Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Che fine farà il Pdl? Come ha preso la batosta dei ballottaggi il Cav? Ecco qualche domanda che si fanno – tra mille altre – gli analisti della politica. L’altra sera a Ballarò Floris ha mostrato che il Popolo della Libertà non è più il secondo partito dietro il Pd, ma addirittura il terzo, sopravanzato dal Movimento 5 Stelle (M5S). Ad aprile lo stesso Pagnoncelli (Ipsos) che ha fornito i dati a Floris, aveva stimato i grillini intorno al 4%. Adesso starebbero al 18,5, col Pdl al 17,2 e il Pd in testa col 26,7. Il 17,2 dei berlusconiani è coerente con i risultati delle Amministrative che, nei comuni superiori ai 15 mila abitanti, stavano fra il 10 e il 17%.
• Con tendenza al rialzo o al ribasso?
Il punto è che se si deve scommettere su una tendenza, tutti puntano su un ulteriore ridimensionamento. Praticamente nessuno crede che il Partito di Berlusconi ricomincerà a salire. Ma, scendendo scendendo, che percentuali di consenso avrà tra un anno quando si voterà per le politiche? C’è chi mormora: zero…
• Berlusconi però non resterà fermo a guardare.
Ieri il Cav ha tenuto una riunione di quasi due ore a Palazzo Grazioli. Presenti Alfano, i tre coordinatori (Bondi, Verdini, La Russa) e i due capigruppo (Cicchitto e Gasparri). Bondi s’è presentato dimissionario («non ho colpe particolari, ma voglio sottrarmi ad attacchi e denigrazioni»). Berlusconi e Alfano hanno respinto. Il problema sul tavolo era dei più classici: che fare? Francesco Tito su “Repubblica” ha scritto proprio ieri mattina che il Cavaliere ha passato un martedì d’inferno, ha annullato il vertice previsto per lunedì sera, ha gridato che Alfano «purtroppo non esiste», «il Pdl non è più il mio partito», «questa struttura non ha più senso, impariamo da Grillo», «ci vuole un nuovo contenitore e solo io posso guidarlo», «facce nuove» eccetera eccetera. Finito il vertice, Berlusconi ha smentito: “Repubblica” è un giornale ostile, nulla di quello che ha scritto corrisponde alla realtà. «Stiamo ragionando su cosa fare, il risultato elettorale non mi ha sorpreso. Grillo è figlio dell’antipolitica. Una bolla che dà un segnale a chi fa politica». Intanto le agenzie battevano una dichiarazione di Scajola, quello della casa al Colosseo: «È andata malissimo, è tempo di cambiare». Poi una di Galan («parlare con Montezemolo»), seguita da una di Matteoli («non parlare con Montezemolo»). Montezemolo ha anche scritto una lettera al “Corriere della Sera” in cui spiega che potrebbe candidarsi, ma forse anche no.
• Insomma, la confusione resta sovrana.
Il primo problema, molto concreto, è la legge elettorale. Era ottima per Berlusconi quando i sondaggi gli dicevano che avrebbe vinto. È diventata pessima adesso che alle prossime politiche si profila una sconfitta, e piuttosto sonora. Il Cav starebbe pensando di offrire a Bersani un sistema elettorale a doppio turno, ma sa già che Bersani, favorevole di massima al maggioritario, questa volta gli direbbe di no. Parliamoci chiaro: è pressoché impossibile che la legge elettorale, il celebre Porcellum che assegna il 54% dei seggi al partito o alla coalizione prima classificata, venga cambiata. Primo: al Pd non conviene. Secondo: non si può toccare nulla fino a che non si è capito quanti saranno i parlamentari. È in discussione una legge costituzionale che taglia il numero dei deputati e dei senatori. Per approvarla ci vogliono quattro passaggi. Si finirà a ridosso del voto, se pure non andrà tutto a rotoli prima. Dia retta a me, voteremo un’altra volta col Porcellum.
• Facciamo il ragionamento sul lato del Movimento 5 Stelle. Si presenteranno alle politiche da soli?
Per forza. Grillo attacca tutti a testa bassa, facendo terra bruciata intorno a sé. Una volta gli era simpatico Di Pietro, ma adesso… Quindi chiediamoci: se Berlusconi tra un anno potrebbe essere ridotto a zero, a che percentuale sarà arrivato tra un anno invece Grillo? Vuoi vedere che si presenta da solo, vince e si piglia il 54 per cento del Parlamento? Lui ci punta. Tratta i politici di adesso come degli zombie, cioè dei morti che camminano. Attacca soprattutto Bersani, perché deve aver calcolato che la sfida, nel 2013, sarà contro di lui. Lo ha chiamato «non-morto» e Bersani gli ha risposto: «stai sereno».
• Non potrebbe essere della partita anche una qualche formazione di sostegno dei tecnici?
Potrebbe sì, e forse Berlusconi sta proprio pensando di radunare le sue truppe dietro il vessillo di Mario Monti, della Fornero, di Giarda. Ma forse sta pensando a qualcosa del genere anche Bersani. Insomma un’altra possibilità del 2013 (se non accadrà prima) è quella di assistere a un match in cui si scontreranno i giovani dalle facce pulite scoperti dal comico di Genova e i seri, dignitosi, tecnicamente inappuntabili professori che stanno al governo adesso, sostenuti magari dalla stessa maggioranza di adesso.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 24 maggio 2012]