Stefano Zurlo, il Giornale 16/10/2013, 16 ottobre 2013
RENZI SI RIMANGIA L’AMNISTIA UNA FIGURACCIA CON AUTOGOL
Una capriola acrobatica. Matteo Renzi fiuta il vento e si sposta. Oggi tuona contro indulto e amnistia, fa la faccia feroce e guadagna punti sul pallottoliere dell’antiberlusconismo. Ma a dicembre, solo pochi mesi fa, firmava una lettera inviata da un consigliere regionale a Marco Pannella per sostenere la sua battaglia sulle carceri e per la concessione di un provvedimento di clemenza. È una giravolta completa quella dell’ex sindaco di Firenze: evidentemente a dicembre era ancora un battitore libero, oggi le sue mosse sono dettate dalla volontà di mettersi in sintonia con la pancia profonda del Pd, con la base del partito, con i suoi militanti cresciuti, ca va sans dire , a pane e antiberlusconismo.
Forse sapere che il Cavaliere potrebbe salire sul treno dell’amnistia è un elemento troppo importante per non modificare la linea seguita. E così il leader del Pd boccia quel che dieci mesi fa aveva promosso. «Io penso ai giovani - ha detto Renzi nei giorni scorsi- . Questa è una cosa molto diseducativa. Non è che una volta ogni tanto ci accorgiamo che le carceri sono piene e allora apriamo le porte delle celle! ».
Tutto il contrario di quanto affermato il 20 dicembre scorso. Allora Marco Pannella aveva iniziato uno sciopero della fame e Renzi si era mobilitato, firmando una lettera scritta dal consigliere regionale Enzo Brogi. «Da dieci giorni- queste le parole- seguiamo con preoccupazione i bollettini medici sul suo stato di salute e proprio per questo vogliamo farci carico della lotta per l’amnistia, per la giustizia e per la libertà, per il ripristino della legalità e del rispetto della dignità all’interno delle nostre carceri».
Possibile che ci sia stata una virata di questo genere in così poco tempo? E però in questo frangente Renzi gioca la partita decisiva per la scalata al suo partito e dunque ha deciso di schierarsi dall’altra parte. Un provvedimento di clemenza non piace a gran parte dell’elettorato di sinistra e trova pochi consensi pure a destra. Ora Renzi sottolinea che mettere una croce sui reati ogni 6/7 anni vuol dire scardinare il principio di legalità e diffondere nel Paese e nelle nuove generazioni un’idea devastante dello Stato. In questo modo il primo cittadino del capoluogo toscano dà di se un’immagine da leader di sinistra sinistra. E fugge dai sospetti e dai retropensieri di chi lo considera troppo berlusconiano o non sufficientemente allineato.
La tattica, dunque, vince su tutto. E Renzi bandisce i toni umanitari della missiva: «Con grande apprensione e la piena solidarietà da oggi introdurremo nelle nostre priorità istituzionali le necessarie misure affinché si possa limitare e riparare il collasso della giustizia e della sua appendice ultima delle catacombe carcerarie, luogo di sofferenze atroci, di tortura e di morte quotidiana».
Oggi le catacombe possono tornare sottoterra. Con la loro dignità. E la lettera di Brogi, che era stata firmata anche dal Governatore della Toscana Enrico Rossi,può dirsi superata.Anzi,finisce nel cestino del come eravamo. Renzi va oltre e abbandona la linea che aveva sposato già nel 2005. Allora, nel rispondere al messaggio di un radicale fiorentino, Massimo Lensi, era stato fin troppo chiaro: «Aderisco alla battaglia di Pannella per l’amnistia, impegno morale, civile, sociale della comunità italiana».
Davvero un’altra musica. Si stenta a credere che il Renzi pannelliano sia lo stesso che ora dichiara: «Non puoi far passare il messaggio che la legalità è una bandierina che tiri fuori ogni dieci anni. Fare amnistie è il fallimento della politica e un clamoroso autogol». Il suo.