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 2014  maggio 20 Martedì calendario

GLI DEI MALIGNI CONTRO IL TORO CARO ALESSIO SEI UNO DI NOI


Il rigore di Cerci non poteva che finire così, nelle braccia del portiere della Fiorentina. È da domenica sera che non riesco a cancellare la scena, mi gira in testa come un’ossessione, come una moviola infernale. È il 94’, la partita volge al termine, il Toro ha recuperato due volte lo svantaggio, dopo vent’anni ha la grande occasione per tornare in Europa, persino il pubblico di Firenze lo incoraggia. Alessio Cerci (nella foto) è il nostro giocatore di maggior talento, si è dannato tutta la partita e adesso si prende la responsabilità degli undici metri (i suoi compagni si voltano dall’altra parte). È da domenica sera che penso a cosa gli è balenato per la testa: basta un niente per passare alla storia (la piccola ma indispensabile storia del calcio), la porta è spalancata. È stato uno strano e fantastico campionato, nonostante quei gol presi all’ultimo minuto, i non pochi errori arbitrali, l’Europa buttata via a Torino contro il Parma (uno a zero, undici contro dieci, Immobile che si fa scioccamente espellere...). È il 94’, se Cerci la butta dentro non solo c’è l’Europa, ma c’è qualcosa di ancora più importante, una sorta di grande riscatto contro il destino. Da Superga, gli dei maligni si sono coalizzati contro il Toro. Non si distraggono mai, non scelgono mai un altro obiettivo. Il rigore di Cerci è come i pali e la traversa presi ad Amsterdam contro l’Ajax (13 maggio 1992), le sue lacrime sono come le lacrime versate per Ferrini, Meroni, il campionato «rubato» del 1972, i presidenti indagati, la sfortuna, l’onta della serie B. L’aspetto più bello del gioco del calcio sono i sogni che regala. Ma è come se noi, tifosi granata, fossimo espropriati del diritto di sognare. Da domenica sera Cerci è uno del Toro, ovunque vada, fratello di sfiga. Ma forse conviene consolarci con un campionato bello, al di là delle aspettative, sperando che il presidente Cairo ci restituisca presto il piacere di sognare ancora.