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 2012  giugno 26 Martedì calendario

SIMON, IL TEDOFORO CIECO CHE CORRE GRAZIE ALLE APP


Aveva ragione il Piccolo Principe quando, nel capolavoro di Antoine de Saint Exupery, sostiene: “Non si vede bene che con il cuore” perché “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Gli occhi di Simon Wheatcroft hanno smesso di funzionare dodici anni fa. Ma l’essenziale questo ragazzo inglese deve vederlo benissimo: con il cuore e con l’aiuto del suo telefonino.
Infatti oggi, alle 12,57 in punto, Simon prenderà in mano la torcia olimpica dei Giochi che si aprono a Londra fra 31 giorni, accenderà il navigatore che collega il suo iPhone al sistema di satelliti che misurano la posizione geografica esatta e inizierà a correre. Perché Simon è un maratoneta, e perché la sua storia è una lezione per tutti noi. Questa breve corsa verso la vita e contro la rassegnazione accadrà a Armthorpe, un piccolo paesino di dodicimila abitanti, nello Yorkshire meridionale, non lontano da Sheffield. Un posto noto finora solo per aver dato i natali alla prima star del
calcio britannico, Kevin Keegan. Simon è nato da queste parti, trent’anni fa. Ha una moglie e un figlio. E sta cercando di laurearsi in psicologia. Fino ai 18 anni vedeva bene, poi è stato colpito da una retinite pigmentosa. Il buio o quasi. Per un po’ ha corso in cortile, ma non gli bastava. Fino a quando ha scoperto che poteva provare ad andare oltre: per strada. Gli sono servite due cose: tanto coraggio e uno
smartphone.
Il coraggio lo spiega così: «Una delle grandi questioni che devi affrontare, se sei cieco e vuoi correre, è superare la paura di mettere il piede nel posto sbagliato o di sbattere su qualche oggetto. Io parto dall’idea che questo non accadrà e la cosa meravigliosa è che il 99,99999999 per cento delle volte ho ragione. Cosa succede quando ho torto? Si tratta di una percentuale talmente bassa che non ci penso». Tanta sicurezza gli viene anche dalla tecnologia: non una tecnologia complessa o costosa, ma quella che abbiamo nei nostri telefonini evoluti, gli
smartphone,
appunto. Simon Wheatcroft usa un iPhone 4. Ecco come lo utilizza un non vedente:
«Con VoiceOver mi faccio leggere le mail. Con RunKeeper una voce mi dice sempre quanto ho corso e dove mi trovo e così sono in grado di ricordare se
in quel punto c’è un pericolo. E se ho un problema posso attivare il software di Siri, l’assistente personale vocale, e chiedergli di telefonare a mia moglie o leggermi
i messaggi che ho ricevuto mentre mi allenavo».
Per i non vedenti sull’iPhone c’è anche una
app
dedicata: si chiama Ariadne Gps e l’ha sviluppata
a Bologna un giovane ingegnere abruzzese, Luca Ciaffoni. Qualche giorno fa, alla conferenza degli sviluppatori di Apple a San Francisco, sul
palco del Moscone Center dove per anni Steve Jobs ha incantato il mondo, il suo erede Tim Cook ha presentato la
app
di Ciaffoni con la mano sul cuore per far vedere quanto fosse emozionato, esprimendogli la gratitudine di tutti i non vedenti (la usano migliaia di persone e sul sito ufficiale di Ariadne Gps l’elenco dei ringraziamenti lasciati dagli utenti commuoverebbe chiunque).
Così un giorno di qualche anno fa Simon, armato del suo telefonino, ha lasciato il cortile e ha iniziato a correre in strada, per i campi. E ha corso così tanto, ma così tanto da diventare un vero maratoneta: anzi, un ultramaratoneta, uno di quelli che fa maratone da 100 e passa chilometri. «A me non interessavano le gare, volevo soltanto correre. Poi, un anno fa, sono arrivato al punto in cui le distanze che volevo percorrere non potevo più farle da solo, e così ho iniziato a gareggiare e adesso per me è davvero difficile smettere».
Il 30 giugno Simon Wheatcroft farà la South Downs Way, una corsa di 100 miglia con arrivo a Eastbourne, che fa parte del circuito delle Centurion
Running. Ma intanto c’è questa torcia olimpica da portare. Un messaggio da dare al mondo. Il suo turno capita fra Simon Boguszewski, 37 anni — diventato famoso per aver corso una maratona con la figlia sulle spalle per raccogliere i soldi necessari a curarla da una malattia ai reni — e Christopher Ince, 26 anni — che insegna la scienza ai bambini usando gli abiti del Cirque du Soleil.
Simon Wheatcroft in questi giorni sul suo seguitissimo blog (www.andadapt.com)non ha mai parlato di questo appuntamento, impegnato com’era a raccontare i dodici giorni di allenamento per imparare a camminare con il suo cane Ascot (è stata dura, ha detto, soprattutto capire l’umore del cane e adeguarsi). A un giornalista indiano che lo ha intervistato ha detto soltanto: «Non mi aspettavo davvero di essere scelto, finito il mio percorso farò una piccola festa». Intanto su Internet una sua frase è già diventata un mantra: “«Non darti come obiettivo quello che gli altri pensano tu possa fare, ma quello che tu credi di poter fare».