Ugo Bertone, Libero 16/10/2013, 16 ottobre 2013
ALITALIA SI OFFRE AI FRANCESI MA SARÀ UNA LUNA DI FIELE
Cari passeggeri, allacciate le cinture: il volo Roma- Parigi, che peraltro potrebbe essere dirottato in volo verso un altro scalo, promette di essere pieno di emozioni e di vuoti d’aria. Nessuno può promettere che l’occupazione sarà salvaguardata fino all’ultima hostess o che l’Alitalia, salvo allearsi con una compagnia marziana, potrà recitare un ruolo tra i Big del traffico aereo. O che le Poste italiane, fino a ieri impegnate nel vano tentativo di vendere la Mistral Air ceduta a suo tempo da Bud Spencer (perché non ci affidiamo a Piedone?) possano insegnare il mestiere ad Air France o a Lufthansa. Nessuno s’illuda, insomma, che il più sia fatto con il salvataggio in extremis. Diffidate dei venditori di sogni: il viaggio sarà scomodo. E, caso mai non ce ne fossimo accorti, ce l’ha già ricordato la contraerea europea che da lunedì, secondo un copione già sperimentato, spara senza pietà sull’Alitalia che viaggia con il timbro delle Poste. Per carità, ci vuole una bella faccia tosta per sparare sugli aiuti di Stato italiani nel giorno in cui i ministri francesi prenotano un volo (di sicuro Air France) alla volta di Pechino, per arrangiare assieme ai cinesi un colossale aiuto alla Peugeot in cattive acque. Ma i peccati altrui non assolvono i nostri errori, che pure abbiamo pagato a caro prezzo. E che, ahimè, probabilmente pagheremo ancora. Dietro le accuse inglesi o di altri partner della Ue contro gli aiuti di Stato ci sono interessi ben precisi. E pedaggi onerosi. Quando si parla di nuove rotte, ad esempio, si dimentica che i salvataggi del passato sono stati approvati solo dietro sacrifici ben precisi, ovvero la rinuncia di Alitalia a coprire tratte ambite da altri vettori. Altri slot ambiti, tra i più preziosi (vedi alcuni spazi di Heathrow), l’Alitalia li ha ceduti per far cassa in una delle tante emergenze. Fa tenerezza leggere i suggerimenti di politici e sindacalisti in materia di business plan: l’Alitalia, dopo tanti errori, non può recitare da sola. Ahimè, i margini per giocare in serie A, la più profittevole, sono davvero ridotti.
Anche perché, ad aggravare la situazione, c’è la solita abilità italiana a farsi del male. Per salvare l’Alitalia, hanno ripetuto per anni ben retribuiti consulenti, bisogna eliminarne un hub. Malpensa, si sa, ha avuto la peggio. E cerca di arrangiarsi. Ultima novità: la concessione ad Emirates, compagnia di Dubai, per servire da Milano la ghiotta destinazione di New York. Vous etes fous! , hanno pensato a Parigi. Nel frattempo, a Roma si è atteso troppo, tanto da far perder la pazienza ai partner dei Benetton, prima gli australiani di Macquarie, poi i soci di Singapore. E adesso? Scrivono gli esperti del Crédit Suisse: «La combinazione tra l’incoraggiamento del governo Italiano a Poste Italiane a entrare nel capitale di Alitalia e la concessione a Emirates per iniziare a servire da Malpensa l’aeroporto Jfk di New York suggeriscono chela priorità politica sia il mantenimento di posti di lavoro piuttosto che la profittabilità della Compagnia». Ovvero, la solita soluzione a breve. Certo, la congiuntura è molto difficile. Non è che Air France Klm abbia tagliato quasi 110 mila posti di lavoro per sadismo. O perché non sono stati abbastanza bravi. E non illudiamoci che altri vettori, compresa Eitihad potrebbero essere più generosi. È facile prevedere, infine, che si perderanno altri quattrini. Meglio saperlo: non è disfattismo, bensì onestà. Altro che cinture, qui non basta il paracadute...