Luca Pagni; Andrea Sorrentino, la Repubblica 16/10/2013, 16 ottobre 2013
INTERnazionale– Sessant’anni di Moratti, e di gratitudine. Finiscono il 15 ottobre 2013, alle 11 di un mattino grigiastro e molto milanese, di quelli che invogliano alla malinconia, proprio mentre nelle moschee di Jakarta si sacrificano capretti e vitelli
INTERnazionale– Sessant’anni di Moratti, e di gratitudine. Finiscono il 15 ottobre 2013, alle 11 di un mattino grigiastro e molto milanese, di quelli che invogliano alla malinconia, proprio mentre nelle moschee di Jakarta si sacrificano capretti e vitelli. Massimo entra nei suoi uffici e appare emozionato, anzi scosso, anzi tristissimo, perché il groppo non va giù. Ma solo lui può dare l’annuncio, e lo dà: «Abbiamo firmato con Thohir. E’ una brava persona. Lascio l’Inter in buone mani ». Dissolvenza. Stacco dall’altra parte del mondo. Nel pomeriggio di Jakarta, Erick Thohir prorompe: «Oggi è il giorno dell’Eid alAdha: speriamo che questa firma sia una benedizione». L’Eid alAdha è la seconda festa musulmana più importante dell’anno, in cui i ricchi sgozzano capretti e vitelli in moschea e li condividono con i poveri. Insomma, abituiamoci: da oggi l’Inter avrà un’anima molto asiatica, molto musulmana moderata. E ancor più internazionale, come da denominazione sociale. Il suo destino era nel nome. Ma chissà se i padri fondatori avevano pensato che ci si potesse spingere così in là, fino in Indonesia. Probabilmente no, ma nel 1908 non si poteva prevedere che un giorno mezza Italia sarebbe stata messa in vendita, club calcistici compresi. Dopo gli annunci, è il momento dei comunicati ufficiali. In cui si specifica che il 70% dell’Inter passa sotto il controllo di una holding (chiamata ISC, International Sports Capital) formata dagli imprenditori indonesiani Erick Thohir, Roslan Roeslan e Handy Soetedjo. Ecco le frasi di rito: «I nostri nuovi partner internazionali — fa sapere Moratti — contribuiranno a proseguire la serie di successi. Il loro entusiasmo e il pragmatismo sono certamente una garanzia per il futuro. La mia famiglia e io continueremo a vivere questa meravigliosa storia insieme a Erick, Rosan e Handy... ». Thohir ribatte: «Oggi è davvero un giorno speciale. Sono onorato che Massimo Moratti mi abbia affidato la responsabilità di guidare l’Inter in un nuovo capitolo della sua storia, e sono molto felice per il fatto che continuerà ad essere presente come mio partner... Sono un imprenditore, ma prima ancora un tifoso e un amante dello sport... «. Nel frattempo, a chi gli chiede se rimarrà presidente, Moratti risponde: «Sotto un certo aspetto la storia dei Moratti continua, perché rimango nel club. Presidente? Non so, vedremo, può essere di sì». Il figlio Angelomario, detto Mao, sarà sicuramente vicepresidente. Èstata una trattativa lunga oltre sei mesi, anche se tutto iniziò con la tournée del-l’Inter a Jakarta nel maggio 2012: Thohir si accorse che migliaia di indonesiani adoravano l’Inter e iniziò a interessarsi, e il tramite fu Marco Gastel, uomo Pirelli in Indonesia. Repubblica anticipò la cosa in esclusiva il 22 aprile scorso, e il 6 luglio diede la notizia di uno scambio di bozze già effettuato per il 75% delle quote, poi diventato il 70. A lungo Moratti ha mantenuto il riserbo anche con chi gli era vicinissimo, anzi ancora a metà luglio, nel ritiro di Pinzolo, c’era chi apostrofava i cronisti con simpatici appellativi, chiedendo quando avrebbero smesso di «scrivere di questa stronzata dell’indonesiano». Invece era tutto vero, ovviamente. Come era vero che la cessione dell’Inter fosse purtroppo divenuta necessaria, per quanto dolorosa: i 536 milioni di perdite negli ultimi cinque esercizi lo imponevano. Al punto che Moratti cede il club senza incassare un centesimo (i 250 milioni che verserà Thohir andranno in parte a rilevare l’esposizione debitoria di Moratti e in parte a ricapitalizzare) e a un imprenditore pressoché sconosciuto come Thohir, erede di un impero costruito dal padre Teddy e a sua volta proprietario dal Mahaka Group, gruppo editoriale che ingloba giornali, radio, tv e siti di informazione. Thohir è appassionato di basket, anche se starebbe per mollare la sua quota nei Philadelphia 76ers dell’Nba, mentre mantiene la co-proprietà dei Dc United di soccer: nessuna delle due franchigie, negli ultimi anni, ha però offerto risultati soddisfacenti. I termini del passaggio di proprietà del-l’Inter sono contenuti in 400 pagine di contratto, costate ai consulenti legali e finanziari (Jones Day per il gruppo Thohir, Cleary Gottlieb per Moratti, Lazard l’advisor finanziario) oltre sei mesi di lavoro e di teleconferenze tra Milano, Jakarta e Londra. Thohir detiene il 51 per cento della società- veicolo con cui ha rilevato la maggioranza, di conseguenza il 35 per cento «in trasparenza» dell’Internazionale F. C. La trattativa ha rischiato di saltare spesso, ci sono stati forti momenti di tensione anche negli ultimi giorni. Per esempio, quando Moratti ha imposto nel contratto una serie di garanzie per costringere Thohir ad assicurare alla società lo stesso flusso di investimenti garantito negli ultimi anni dalla famiglia milanese. In caso contrario, Moratti potrà far scattare una serie di opzioni, fino alla possibilità di tornare in possesso della quota di maggioranza. Tutto questo è garantito dai patti parasociali sottoscritti, valevoli per i prossimi tre anni. Alla scadenza, Moratti ha una opzione per obbligare Thohir a rilevare il 30 per cento ancora in suo possesso. In sostanza, Moratti ha già in mano il diritto a cedere il 100% dell’Inter. Sempre per garantire un futuro certo alla Beneamata, Moratti si è riservato almeno tre degli otto posti in consiglio di amministrazione: in questo modo si è garantito la clausola per operazioni straordinarie — come l’ingresso di eventuali nuovo soci — che debbano essere approvate da una maggioranza qualificata per cui è necessario il voto favorevole dei consiglieri indicati dai Moratti. Tutte clausole che andranno ridiscusse fra tre anni. E in tre anni possono accadere tante cose. Anche in un anno, se è per questo. Il futuro tecnico della squadra, ad esempio, è in discussione, come quello dei molti (troppi) dirigenti a libro paga dell’Inter. Ma tanto per parlare dell’aspetto tecnico, si sa che i nuovi proprietari hanno in animo di risanare il club e di rilanciarlo sul piano dell’immagine, e per far questo bisognerà ridurre le spese dello staff tecnico, allenatori e giocatori compresi. L’allenatore, appunto: i nuovi proprietari, coadiuvati da manager americani come Thomas Shreve (possibile nuovo ad, in collaborazione con l’attuale dg Marco Fassone), hanno come modello un tecnico che non costi moltissimo e che sappia valorizzare i giovani. Due caratteristiche poco compatibili con Walter Mazzarri, si direbbe: al suo posto, forse inizieremmo a preoccuparci.