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 2014  maggio 20 Martedì calendario

MANSI LASCIA, MA LA PARTITA MPS NON È CERTO CONCLUSA


A pochi giorni dall’assemblea straordinaria del Monte dei Paschi che delibererà, mercoledì prossimo, l’aumento del capitale a 5 miliardi, la presidente della Fondazione, Antonella Mansi, ha deciso di non ricandidarsi alla guida della Fondazione; dunque, il 9 giugno lascerà la carica. Mansi ha ritenuto ormai conclusa la sua missione con il salvataggio della Fondazione e con il suo desiderio di tornare a svolgere un ruolo manageriale nella propria azienda. Certamente, la Mansi non ha la vocazione di Cincinnato. Ha rotto un tabù, dice.
Sulla scorta delle sue dichiarazioni, si può presumere, accantonando ma soltanto fino a prova contraria la tesi del canto delle sirene pure prospettata dal sindaco di Siena che alla Presidente ha comunque manifestato la gratitudine della città, che avrà voluto chiudere la parentesi in una condizione di diffuso apprezzamento, dopo la stipula dell’intesa con Btg Pactual e con Fintech per gestire insieme il 9 per cento del Monte e la ricostituzione di un patrimonio di 450 milioni che originariamente appariva un traguardo lontano. Ha così dimostrato – avrà pensato – di aver dato una prova di capacità e di credibilità che è un «capitale» costituito per il futuro, nella propria azienda e al di fuori di essa. Ma questa prova è stata possibile anche perché il vertice del Monte, con Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ha dimostrato che la linea del risanamento e del rilancio è possibile, come è comprovato dai fatti e dalla forte partecipazione, con il loro impegno, da parte dei lavoratori.
Antonella Mansi ha anche fatto riferimento ai contrasti inizialmente avuti con il vertice del Monte proprio a proposito della tempistica dell’aumento di capitale; ella ha teso a ridimensionare queste divergenze, affermando che sono state dovute ai diversi ruoli ricoperti. Alla fin fine, si può dire che, tenuto conto dei criteri dell’asset quality review pubblicizzati dopo il mese di gennaio nel quale si sarebbe dovuto procedere alla minore ricapitalizzazione, le resistenze della Fondazione, considerato poi l’approdo con l’atto stipulato con i due citati intermediari, hanno avuto un risultato positivo: nel complesso, si è trattato, dunque, di una sorta di eterogenesi dei fini. Ma anche in questo caso e non per ridimensionare il successo conseguito dalla linea Mansi, l’iniziale temporeggiamento e le resistenze, da un lato, e i rischi di scollamento nella governance e nella struttura direzionale del Monte, dall’altro, nell’ordine non hanno fatto danni in quelle settimane e non si sono materializzati, proprio perché si è dimostrato dal vertice dell’Istituto senso di responsabilità che ha consentito di guardare con fiducia all’azione dallo stesso intrapresa.
Si è, alla fine, capito che, pur nella distinzione degli interessi da tutelare, occorre proseguire ora sulla strada della stretta cooperazione tra il Monte e l’ente: insomma, una relazione di «discordia concorso. È un lascito anche per il successore della Mansi, se non vi saranno ripensamenti da parte di quest’ultima. Il successo di un’operazione, come quella condotta dall’ente senese, si valuta anche nel lungo periodo, nel quale l’ente avrà digerito che non potrà più svolgere la funzione di un tempo e dovrà ricercare, nei rapporti con la Banca, un altro «modus vivendi». Anche in questo caso, per l’eterogenesi dei fini, ne potrà forse scaturire, a livello di sistema, un’accelerazione dell’autoriforma delle Fondazioni.
È importante, dunque, chi prenderà la guida dell’ente. La caratteristica principale dovrebbe essere l’autonomia dall’economia e dalla politica con una conoscenza del settore di utilità sociale. Professionalità, prestigio e credibilità sonò essenziali. Sarebbe grave se si cominciasse a riformulare la girandola di nomi che si propinò prima della nomina di Mansi. I partecipanti alla elezione indichino a priori i criteri che ritengono cogenti e li pubblicizzino. Si evitino improprie ingerenze in un procedimento dal quale si potrà dedurre, pur essendo la Fondazione titolare di azioni numericamente imparagonabili a quelle dei «giorni che furono», il rispetto dell’autonomia della Banca e l’attenzione al suo rilancio. Si è intrapresa una strada nuova; non si guasti tutto con scelte inadeguate o con un localismo lottizzatorio. Non può essere che della tipologia Mansi ne esista solo una.