Francesco Bei, la Repubblica 20/5/2014, 20 maggio 2014
IL “PIANO B” DEL CAVALIERE SE SI SCENDE SOTTO IL 20% SUBITO IL POTERE A MARINA
ROMA.
Un predellino-bis, stavolta per Marina. È il colpo di scena che Berlusconi sta immaginando in questi giorni, di fronte ai sondaggi che segnalano lo stallo del partito. «Se andiamo sotto il 20 per cento — ha confidato — potrei lasciare subito e lanciare la sua candidatura». Chi gli sta vicino prevede già una conferenza stampa, all’indomani del voto, con padre e figlia fianco a fianco per annunciare il cambio al vertice di Forza Italia. Come Renzi per il Pd, anche Marina sarebbe l’ultima carta per ridare slancio a un partito che, al di là della propaganda, appare sempre più smarrito.
«Per la prima volta — riflette uno dei dirigenti impegnati in campagna elettorale — a Berlusconi non è riuscito lo schema di trasformare le elezioni in un referendum pro o contro di sé. La campagna è bipolarizzata tra Grillo e Renzi e noi, semplicemente, non ci siamo». Da qui il timore sul risultato, benché Denis Verdini continui a dirsi fiducioso su quota «venti per cento ». In verità i report segnalano un arretramento al Nord, dove prevale il voto di opinione. E soltanto grazie alla circoscrizione meridionale Forza Italia riuscirebbe a evitare un vero e proprio tracollo. Se fossero veri i sondaggi, la nottata del 25 maggio potrebbe essere una delle più lunghe per gli azzurri. Da qui l’ipotesi di un repentino cambio di cavallo, anticipando la «discesa in campo» della figlia, destinata in realtà alla successione solo dopo l’estate. Un’accelerazione che l’ex Cavaliere sta valutando anche in base allo scenario post-elettorale. «Tutti sanno — osserva Daniela Santanché — che, se Grillo sfonda, salta il banco e Renzi se ne va casa». A quel punto il voto anticipato, magari già ad ottobre, sarebbe inevitabile. Da qui la necessità di “costruire” con un certo anticipo la candidatura di Marina Berlusconi. Sull’esito del voto il pessimismo tra gli azzurri è diffuso. Anche perché il partito, di fatto, è stato smobilitato e i famosi Club, che ne avrebbero dovuto raccogliere il testimone, non hanno avuto il successo immaginato. Senza arrivare ai forzisti più drastici, che li stimano intorno a un migliaio, l’opinione prevalente dei dirigenti di San Lorenzo in Lucina è che quelli «veri» siano circa la metà dei 12 mila previsti. Raccontano di un Marcello Fiori «nel panico» per il rischio di finire come capro espiatorio del flop. Soprattutto per la mancanza di scrutatori nelle 60 mila sezioni elettorali. E visto che il ruolo dei Club sarebbe dovuto essere soprattutto quello di formare un esercito di decine di migliaia di «sentinelle del voto», la loro eventuale assenza non passerà inosservata. Ma c’è dell’altro. Berlusconi infatti in questi giorni sembra sia rimasto piuttosto sorpreso per non essere riuscito, come nelle altre occasioni, a «prosciugare» i partiti più piccoli del centrodestra. Stavolta la dispersione è alta, il nuovo centrodestra di Alfano e Lega sono ben oltre la soglia del quattro per cento e anche Fratelli d’Italia ci si avvicina. Insomma, non c’è più quella situazione in cui Forza Italia era il sole e gli altri piccoli satelliti ruotavano intorno.
Nel centrodestra si sta verificando un big bang.
Epitome di questa crisi di consensi — che è anche una crisi di identità di un partito che non è abbastanza opposizione come il M5S, ma nemmeno pienamente al governo come l’Ncd — è la vicenda personale di Sandro Bondi. Amministratore e commissario unico di Forza Italia, Bondi da mesi è lontano dal partito e dal Senato. Non vuole vedere nessuno e non firma più alcun documento. L’ex braccio destro del leader avrebbe anche scritto una lettera di dimissioni, una sorta di addio dal partito, ma Berlusconi lo avrebbe pregato di soprassedere fino a dopo le europee per non far scoppiare lo scandalo. È già convocato per il 28 maggio un ufficio di presidenza per sostituire Bondi, ma le cose non sembrano affatto facili. Perché sta iniziando a girare la voce che, al posto di Bondi, Berlusconi vorrebbe nominare Maria Rosaria Rossi, la sua onnipresente (e qualcuno dice anche onnipotente) assistente personale. Se così fosse c’è da giurare che scoppierà un altro putiferio tra il cerchio magico e la vecchia guardia. Come se non bastasse ci sono anche rumors che parlano di una mini-scissione del gruppo al Senato all’indomani del voto. Un gruppo di “responsabili” pronto a uscire per dare una mano a Renzi sulle riforme e assicurare il proseguimento della legislatura.
Francesco Bei, la Repubblica 20/5/2014