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 2014  maggio 20 Martedì calendario

Preso l’assassino di Tempio Pausania • Il ministero degli Esteri consiglia agli italiani di lasciare la Libia • Putin ordina la sospensione delle manovre militari lungo il confine con l’Ucraina


Delitto L’assassino che a Tempio Pausania ha ucciso Giovanni Maria Azzena, sua moglie Giulia Zanzani, il figlio Pietro (vedi Fior da fiore di ieri) si chiama Angelo Frigeri, 32 anni, fisico asciutto e nervoso, tuttofare a tempo perso, tappezziere nella bottega di suo padre, che in passato aveva avuto una relazione con la moglie di Azzena. Il capo della Procura Domenico Fiordalisi dice che contro di lui ci sono «elementi oggettivi, certi». Per il momento Frigeri è in stato di fermo: omicidio plurimo con l’aggravante della particolare crudeltà, accusa da ergastolo. Frigeri è addirittura ritornato sul luogo del delitto, ha osservato con le mani in tasca i carabinieri del Ris in tuta bianca al lavoro nella casa e nel negozio di scarpe. Poche ore dopo è stato convocato in caserma. Fra i tabulati del cellulare di Giovanni Maria Azzena c’erano negli ultimi giorni ripetute telefonate, proprio con Frigeri. Lui ha cercato di giustificarsi: «Sono amico di famiglia». Poi ha voluto far ricadere i sospetti su tre fantomatici individui, «persone che non conosco», sostenendo di essersi limitato ad accompagnarli sotto casa Azzena. L’indagine continua per chiarire i punti oscuri: complici e movente. La ricostruzione dei carabinieri per il momento è questa: Frigeri è arrivato nel negozio con Giovanni Maria Azzena prima delle 13, poco dopo sono saliti a casa, Giulia Zanzani li ha raggiunti dopo aver abbassato le serrande per la chiusura antimeridiana. Ha trovato il marito già legato e imbavagliato. Frigeri lo bastonava con una spranga e lei ha cercato di difenderlo. Ha preso dei colpi anche lei, fino a esserne sfigurata, poi ancora botte per tutti e due e infine i fili, strappati dal computer e stretti intorno al collo. Il bambino è arrivato intorno alle 13.45: aveva le chiavi, ha aperto il portone. Papà e mamma erano forse già nell’andito, l’assassino aveva forse già cominciato a ripulire l’appartamento e si è precipitato su di lui con i fili elettrici fra le mani: il bambino lo aveva riconosciuto, non poteva lasciarlo vivo. Forse nel delitto c’entra qualcosa una storia di furti e ricettazione.

Libia/1 La Farnesina ha consigliato il rientro agli italiani che si trovano in Libia (tra cui un’ottantina di imprenditori che da un paio di giorni si trovano nel Paese per partecipare alla “Libya Build”, la fiera voluta dal governo locale per cercare di rilanciare l’economia). A Bengasi l’aeroporto è chiuso, Alitalia continua a volare da Roma (due compagnie aeree tunisine per contro hanno sospeso i collegamenti), favorisce biglietti e rientri. Intanto cresce il numero delle unità scelte dell’esercito che ha deciso di sostenere Khalifa Haftar, l’ex generale di Gheddafi che sta coalizzando le milizie laiche contro quelle legate ai Fratelli Musulmani. Negli ultimi giorni gli scontri hanno causato oltre 80 morti a Bengasi. A Tripoli invece l’attacco domenica contro il Parlamento sarebbe costato almeno due vittime. La maggioranza dei Paesi arabi ha chiuso le proprie ambasciate e fa partire il personale: lo hanno fatto nei giorni scorsi Algeria, Giordania ed Egitto, cui si sono aggiunti ieri Arabia Saudita ed Emirati. Renzi: «La Libia è il Paese da cui provengono il 96% degli sbarchi. Per noi è una priorità assoluta».

Libia/2 L’interscambio economico tra Italia e Libia resta in crescita, nel 2013 ha superato gli 11 miliardi di euro.

Libia/3 La produzione petrolifera libica è crollata dal milione e 400mila barili quotidiani di un anno fa a 150.000 odierni.

Ucraina Putin, prima di partire per Shangai dove è prevista la firma di un accordo trentennale con la Cina per il gas dal valore di 456 miliardi di dollari, con una fornitura che partirà dal 2018, ha ordinato la sospensione delle manovre militari lungo il confine che si svolgono da giorni a poche decine di chilometri dalle province ucraine. In Ucraina domenica prossima si svolgeranno le elezioni presidenziali: le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk, in mano ai filorussi e circondate dall’esercito ucraino, considerano il voto illegittimo e non consentiranno ad alcun cittadino di partecipare alle elezioni. A Kiev si dà per scontata la vittoria, forse già al primo turno, di Piotr Poroshenko, oligarca, “re del cioccolato”, un tempo molto vicino a Yiulia Tymoshenko, che adesso invece sta subendo un forte calo di consensi. In molti prevedono un suo clamoroso ritiro dalla corsa già prima di domenica.

(a cura di Daria Egidi)