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 2013  ottobre 16 Mercoledì calendario

IL VERO COSTO: DIECI MILIONI AL MESE MA A COSA SERVONO LE NAVI DA GUERRA?


Mobilitazione rapida per i mezzi e il migliaio di militari assegnati all’operazione di soccorso umanitario “Mare nostrum”, che ha preso il via ieri nel Canale di Sicilia. «Sono già operativi degli assetti che normalmente non vengono impiegati, ci sono già più navi del solito » ha detto il ministro della Difesa Mario Mauro. L’impegno di forze militari - sei navi della Marina e una decina tra aerei ed elicotteri che affiancheranno i mezzi di Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza - lascia però aperti molti interrogativi che riguardano i costi della missione, la sua durata e gli obiettivi che Roma intende perseguire.

TABELLE DI ONEROSITÀ
Circa lo sforzo finanziario il governo non ha fornito cifre, limitandosi a precisare che verrà coperto con i fondi dei singoli ministeri. ma nei giorni scorsi sono stati stanziati ben 190 milioni per l’emergenza immigrati, che potrebbero sostenere anche gli oneri di “Mare nostrum”. Il ministro Mauro ha dichiarato che finora la gestione dell’emergenza immigrati è costata 1,5 milioni di euro al mese, e che con l’avvio dell’operazione di soccorso spenderemo di più. Alcune fonti avevano riferito cifre intorno ai 3 o 4 milioni di euro al mese, ma stando alle “tabelle di onerosità” che evidenziano i costi operativi delle unità navali e dei velivoli militari l’impiego della nave da assalto anfibio San Marco, due fregate Maestrale, due pattugliatori e una nave da trasporto costiero comporterà un esborso di circa 200 mila euro al giorno. Cifra a cui aggiungere almeno 90/100 mila euro per le ore di volo degli elicotteri AB-212 ed EH-101, degli aerei da pattugliamento Atlantic e P- 180 e dei velivoli teleguidati Predator dell’Aeronautica. A spanne fanno 9 milioni di euro al mese, in aggiunta a quel milione e mezzo speso fino a oggi per i mezzi leggeri di Capitanerie e Guardia di Finanza. Un esborso che, probabilmente, potrà ridursi quando la stagione invernale renderà più difficili i traffici di esseri umani dalle coste nordafricane e consentirà una riduzione dei pattugliamenti.
Circa gli obiettivi, se da un lato è evidente che il semplice soccorso in mare non fermerà l’esodo dal Nord Africa - ma anzi lo ingigantirà - dall’altro è però difficile comprendere che che ci facciano navi da combattimento come le due fregate Maestrale nel dispositivo dell’operazione umanitaria. Unità da oltre 3mila tonnellate dotate di un poderoso armamento, il cui costo giornaliero di impiego è di 60mila euro ognuna, ma non certo adatte a soccorrere le centinaia di persone che affollano le carrette del mare dirette verso Lampedusa. Anche per eventuali azioni contro le imbarcazioni dei trafficanti risultano più che sufficienti, anche soltanto a scopo deterrente, i cannoni dei più piccoli e decisamente meno onerosi pattugliatori (12/15mila euro al giorno). A meno che l’obiettivo non sia riportare in Libia i barconi bloccandoli appena lasciano le coste nordafricane, operazione che potrebbe spiegare la presenza di navi da guerra (le coste libiche sono in mano a miliziani armati fino ai denti) e anche l’impiego della nave da assalto anfibio San Marco, che oltre al posto comando e a un ospedale attrezzato imbarca fucilieri di Marina, elicotteri e mezzi da sbarco.

LIBIA INAFFIDABILE
Come ha sottolineato il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aero - nautica e presidente della Fondazione ICSA, i droni Predator «dovrebbero essere impiegati per il pattugliamento delle coste libiche, per individuare in maniera precoce le attività preparatorie all’imbarco dei migranti e fermarle per tempo anziché utilizzati in una ricerca in mare aperto». Nonostante gli sforzi annunciati da Roma per un coordinamento con le autorità di Tripoli e la collaborazione offerta dal premier Alì Zeidan, è meglio non farsi illusioni, anche perché il governo libico non controlla neppure il centro della capitale, figuriamoci i porti di Zuara e Misurata in mano ad agguerrite milizie che incassano una sorta di “tassa portuale” dalle organizzazioni criminali che gestiscono i traffici di esseri umani.

IL RUOLO DI MALTA
Gli obiettivi dell’operazione “Mare nostrum” restano quindi da chiarire e del resto il ministro Mauro, pur precisando che migranti bisognosi di assistenza sanitaria verranno trasferiti sulle navi militari, ha detto che le imbarcazioni individuate verranno «scortate verso il porto più sicuro e più vicino, non necessariamente italiano». Malta però, unico Paese europeo coinvolto nell’emergenza insieme all’Italia, anche a causa delle sue ridotte dimensioni non ha mai brillato per disponibilità ad accogliere immigrati illegali.