Benedetta Arese Lucini sostiene che i tassisti, alla fine, avranno da guadagnare: la gente si abitua a non girare con la propria macchina, e ce n’è per tutti.
• E come la mettiamo con i vari Enjoy, Twist, Car to go e tutte le altre car sharing?
C’è anche di peggio, se è per questo. Uber sta dando la possibilità a chiunque abbia la patente da almeno tre anni di mettersi a disposizione di chi si sta spostando. Si chiama UberPop, funziona sempre con una app e il telefonino. Praticamente è l’allargamento generalizzato della funzione-taxi. Si chiama “car-pooling”.
• Non potrebbe essere che, con l’Expo, ci sarà bisogno di questo allargamento dell’offerta?
Bisogna vedere se arriveranno davvero venti milioni di visitatori.
• Quanti sono i taxi di Milano?
Milano e comuni limitrofi sono serviti da seimila taxi e, come sappiamo tutti, il servizio in città è ben coperto, le macchine si trovano. Silla Mattiazzi, coordinatore nazionale Uil Trasporti: «UberPop ha scatenato l’inferno, è il massimo dell’illegalità. Se passa il concetto che una multinazionale arriva e trasgredisce le regole, è il Far West. E adesso succede a noi, ma nel futuro può succedere anche ad altre categorie». Cosimo Tartaglia, portavoce del Comitato tassisti milanesi: «È una protesta spontanea, non pianificata ma nata dal passaparola fra tassisti». Un altro problema è che i tassisti e gli autonoleggiatori si muovono all’interno di una legge nazionale che è stata votata nel 1992, quando non c’erano né i telefonini né le app né le altre diavolerie tecnologiche di oggi. Siamo arretrati e si vede.
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