Ugo Bertone, Libero 26/6/2012, 26 giugno 2012
A OGNI VERTICE CADE LA BORSA
Piove, grandina, tempesta sulle Borse di tutto il mondo. A partire, com’è diventata una triste consuetudine, da Milano e Madrid, ormai giudicate il terreno di battaglia su cui si gioca la sopravvivenza dell’euro. Ieri Piazza Affari ha subito una perdita da brivido: il 4,02% (andati in fumo 12,46 miliardi), un filo sopra Madrid che ha perduto “solo” il 3,7%. Ma, a proposito di debito pubblico, la piazza spagnola ha infranto ogni record: la “forbice” tra i titoli spagnoli a dieci anni e i Bund tedeschi supera i 510 punti contro i 450 italiani. Un bel biglietto da visita per le aste del Tesoro italiano che da oggi a venerdì chiederà ai mercati quasi 19 miliardi. La frana dei titoli di Stato ha avuto per effetto scontato il tracollo delle quotazioni delle banche italiane, ormai considerate alla stregua di cassette di sicurezza (si fa per dire..) stracolme di titoli di Stato. E così Unicredit ha lasciato sul terreno più dell’8 %, al pari della Popolare di Milano. Fa meglio, per modo di dire, il Monte Paschi che perde solo il 7%. Ma la situazione della banca di Siena, costretta a chiedere al Tesoro di riaprire le emissioni dei Tremonti bond per almeno un miliardo per evitare l’aumento di capitale chiesto dall’Eba, l’autorità bancaria europea, è forse la meno allegra di tutte: oggi Fabrizio Viola e Alessandro Profumo dovranno presentare al consiglio le richieste di tagli d’organico. Per ora, nell’ordine di centinaia di posti. Insomma, settimana nuova, stesso copione. Anzi peggio. Ma che cosa è cambiato in questo week end? Semplice, dopo aver preso atto del tanto fumo e poco arrosto della passeggiata romana di venerdì scorso di Merkel, Hollande e Rajoy al capezzale del governo Monti, gli operatori hanno stabilito, probabilmente non a torto, che il prossimo vertice di Bruxelles, giovedì e venerdì, si risolverà in tante chiacchiere, solenni dichiarazioni di principio sull’Europa che verrà, ma non verrà preso alcun impegno immediato per la difesa dei Paesi sotto il tiro della speculazione finanziaria, Italia e Spagna. Di qui la decisione di vendere il più possibile, il più in fretta che si può. Grazie anche alla nuova piattaforma operativa da ieri in funzione a Piazza Affari: una sorta di Ferrari digitale che consente di “sparare”al millesimo di secondo. Roba per professionisti che ringraziano i governi d’Europa, Germania in testa, per l’aiuto che stanno dando alla speculazione. Perché, come ha spiegato George Soros, la ricetta per ribaltare gli umori c’è: La Ue si impegna a comprare Btp e Bonos senza limiti, in cambio Italia e Spagna firmano un impegno specifico a rispettare le tappe del risanamento. In assenza di questa intesa, aggiunge Soros, l’euro è spacciato. Parole forti, ma che frau Merkel, dura d’orecchi, non ascolta. Anzi, ieri, parlando a Berlino, ha rincarato la dose. Eurobond? Nein . Garanzie comunitarie sul debito pubblico? Nein. Anzi, ha aggiunto, speriamo che a Bruxelles si parli finalmente di «cose serie», mica di «soluzioni facili». Parole così dure da far venire il sospetto che la Germania abbia voglia di farla finita con la Ue così com’è. O, più probabile, che l’affermazione dei partiti europeisti in Irlanda e Grecia abbia confortato il fronte dei falchi di Berlino: la mano dura paga. Ma non basta. Le notizie, quando sono cattive, non viaggiano mai sole. Nel giro di poche ore è successo che: a) la Spagna ha chiesto ufficialmente l’aiuto dell’Ue seguita in serata da Cipro che, per la cronaca, dal 1° luglio rappresenterà la Ue, primo caso di ambasciatore in bolletta; 2) Moody’s si accinge a tagliare il rating delle banche spagnole, cosa che escluderà automaticamente i bonos dai portafogli dei fondi pensione e delle compagnie di assicurazione del pianeta; 3) il nuovo ministro delle Finanze greco ha già alzato bandiera bianca. Non stupisce, in questa cornice, che su 40 titoli che compongono l’Ftse/Mmib, cioè il paniere delle società più importanti della Borsa italiana, ben 38 abbiano chiuso con forti ribassi. Si è salvata Diasorin (forse perché gli apparecchi medicali, data la situazione generale, avranno un mercato in crescita...) ed Azimut, invariata. Tutto il resto è in profondo rosso. E chissà che capiterà di qui al vertice di Bruxelles. Speriamo che in quella sede si prenda una decisione: visti i risultati (la Borsa aveva chiuso in negativo anche prima dei vertici del 30 gennaio e dell’1-2 marzo), non facciamone più.