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 2012  maggio 24 Giovedì calendario

Finocchiaro da Ikea e la scorta porta il carrello Lei: mi è stata imposta. È polemica in rete ROMA - Un paio di foto su Chi, un commento velenoso di Dagospia, una parola chiave su Twitter: #Finocchiarovergogna

Finocchiaro da Ikea e la scorta porta il carrello Lei: mi è stata imposta. È polemica in rete ROMA - Un paio di foto su Chi, un commento velenoso di Dagospia, una parola chiave su Twitter: #Finocchiarovergogna. A scatenare l´indignazione della Rete stavolta sono le immagini della capogruppo pd al Senato, Anna Finocchiaro, ritratta dal settimanale Mondadori mentre fa la spesa da Ikea con gli uomini della scorta e uno di loro le porta il carrello. Il giornale diretto da Alfonso Signorini, "cantore" della famiglia Berlusconi e di vip più o meno conosciuti, pubblica le immagini con due didascalie sulla senatrice che «acquista padelle antiaderenti e uno stendibiancheria consultandosi con i suoi bodyguard». Le foto vengono subito riprese dal sito Dagospia, che attacca: «La battagliera esponente pd aveva proprio bisogno di usare le braccia dei suoi uomini di scorta come servizievoli domestici?». La domanda è retorica, e apre il fuoco di fila degli insulti su Twitter. Con qualche eccezione: «Non ho visto la foto ma ho più volte visto la senatrice in coda come tutti nel mio cinema preferito! #polemicheinutili!», scrive Tizrei. Mentre il vicedirettore di Raidue Gianluigi Paragone si indigna: «La Finocchiaro che tratta gli uomini della scorta come inservienti è un´offesa!». E il leghista Gianluca Pini addirittura ipotizza: «Forse è anche peculato». La senatrice ribatte subito. Prima su Twitter, dove non teme di usare l´hashtag #finocchiarovergogna per spiegare: «Avere la scorta per me non è un piacere. Mi è stata imposta e nonostante ciò provo a fare una vita normale, anche da Ikea». Poi su Facebook: «La "scorta" mi è stata assegnata dal ministero dell´Interno per ragioni che, ovviamente, non devo e non posso rendere note. Per me non è un piacere avere la scorta che deve seguirmi in tutti i miei spostamenti e nei luoghi pubblici, anche nei negozi e nei supermercati, che frequento come tutti». (a. cuz.)