VALENTINA ARCOVIO, La Stampa 26/6/2012, 26 giugno 2012
Il robot trapianta un fegato E lo fa da solo - È in una sala operatoria italiana che, per la prima volta al mondo, le braccia meccaniche di un robot hanno sostituito, in tutto e per tutto, le mani di un chirurgo in un intervento su un donatore vivente di fegato
Il robot trapianta un fegato E lo fa da solo - È in una sala operatoria italiana che, per la prima volta al mondo, le braccia meccaniche di un robot hanno sostituito, in tutto e per tutto, le mani di un chirurgo in un intervento su un donatore vivente di fegato. Il prelievo, e il successivo trapianto, hanno permesso di salvare la vita a un uomo di 44 anni. E’ successo all’Istituto Mediterraneo per i Trapianti, l’Ismett di Palermo, dove il robot «Da Vinci» era l’unico a lavorare all’interno dell’addome del paziente. In passato, alcuni interventi di donazione di fegato da donatore vivente sono già stati eseguiti negli Stati Uniti utilizzando proprio questo robot, ma in quei casi c’era sempre un chirurgo presente accanto a lui. Questa volta Da Vinci con il suo carrello, i suoi quattro bracci meccanici e altrettanti strumenti chirurgici era l’unico vicino al tavolo operatorio. I medici, quelli in carne e ossa, si trovavano infatti a distanza di qualche metro, davanti a una «console» che ha permesso di avere una visione tridimensionale ingrandita dell’interno della cavità addominale del paziente. E’ da quella postazione che un’équipe formata da decine fra medici e infermieri dell’Ismett, in collaborazione con l’azienda ospedaliera universitaria Cisanello di Pisa, ha guidato le azioni del robot. A ogni comando di un «camice bianco» corrispondeva un movimento in tempo reale del robot, precisoesicuro. Per eseguire l’intervento di resezione sono bastati appena cinque fori, più piccoli di un centimetro, ed un’incisione più grande di nove centimetri. Il paziente è un uomo di 46 anni che ha donato il lobo epatico destro, un pezzettino di fegato, che è stato successivamente trapiantato con successo su suo fratello, affetto da cirrosi epatica. L’intervento robotico è durato all’incirca 10 ore. «Il decorso postoperatorio di entrambi i fratelli - riferiscono i medici - è stato regolare e senza maggiori complicanze. Il donatore è stato dimesso dopo nove giorni ed è tornato alle sue normali attività, mentre il ricevente è stato dimesso appena qualche settimana più tardi». L’utilizzo di Da Vinci ha permesso di associare i benefici offerti dalla chirurgia mini-invasiva tradizionale alla precisione e sicurezza proprie dell’automa che, grazie a strumenti articolati, può compiere movimenti preclusi alla mano del chirurgo. Questo si traduce nella possibilità di eseguire in modo poco invasivo interventi chirurgici anche molto complessi, come il prelievo di una parte di fegato per un trapianto. E allo stesso tempo di ridurre il rischio emorragico durante l’operazione, garantendo anche un rapido recupero al paziente. «L’impiego nella chirurgia dei trapianti di nuove tecnologie emergenti quali quella robotica - sottolinea Bruno Gridelli, direttore di Ismettè molto importante, poiché, riducendo il trauma o p e ra t o r i o, potrà favorire un incremento delle donazioni d’organo da vivente e, quindi, del numero di trapianti. Il trapianto di fegato da donatore vivente effettuato presso l’Istituto mediterraneo rappresenta un importante esempio di fattiva collaborazione tra Centri trapianti di diverse regioni italiane».