Andrea Sorrentino, la Repubblica 26/6/2012, 26 giugno 2012
QUEL GELIDO COLPO DI FOLLIA
È tutta colpa del portiere se poi deve ingoiare una “Panenka”, o cucchiaio o scavetto, il rigore più assurdo eppure più logico che ci sia. Hart è solo l’ultima vittima: faceva il gradasso e Pirlo l’ha punito, giusto così. Ma il primo colpevole, colui dal quale tutto discende, si chiama Zdenek Hruska. Che non provocava nessuno, ma parava i rigori troppo bene e vinceva troppe birre quando scommetteva con Antonin Panenka, suo compagno nel Bohemians Praga degli anni ’70. Finiva l’allenamento e i due si sfidavano dal dischetto, chi perde paga. Pagava sempre Panenka, perché Hruska le indovinava tutte. Le birre a Praga erano economiche, ma pagarne una decina a settimana cominciava a diventare seccante. Panenka finì col pensarci la notte, a come fregare Hruska. E gli venne in mente quella cosa lì, che però possono immaginare solo quelli con talento
superiore, che non hanno bisogno di guardare la palla mentre calciano: colpo sotto mentre il portiere si sta tuffando e palla al centro della porta, lenta lenta. Assurdo, quindi logicissimo. Tutto ciò avveniva nel 1974, e in Cecoslovacchia la cosa si era cominciata a conoscere, perché poi Panenka tirava in quel modo anche
nelle partite di campionato. Ma nessuno vedeva in tv le partite del campionato cecoslovacco (nemmeno i cecoslovacchi) così il mondo, e Sepp Maier, conobbero
Panenka e il suo rigore il 20 giugno 1976 a Belgrado, finale degli Europei tra Cecoslovacchia e Germania finita 2-2 dopo i supplementari. Panenka calcia il rigore decisivo così, con una rincorsa lunghissima e quella beffa. Palla dentro, Europeo alla Cecoslovacchia e nasce la “Panenka”. Maier non ha
mai voluto parlarne. Panenka ne parla ancora, tutto felice, perché «dopo 36 anni vengo ricordato per questo e mi fa piacere. Non credo che Maier l’abbia presa molto bene, forse è ancora un po’ sconcertato. Ma non ho mai voluto ridicolizzarlo. L’avessi sbagliato, però, mi avrebbero spedito a lavorare in
fabbrica per trent’anni». Un filino di sana follia gli deve essere rimasto: da presidente del Bohemians e per attirare nuovi abbonati, lo scorso anno si è inventato uno spot con lui che fuma il sigaro nello spogliatoio, e sotto le docce ci sono signorine seminude.
Ci sono voluti molti anni per trovare emuli di Panenka a certi livelli, ben 24, fin quando Totti fa “er cucchiaio” al giraffone Van der Sar in Olanda-Italia a Eindhoven, semifinale Europeo 2000. Giusto che sia proprio Totti, dunque, a complimentarsi con Pirlo: «Bravo Andrea, che rende tutto più semplice: una punizione, un tiro, un passaggio. E con quel rigore mi ha portato indietro nel tempo, quando anche io l’ho battuto così. Sono emozioni e sensazioni uniche ». Dopo il cucchiaio di Eindhoven, si scatena la moda e diventa più frequente trovare rigori
calciati con lo scavetto. Un geniaccio come Juan Riquelme ne ha mostrati una manciata nel campionato argentino, ma anche gente con meno quarti di nobiltà è riuscita nell’impresa: come Helder Postiga, discutibile centravanti del Portogallo, che fa la Panenka all’inglese James agli Europei del 2004, o come Artom Milevskyi, ucraino, contro la Svizzera ai Mondiali 2006. E anche l’uruguaiano Abreu ne ha fatte almeno due: al Brasile in Copa America e al Ghana, nei drammatici rigori ai Mondiali 2010. Ma il più famoso resta quello di Zidane a Buffon, Berlino 2006: rincorsa secca, scavetto col destro, Buffon a sinistra ma palla sotto la traversa, che poi rimbalza un metro dentro la porta ed esce. Magnifica beffa, e proprio a un suo ex compagno di squadra. Gli era antipatico come Hart a Pirlo, forse? Non lo sapremo mai. Perché tanto poi quella questioncella con Materazzi fece dimenticare tutto, anche la Panenka esibita in una finale mondiale. Peccato.