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 2012  giugno 26 Martedì calendario

SPARI, BOTTE E FERITI: PANICO ALLA PROCESSIONE “L’OMBRA DELLA CAMORRA SULLA FESTA DI NOLA”


Una processione di millenaria tradizione sporcata dalla violenza e dal sangue. Nella patria di Giordano Bruno, a Nola, la festa dei Gigli è travolta dall’odio tra le “paranze” di uomini che trasportano i carri. Odio di camorra, di ultras o teppisti generici, poco cambia. Fatto sta che all’alba di ieri, dopo un’intera notte di festeggiamenti, con gli altissimi Gigli di legno che “danzano” sulle spalle dei prestanti “cullatori”, basta la scintilla d’una sorda rivalità tra “nolani” e “barresi” perché si rischi l’inferno: bottiglie di vetro lanciate come schegge mentre le imponenti macchine a spalla, 2 tonnellate ciascuna per 25 metri di altezza, vengono abbandonate nei vicoli a ostruire i soccorsi. Migliaia di persone fuggono sotto l’onda del panico. Alcuni schiacciati sui portoni, altri calpestati dalla folla. Il sindaco è costretto a sospendere tutto, per la prima volta in 1601 anni il rito finisce nella vergogna.
Alla fine, saranno 15 i feriti: tra cui due minori, un poliziotto e un carabiniere. Nessuno dei quali per puro caso - è in gravi condizioni. Ma c’è chi si è fratturato un piede, chi ha perso tre denti, chi si è slogato entrambe le caviglie. Ci sono uomini e donne rimasti in slip e canottiera, durante la fuga si spogliano della maglia della paranza “Stella”, ormai in lite con quelli della “Insuperabile” che invece venivano dal quartiere Barra di Napoli, per il terrore, dicono,
di «essere identificati e picchiati, o di prenderci un proiettile alle spalle». C’è chi aggiunge, infatti, di aver sentito colpi di pistola. Lo confermano anche i vigili urbani. I quali non c’erano all’alba, lasciando il posto a 150 tra agenti e carabinieri. «Molti ci dicono di questi colpi esplosi. Noi non facevamo lo straordinario, non ci sono i soldi, e comunque cosa avremmo potuto risolvere? Erano troppi».
Uno scenario di fronte al quale il sindaco Geremia Biancardi chiosa senza imbarazzo: «È tutto un equivoco. È stato un accenno di rissa, certo condannabile, che ha provocato paura. E il presunto
colpo di pistola era il rumore di una bottiglia di spumante che si rompeva». Parole che peggiorano, se possibile, il quadro. Il bilancio va oltre i referti. E interroga le istituzioni sul grado di vigilanza di una festa che, nei secoli,
ha cambiato pelle e ridotto l’afflato spirituale per il protettore San Paolino, esponendosi al rischio camorra, su cui proprio quest’anno prefettura e questura avevano posto filtri robusti. Proprio alla vigilia della processione,
don Aniello Manganiello, ex parroco a Scampia e voce di una Chiesa che non fa sconti, lancia la provocazione: «Aboliamo la festa dei Gigli di Nola. Sarebbe una scelta di civiltà, un forte contrasto alla camorra». Segue la reazione seccata del vescovo e del sindaco Biancardi. Che, domenica scorsa, al via dei Gigli, indossa la maglia con la scritta: «La camorra mi fa schifo, ma che c’entra la festa dei Gigli?». Il prefetto annuncia massima prevenzione. Ma poi, alle 5 e una manciata di minuti di ieri, nel viottolo che porta al Duomo, basta che un ragazzo del Giglio del Fabbro indossi una maglia bianconera, della squadra
del Nola, per provocare la reazione dei “cullatori” del Calzolaio che arrivano da Barra, rione napoletano “rivale” dove si celebra un’analoga festa dei Gigli. Per inciso: è il quartiere dove, l’anno scorso, il video dell’Espresso documentò l’omaggio indisturbato reso, in Rolls Royce, dal boss di camorra Angelo Cuccaro al carro “religioso”. A Nola non ci sono auto di lusso né padrini da omaggiare. Ma volano insulti, schiaffi e decine di bottiglie di vetro (a dispetto del divieto comunale alla vendita). La gente urla e scappa. Chi cade, rischia la vita. E la chiamano processione religiosa.