Aldo Grasso, Corriere della Sera 26/6/2012, 26 giugno 2012
SE I POLITICI CITANO TONY SOPRANO
Certo, le citazioni dei Righeira e Aldo Biscardi, con cui Matteo Renzi ha annunciato la sua sfida contro la vecchia nomenklatura del Pd, saranno anche post e pop, linguaggio e non pantheon, ma rappresentano pur sempre il grado zero della cultura popolare. Faremo mai in tempo a vedere un politico che infarcisce i suoi discorsi con citazioni ironiche di Tony Soprano, di Don Draper, del presidente Josiah «Jed» Bartlet o dobbiamo ritenere questa eventualità molto remota per il carico di ambiguità e intellettualismo che si porta dietro?
È dunque giusto segnalare che Rai4 sta riproponendo «The Sopranos» (1999-2007), la serie HBO di David Chase che sintetizza e rivisita tre quarti di secolo d’immaginario letterario, cinematografico e televisivo sulla mafia italo-americana, proponendo, al tempo stesso, uno spietato ritratto a tutto tondo della società statunitense contemporanea (domenica, ore 21.10). È vero che alcuni politici italiani, senza vederla, hanno accusato la serie di apologia della mafia (per accontentare alcune retrive associazioni di italo-americani), ma la svolta che sogniamo è proprio questa: politici nutriti di una cultura pop intelligente, ironica, piena di sfumature psicologiche. E dire che la serie è circolata non poco anche da noi: sulle reti generaliste (Canale 5 la trasmetteva d’estate, in terza serata, con tanto di bollino rosso), sulla pay e ora sul digitale free.
Eppure, basta un’inquadratura per accorgersi che ci troviamo di fronte a una tv che fa catalogo, a una tv riproponibile in continuazione (al pari di certi libri che vengono ristampati di generazione in generazione). L’idea di prendere un boss mafioso, l’ultimo erede delle famiglie che spadroneggiano nel New Jersey, e farne un caso clinico, un fragile depresso che ogni settimana deve incontrare una psicoterapeuta, è assolutamente e tragicamente geniale. Chissà che fiction segue Matteo Renzi!