Francesca Angeli, il Giornale 16/10/2013, 16 ottobre 2013
STAMINA, SALVIAMO I MALATI STRITOLATI TRA TOGHE E POLITICA
Come si esce dalla palude Stamina? Come è stato possibile arrivare alla paradossale situazione di una terapia bocciata dalla comunità scientifica internazionale e ufficialmente dichiarata pericolosa per la salute da tutte le istituzioni sanitarie del Paese ma che allo stesso tempo continua ad essere somministrata in una struttura pubblica a spese del servizio sanitario nazionale perchè così hanno deciso i giudici? Come si risponde alle decine di malati che protestano in piazza e si crocifiggono simbolicamente davanti ai palazzi del potere per non vedersi negare cure che l’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi, aveva autorizzato?
E altre decine di malati bussano alla porta: hanno fatto ricorso e forse otterranno anche loro dal tribunale il diritto alle cure. Ci si può chiedere anche perché quelle famiglie e quei malati si fidino di più di un uomo, il presidente di Stamina, Davide Vannoni, che è sotto indagine per truffa da parte della Procura di Torino, piuttosto che delle istituzioni e degli esperti. Ma quest’ultima risposta è più facile perché se il mondo scientifico ha bocciato in modo compatto la terapia le istituzioni invece si sono comportate in modo contraddittorio. Sicuramente in questa intricata vicenda in troppi si sono arrogati il diritto di ricoprire un ruolo che non era il loro. A dirlo è lo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che osserva come sia stato «un grave errore portare la questione in Parlamento perchè non si può cercare il consenso intorno alle malattie delle persone». Ed è una scienziata come Elena Cattaneo, direttrice del Centro di Ricerca sulle cellule staminali dell’Università di Milano e senatrice a vita a puntare il dito contro quei politici «incredibilmente e irresponsabilmente a favore del metodo». Si è andati troppo oltre, dice la Cattaneo, che intende chiedere l’apertura di una Commissione Parlamentare di inchiesta per capire come si sia dato il via ad un caso che non sarebbe mai neanche dovuto nascere. Insomma le cure dovrebbero essere consigliate da un medico e non «ordinate» da un giudice. La validità di una terapia non può essere stabilita per decreto, come ha fatto l’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi, con un provvedimento poi approvato anche dal Parlamento che per autorizzare le cure ha allegramente ignorato tutte le regole di sicurezza e controllo valide da noi come nel resto del mondo per seguire una spinta tutta mediatica partita dalla trasmissione «Le Iene» e poi cavalcata tra gli altri da Adriano Celentano, noto come cantante attore e show man ma non come esperto di staminali. Da Balduzzi è stata pure ignorata la decisione dell’Agenzia nazionale per il farmaco che aveva bloccato la terapia dopo una serie di ispezioni da parte dei Nas i quali rilevarono pesanti irregolarità nei laboratori di Stamina. Tali da indurre il procuratore Raffaele Guariniello ad aprire un’inchiesta.
Con il blocco della sperimentazione il ministro Lorenzin ha fatto l’unica scelta possibile. A dirlo è l’avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni. «Il ministro ha il dovere di tutelare la salute pubblica- dice la Gallo- La Commissione scientifica che ha valutato il metodo Stamina ha parlato chiaramente di un rischio contaminazione ». Eppure due giorni fa altri due giudici hanno accolto il ricorso di altrettanti pazienti e «ordinato» la cura da somministrare a Brescia. «Questi giudici di fatto violano le leggi in vigore- spiega la Gallo- Oltretutto non a caso i pazienti si rivolgono agli Uffici del Lavoro che non avrebbero competenza nel campo sanitario e ottengono il sì sulla base di cavilli amministrativi e tecnici. Dopo l’atto del Ministero un medico che applica una cura giudicata pericolosa dagli esperti viola il Codice Deontologico. Nel caso di Stamina non possiamo neanche parlare di cure compassionevoli, perché mai una terapia bollata come pericolosa può essere considerata compassionevole ».