Camille Eid, Avvenire 16/10/2013, 16 ottobre 2013
SIRIA, FATWA SULLA FAME: MANGIATE CANI E GATTI
Un gruppo di ulema siriani ha emesso una fatwa, un editto religioso, per permettere agli abitanti della periferia di Damasco di mangiare cani, gatti e asini, per non morire di fame. «Un appello umanitario doloroso per tutti», è stato specificato.
Considerando che proprio in questi giorni i musulmani stanno immolando migliaia di animali per celebrare la Festa del sacrificio, la fatwa sembra una provocazione volta a denunciare come la guerra in corso in Siria da oltre due anni stia riducendo la popolazione allo stremo. Già tre cani, sottolinea il quotidiano Asharq al-Awsat, sono stati sacrificati al posto delle pecore sabato scorso. La fatwa è stata emessa da un imam del campo profughi palestinese di Yarmouk, alla periferia meridionale di Damasco, sottoposto da mesi a un duro assedio che lo ha messo in ginocchio. Poi, la drammatica situazione umanitaria e la difficoltà a procurarsi il cibo in varie zone del Paese è stata al centro anche di un videomessaggio diffuso da un gruppo di religiosi dei quartieri meridionali della capitale siriana, da mesi sotto i bombardamenti e nel mezzo degli scontri tra le forze del regime di Bashar al-Assad e i ribelli. «Come può il mondo dormire con lo stomaco pieno mentre c’è gente che muore di fame?», si è chiesto un imam nel video rilanciato dalla tv satellitare al-Arabiya. «E questo – ha aggiunto – succede non lontano dalla capitale, giusto pochi metri più in là». Circondato da altri religiosi, l’imam ha ricordato che, mentre i fedeli musulmani vanno alla Mecca per il pellegrinaggio indossando le loro tuniche bianche, «c’è gente che muore di fame e finisce dentro bare bianche». «Non avete sentito – chiede ancora il religioso – le fatwa emesse nelle nostre moschee che permettono alla gente di mangiare cani, gatti e altri animali uccisi dalle bombe? State aspettando forse che cominciamo a mangiare la carne dei nostri martiri e degli altri morti? Avete dimenticato i vostri fratelli e sorelle che a Damasco patiscono la fame?».
Ma quelli di Damasco non sono i primi imam ad autorizzare il consumo di carne “impura”. Nel 1987, l’imam sciita Fadlallah aveva addirittura autorizzato la popolazione palestinese del campo profughi di Bourj Barajneh, a sud di Beirut, sottoposto a un lungo assedio da parte delle milizie sciite, a nutrirsi di carne di cadaveri, «poiché non vi erano più né cani né gatti».