Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Intorno alle otto di ieri sera, il premier Letta ha interrotto il consiglio dei ministri e, accompagnato da Alfano e Saccomanni, è venuto a spiegare quello che stava decidendo il governo in ordine a tasse, iva, incentivi, rapporto deficit/pil, ripresa o recessione, insomma il gran minestrone dei provvedimenti che una volta si chiamavano legge finanziaria e oggi si chiamano legge di stabilità.
• Sentiamo. Tagli alla sanità?
Niente, non ne fanno manco uno. Possiamo considerare la giornata di ieri, devastata da dichiarazioni e controdichiarazioni, polemiche, agenzie e giornalisti intenti a fare titoli il più grossi possibile, come completamente buttata via. Ai tagli alla sanità il governo ha rinunciato perché - questa è la ragione ufficiale - il ministro Lorenzin ha dimostrato che in 15 regioni su 20, con questo massacro dell’1,2 per cento, il sistema sarebbe andato in default. Io ho il sospetto che gli stessi uomini e donne che per conto del governo si occupano di comunicazione distribuiscano ai giornalisti finanziarie false, contenenti per esempio i tagli sulla sanità, queste finanziarie false consentono poi agli uomini politici di farsi belli delle cose che non hanno fatto, dei tagli che sono eroicamente riusciti a risparmiare. È un bel trucco, e i giornalisti, bramosi di anticipazioni che non esistono, ci cascano regolarmente tutte le volte.
• Non perda tempo in chiacchiere e dica quello che hanno deciso.
Letta è uscito fuori e ci ha dato idee e numeri in generale tenendosi però sulle generali. Dopo una quarantina di minuti sono tutti rientrati in consiglio dei ministri per definire i dettagli. Le darò dunque conto di queste idee generali, ma la avverto che il provvedimento più significativo dal punto di vista del costume - e non anticipato da nessuno - ha natura scarsamente economica: dalla prossima volta voteremo in un sol giorno, la domenica, come si fa in tutti i paesi del mondo. Il risparmio annunciato, cento milioni, è poca cosa, ma la decisione, se ci pensa, è davvero notevole. Chi sa se tagliare il lunedì punirà maggiormente la destra o la sinistra.
• E i tagli alle tasse?
In base a quello che ha detto Letta, ma che si dovrà verificare con i dettagli (il diavolo si nasconde nella coda), la pressione fiscale scenderà di un punto tra il 2014 e il 2016, passando dal 44,3 al 43,3 per cento. Gli sgravi fiscali ammontano, sempre nel triennio, a 14,6 miliardi, di cui 5 miliardi per alleggerire il cuneo fiscale dal lato dei lavoratori, 5,6 per alleggerire il cuneo fiscale dal lato delle imprese, più un miliardo per l’edilizia, più altri provvedimenti minori che il premier non ha elencato e che per ora non sappiamo. Un altro miliardo servirà per allentare il patto con i comuni, i quali, ha detto Saccomanni, potranno spendere qualcosa soprattutto per mettere a posto gli edifici, o rendere sicuri i fiumi, insomma per interventi strutturali sul territorio (solo per riparare gli edifici scolastici, in realtà, di miliardi ce ne vorrebbero 45).
• Dove li pigliano i soldi?
Le rispondo con le parole del presidente del Consiglio. «Il reperimento delle risorse avverrà su quattro grandi voci: 3,5 miliardi di tagli alla spesa (3,5 allo Stato e 1 miliardo per le Regioni); 3,2 miliardi da dismissioni immobiliari, revisione del trattamento delle perdite di banche e altri intermediari; un miliardo e 900 milioni da interventi fiscali: 500 milioni da limatura delle taxes expenditur, e altri interventi che hanno a che vedere con le attività finanziarie, in particolare l’aliquota di bollo». Si promette anche l’«aggressione ai capitali illegalmente esportati» e Letta si è detto sicuro, grazie a leggi che sono in preparazione, che questa aggressione porterà frutti.
• Lei non ci crede?
Non è che non ci credo. È che ho visto tante finanziarie, di destra e di sinistra, che indicavano come copertura alle spese decise il recupero dell’evasione fiscale... E lei sa com’è finita. Ma bisogna fare lo sforzo di avere fiducia, nonostante tutto. In ogni caso: non ci sono dettagli sulla Trise e le altre tasse con la “T” con le quali pagheremo ai comuni i rifiuti e le imposte indivisibili. Alla domanda di una collega, Letta ha risposto che questa Trise «non sarà una nuova Imu». Per ora teniamoci le anticipazioni di ieri, sperando che siano buone anche domani. Quanto all’Iva, non c’è nessun provvedimento che la riporti al 21%: il governo si propone di ripensare più in là tutto il sistema, confermando magari la nuova aliquota del 7% su certi prodotti. Il premier ha molto esaltato la decisione di non aumentare l’Iva sulle imprese sociali, come era previsto in un vecchio provvedimento. Il 5 per mille verrà rifinanziato, l’Ecobonus pure. Che altro? Ah, sì: sarà incentivata la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, ma non so se per 15 mila euro l’anno come da anticipazioni di ieri. E poi comincerà la vendita di immobili dello Stato, con proventi tutti destinati all’abbattimento del debito pubblico. Questo debito pubblico, secondo Letta, nel 2014 scenderà.
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