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 2014  maggio 20 Martedì calendario

BIKINI, UN TUFFO NELLA STORIA


PARIGI Per il primo tuffo dopo 25 anni, alle tre di ieri pomeriggio, c’era anche il sole a Parigi. Un’aria frizzante, ma un cielo blu per duettare con il turchese dell’acqua della nuova Piscina Molitor. Il ritorno alla realtà di un luogo che non è solo bagni e stile libero, ma storia, leggenda, cinema, fotografie in bianco e nero degli anni Trenta e graffiti di writer degli anni Novanta, il primo bikini nel ’46, il primo topless nel ’68, e come primo bagnino, nel ’29, un certo Johnny Weissmuller, già pluricampione olimpionico di nuoto e presto indimenticabile Tarzan. Molto più di una piscina, la “Piscine Molitor”. La bellezza del posto, un gioiello dell’architettura art déco, e il fascino della sua storia, hanno ispirato di recente anche l’Oscar Ang Lee: in “Vita di Pi”, il ragazzo indiano protagonista dell’odissea oceanica si chiama in realtà Piscine Molitor Patel, in omaggio alle acque trasparenti della piscina più bella del mondo nei racconti dello stravagante zio Mamaji.
Ieri Piscine Molitor è tornata nel mondo reale, con tanto di acqua nelle due vasche, quella esterna e quella coperta dalla cupola trasparente, cabine nell’originale “giallo tango” (più volgarmente giallo senape) e vetrate policrome originali. Tuffi e bracciate non saranno però accessibili ai comuni nuotatori. Per restaurare i luoghi, il comune di Parigi è stato infatti costretto a chiamare in soccorso un consorzio di lusso. Dopo tre anni e 80milioni di euro di lavori, la Piscine Molitor è oggi anche un Hotel a cinque stelle, un ristorante con chef pluristellato Michelin, un caffè-barbecue sulla terrazza-solarium con vista sulla Tour Eiffel, un centro benessere da 1700 metri quadri affidato a Clarins.
VIA LE VOCALI
Risultato: per poter nuotare nella nuova Molitor (che ha restaurato anche il nome, eliminando le vocali per il teoricamente più chic “Mltr”) si dovranno sborsare o 4200 euro l’anno o 180 euro per un semplice ingresso giornaliero. In alternativa, si può sempre scegliere di pernottare in una delle 124 camere dell’Hotel MGallery, con prezzi dai 215 euro. Il comune è però riuscito a strappare un’ora tre giorni a settimana per i corsi di nuoto dei bambini delle vicine scuole elementari. Tra 54 anni, in compenso, terminerà l’enfiteusi che il comune concede ai gestori privati e allora, forse, chissà, i biglietti torneranno, ad essere accessibili.
D’altra parte, la Piscine Molitor ha alimentato leggende. Era l’estate del 1929 quando, tra lo stadio Roland Garros e il verde del Bois de Boulogne, salpava un “piroscafo bianco”. Lo chiamarono subito così questo edificio imponente ed elegante che l’architetto Lucine Pollet aveva voluto creare per fare da scrigno alla bella gioventù della capitale, atletica, ricca e abbronzata. E’ qui che il 5 luglio 1946 la ballerina del casino di Parigi Micheline Bernardini compare con il primo bikini, creazione dell’ingegnere Louis Bréard. Non i casti due pezzi d’epoca con mutandoni drappeggiati, ma un triangolo succinto applauditissimo durante un défilé organizzato davanti alle sdraio.
INGRESSI MURATI
Una ventina di anni dopo, il Maggio ’68 entra in vasca con il primo topless. Poi cominciò un lento declino, muri sempre più scrostati, condizioni igieniche sempre più sospette. Nell’89 l’allora sindaco di Parigi Jacque Chirac si arrende e ordina la chiusura. Erano talmente affezionati al luogo gli abituali frequentatori che fu necessario murare subito gli ingressi per evitare occupazioni. Abbandonato dai nuotatori, del posto s’impadronirono i writers degli anni Novanta. Tag e graffiti cominciarono a fiorire dovunque, negli spogliatoi, sul fondo delle vasche, dentro le cabine. Nel 2012 il fotografo Dimitri Tolstoj (pronipote dello scrittore russo) ha esposto un lavoro interamente dedicato alla versione “tag” della Molitor. L’attuale direttore della piscina, Vincent Mézard, ha voluto rendere omaggio a tutta la sua storia. «Quando abbiamo potuto recuperare gli elementi originali, abbiamo ricostruito il luogo identico a come lo aveva immaginato Pollet nel ’29» ha spiegato. Quando non è stato possibile, la scelta è stata risolutamente contemporanea. Prezzi troppo alti? «I parigini potranno sempre venirsi a mangiare un’insalata al ristorante» minimizza, assicurando che il primo abbonamento è stato fatto da «un vicino che abita di fronte» e che aspettava da 25 anni di farsi un tuffo.