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 2013  ottobre 16 Mercoledì calendario

FELIPE, IL PRINCIPE SENZA MACCHIA CHE LAVORA GIÀ DA RE


L’agenda è fitta di appuntamenti. Non solo la Festa nazionale dell’ispanità, alla quale Felipe, principe delle Asturie, ha partecipato martedì scorso in veste di «monarca supplente». Complice la prolungata convalescenza di re Juan Carlos di Spagna- che di recente si è sottoposto a un’operazione al femore, il settimo intervento chirurgico dal 2010 – sono molti gli appuntamenti istituzionali cui l’erede al trono iberico sta presiedendo in questi giorni. Oggi inaugura il centro di vigilanza marittima di coste e frontiere della Guardia Civil (e ha un valore simbolico, visti gli scontri con la Gran Bretagna su Gibilterra), tra maggio e agosto è stato in Ecuador e in Paraguay, domani volerà a Panama. Presenze che segnano un cambiamento, perché Juan Carlos, 75 anni e una tempra «tosta» – ricordate il celebre «Por qué no te callas?» (Perché non stai zitto?) gridato nel novembre del 2007 al leader venezuelano Hugo Chavez davanti alle telecamere di mezzo mondo,durante l’annuale vertice con i paesi latinoamericani? – finora ha sempre fatto tutto da solo. Ma oggi la situazione è profondamente mutata: la crisi economica riporta il Paese a un’epoca buia, alcuni scandali hanno travolto la casa reale compromettendone l’immagine,le istanze separatiste basca e catalana si fanno sempre più pressanti. I sondaggi di qualche mese fa hanno rivelato che il gradimento nei confronti della Casa reale da parte della popolazione spagnola è sceso ai minimi storici: un cittadino su due, anche a causa delle sue dichiarazioni poco ortodosse e delle numerose relazioni extraconiugali, ha un’opinione negativa del re. Ecco perché molti interpretano la presenza sempre più costante di Felipe come prova generale di una successione ormai vicina, e vista di buon occhio dal 45 per cento della popolazione. Sua Altezza il principe delle Asturie – che ovviamente, come l’iconografia vorrebbe ma non sempre la realtà della genetica reale consente, è alto, bello e con gli occhi azzurri - è diverso. Non è mai stato protagonista di scandali né di situazioni incresciose, al contrario del padre e della sorella, l’infanta Cristina, il cui marito Iñaki Urdangarin è accusato di aver intascato 15 milioni di euro attraverso una Ong no profit, insieme al suo socio Diego Torres. Felipe, invece, ha scelto bene anche la consorte: Letizia Ortiz, ex anchorwoman della televisione di Stato, è una che quanto ad eleganza non ha nulla da invidiare a Lady D, né quanto a bellezza a Kate Middleton. Rispetto alla quale mostra di avere anche un po’ più di carattere: l’opinione pubblica fu molto colpita, ai tempi dell’annuncio del fidanzamento, quando Doña Letizia, in piena conferenza stampa e ansiosa di spiegare al suo pubblico affezionato come sarebbe cambiato il suo ruolo con il passaggio da principessa del tg a principessa di Spagna, disse rivolgendosi al futuro marito: «Non mi interrompere per favore ». E Felipe non fece una piega, accennò un sorriso e la lasciò parlare, con la classe di chi, essendo autorevole, non ha bisogno di dimostrare autorità. Sarà per questo che, alla parata del 12 ottobre, con Juan Carlos assente per la prima volta nella storia della sua lunga reggenza, nessuno ha avuto da ridire sulla barba un po’ lunga che il principe delle Asturie, anche in divisa da tenente colonnello dell’esercito, è solito portare, o sul volto non proprio sorridente della principessa, la cui espressione seria, quasi contrita, era in linea con il clima del Paese. Non a caso proprio la crisi ha spinto ad un taglio del 15 per cento dei costi della celebrazione. «Bisogna stare dove si deve stare», ha detto Felipe in una conversazione informale durante il cocktail a margine dell’evento, e mentre i media spagnoli leggevano tra le righe della dichiarazione un’implicita apertura all’ipotesi della successione al trono, a Barcellona migliaia di persone scendevano in piazza per manifestare contro l’indipendentismo, al grido di “Som Catalunya, somos Espana” (siamo Catalogna, siamo Spagna). A una Paese unito e più moderno, a cominciare dal sovrano, gli spagnoli credono ancora.