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 2013  ottobre 16 Mercoledì calendario

REDDITI M5S, UNO SU DUE LI NASCONDE


Ivana Simeoni – senatrice Cinque Stelle di Latina, già finita nella bufera perché anche suo figlio, Cristian Iannuzzi, è stato eletto alla Camera – scrive quattro righe per giustificarsi: “L’abitazione presso Makadi (Egitto) è stata pagata meno di 10 mila euro, grazie ai risparmi accumulati in quasi 40 anni di lavoro come infermiera”. Ha il terrore degli attivisti che potrebbero farsi strane idee spulciando la sua dichiarazione dei redditi. Timore legittimo, per il Movimento che ha fatto della trasparenza la sua bandiera (con tutti i guai che può portare). E alla Simeoni va dato atto di avere avuto coraggio. Non tutti hanno fatto come lei. Su 156 eletti Cinque Stelle, solo 72 al momento hanno rese pubbliche le proprie dichiarazioni patrimoniali. Non sono obbligati a farlo: la legge 441 del 1982 prevede che il dovere di comunicare redditi, proprietà e azioni possedute sia solo “cartaceo” (il bollettino viene pubblicato ogni anno intorno a marzo). Ma dal 2010 si è inserita una forma di pubblicità supplementare facoltativa: il via libera ai siti di Camera e Senato a mettere on line il proprio 730. Al netto di documentazioni incomplete e ritardi burocratici dei due rami del Parlamento, ad oggi un eletto Cinque Stelle su due si è ben guardato dal firmare quell’ok. Hanno detto sì 30 senatori su 50 e 42 deputati su 106. Tra quei reticenti, ci sono nomi di peso del Movimento: c’è Laura Bottici, questore al Senato; c’è Alessio Villarosa, capogruppo in carica alla Camera; c’è Arianna Spessotto, tesoriere a Montecitorio; c’è Vito Crimi, primo presidente dei senatori M5S. E tanti altri deputati: da Massimo Artini a Paola Carinelli, da Diego De Lorenzis a Giulia Grillo, da Manlio Di Stefano a Carla Ruocco. E altrettanti senatori da Francesco Campanella a Andrea Cioffi, da Carlo Martelli a Sara Paglini, da Daniela Donno a Maurizio Romani.
EPPURE, al di là delle preoccupazioni di Ivana Simeoni, non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi. Prima di arrivare in Parlamento, la stragrande maggioranza degli eletti Cinque Stelle guadagnava in un anno quello che ora vede (e in buona parte restituisce) nella busta paga di un mese. L’unico ad avere stipendi a tre zeri è Luigi Gaetti, epatologo, che nel 2012 ha incassato 107 mila 731 euro. Per il resto si parla di stipendi decisamente bassi: Riccardo Nuti, lavorando per 3HG, ha percepito 27.584 euro; Eleonora Bechis ha preso 15.635 da un condominio di Torino; Ivan Della Valle 26.839 dal consiglio regionale del Piemonte; Michele Dell’Orco 10.510 da Beppe Grillo.it   (non è chiaro a che titolo); Emanuele Scagliusi 909 euro dal centro turistico Paradisea di Polignano a mare; Giuseppe Vacciano 61.025 da Bankitalia. Pochissime le seconde case: sono quasi tutte abitazioni principali e porzioni di fabbricati ereditati. Giovanni Endrizzi ha un vigneto a Trento. Tra le auto, vanno forte le Panda e le Punto. Gli unici “lussi” se li concedono Tatiana Basilio (una Alfa Romeo Spider), Nicola Morra (una Mercedes), Gianluca Rizzo (due moto – una Yamaha XT600 e una Bmw R1150GS - uno scooter e una Fiat Bravo), Vincenzo Santangelo (una Bmw, ma è dal 2001).
Praticamente nullo il patrimonio azionario e societario dei grillini. Federica Daga ha 5 azioni di Banca Etica, Maria Edera Spadoni 284 azioni di Easyjet. Quanto alle società, Ornella Bertorotta ha il 49 per cento della Bertorotta srl (attrezzature da lavoro); Nicola Morra la maggioranza di Cosmor srl, negozio di abbigliamento sportivo; Alessandro Di Battista ha il 30 per cento, ed è membro del consiglio di amministrazione , della Di.bi.tec. srl (commercio all’ingrosso di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento). Ultimo dato, le spese sostenute in campagna elettorale. Quasi tutti dichiarano zero. C’è chi invece ha segnato alla virgola le uscite per volantini, manifestazioni e propaganda. Sergio Puglia 2 mila euro, Maria Mussini 1.941 euro, Michela Montevecchi quasi 7 mila.
Twitter @paola_zanca