Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Giornata disastrosa per le Borse di tutto il mondo, con Milano precipitata addirittura del 4,03 per cento e i bancari massacrati (Bpm -8,6 Unicredit -8,2 Monte dei Paschi -7 ecc.). Siccome ha cominciato l’Asia, alla nostra alba, e ha finito Wall Street, alla nostra mezzanotte, non può essere solo colpa dell’ennesima dichiarazione della Merkel contro gli eurobond. È il vertice dell’altro giorno a Roma – con i soliti 130 miliardi di investimenti promessi e l’insistita propaganda alla improbabile Tobin Tax – che ha tolto parecchie speranze ai mercati: gli europei – è l’impressione generale - sono lontanissimi da una qualunque intesa, unificare le regole bancarie, coordinare le politiche fiscali e di bilancio e tutto il resto che viene annunciato in vista del Consiglio europeo di dopodomani è sempre meno credibile. Ovverossia: gli hedge fund e gli altri che hanno scommesso contro l’Europa non ci credono, e quindi vendono. Situazione quanto mai imbarazzante per noi che oggi abbiamo un’asta di Btp e in tre anni dobbiamo raccogliere sul mercato più di mille miliardi di euro.
• Che cosa ha detto la Merkel?
Parole pesanti. «Sento parlare troppo di condivisione del debito e troppo poco di riforme strutturali: è avventuroso parlare di crescita sostenibile senza pensare al rigore di bilancio. Lo dico apertamente: quando penso al Consiglio di giovedì prossimo a Bruxelles mi preoccupa che si parlerà assolutamente troppo di tutti i possibili modi per condividere il debito, e troppo poco di migliorare i controlli e delle misure strutturali». Anche se è odioso ammetterlo, non ha torto. Prendo il caso nostro, per esempio l’abolizione delle province: la sensazione generale è che non si proceda. Anche sulla spending review: Bondi ha preparato tagli per 8 miliardi e la Camusso ha subito strillato: «Non se ne parla» (Bonanni vuole che siano concordati con lui).
• È sotto accusa anche Monti?
No, anzi. Il loro ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, intervistato dallo Spiegel, ha detto che «con il governo di Mario Monti, l’Italia può risolvere bene i problemi». I tedeschi sanno che c’è un movimento in Italia deciso a far cadere il governo se il premier tornerà da Bruxelles a mani vuote. Non lo faranno tornare proprio a mani vuote, ma intanto questi attestati di stima servono a far capire ai partiti italiani che la comunità internazionale vedrebbe male l’abbandono dell’esperienza tecnica. Certo, il governo deve forse cominciare a trattare meno con le forze politiche e con i sindacati, deve forse tenere meno conto dei loro interessi particolari. Lo ha scritto ieri anche il Financial Times, il quale vorrebbe che Monti parlasse chiaro anche alla «Merkel e ai poteri forti».
• Se non è stata solo la dichiarazione della Merkel a buttar giù i mercati, che altro potrebbe essere successo? A parte l’atmosfera generale, dico…
Westerwelle, il loro ministro degli Esteri, ha detto che alla Grecia «non verrà fatta nessuna concessione». Cipro è in bancarotta e ha chiesto un miliardo e mezzo per le sue banche. Gli spagnoli hanno fatto arrivare la loro richiesta ufficiale di aiuti, senza dire la cifra, ma con un ragionamento dal quale si capisce che avranno bisogno dei 90-100 miliardi preventivati (62 per ricapitalizzare le banche e un altro gruzzolo «per sicurezza»). Berlino ha voluto però che questi 90-100 miliardi passassero per il bilancio statale, aggravando così il debito spagnolo: altra mossa che ai mercati non è piaciuta. C’è poi il problema generale delle banche, lei sa che per Soros la crisi non è degli stati, ma delle banche. Ebbene, un nuovo studio ha rivelato che le banche sono nuovamente impestate di derivati, la maggior parte dei loro profitti dipende dalle speculazioni finanziaria, sono cioè guadagni di carta prodotti dalla creazione e dalla compravendita di carta.
• Non è questa la ragione per cui tutto è cominciato? I subprime…
Le banche hanno continuato. Lo dice in un suo rapporto la Banca dei regolamenti internazionali (Bri), che possiamo considerare una specie di Banca centrale delle Banche centrali. Si parla di «enormi posizioni in derivati», si dice che rischiano anche gli istituti apparentemente ben capitalizzati. I due miliardi persi da JP Morgan in operazioni di questo tipo rappresentano un «monito dei pericoli». Sa qual è l’unica nota consolante in tutto questo?
• Quale?
Che i tedeschi cominciano ad ammettere che l’implosione dell’euro costerebbe carissima anche a loro. Lo scrive sempre lo Spiegel, rivelando un rapporto segreto del ministero delle Finanze (ma è possibile che i politici tedeschi, forse decisi a far ingoiare ai loro elettori qualche medicina amara, abbiano cominciato a render pubblici i dettagli relativi al fallimento della moneta unica). Il settimanale dice chiaro e tondo che l’aborrito salvataggio di qualche cattivo paese spendaccione costerebbe molto di meno. Invece, se saltasse l’euro, il Pil tedesco precipiterebbe di quasi dieci punti, i disoccupati salirebbero al 9,3% eccetera.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 26 giugno 2012]