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 2012  maggio 24 Giovedì calendario

LA LEGGE DEL PD PER FAR FUORI I CINQUE STELLE


Ecco l’idea per togliersi dai piedi Beppe Grillo e il suo Movimento 5 stelle: vietarne l’esistenza, bandire tutti i diritti costituzionali fino a quando procederanno con il loro “non statuto”, omologarli a tutti i partiti tradizionali e in caso contrario vietare loro di presentarsi a qualsiasi tipo di elezione. Dopo avere negato in ogni modo di avere perso voti alle amministrative per colpa dei grillini, e avere relegato a una incomprensibile “non vittoria” il caso Parma, il Pd di Pier Luigi Bersani ha trovato la soluzione ideale: espellere per legge dall’Italia il movimento 5 stelle. Se non è accaduto ieri è solo per un caso, perché il Pd aveva presentato un emendamento ad hoc con una sua parlamentare alla seconda legislatura, Donata Lenzi, che non a caso viene da quella Emilia Romagna in cui il gigante rosso è stato ridimensionato seriamente da Grillo & c. Ieri durante la discussione sulla legge per il finanziamento pubblico dei partiti (che finalmente si chiama così, fregandosene con meno ipocrisia del referendum passato) sembrava che le preoccupazioni fossero solo due: da una parte salvare la cassa di Pd, Pdl, Idv, Udc, Lega etc…il più possibile, dall’altra presentare norme anti-Grillo. Una è perfino passata, a firma dell’Udc, ma riguardava l’impossibilità per partiti privi di atto costitutivo e di statuto di partecipare sia al riparto di rimborsi elettorali che di garantire la detrazione fiscale a carico dello Stato per i contributi privati ricevuti. La prima voce è innocua per i grillini (rifiutano rimborsi elettorali e finanziamenti ai partiti), la seconda danneggerà un po’ i loro sostenitori. Ma il vero attacco verrà proprio dal Pd, che ha deciso di presentare quella tagliola nella legge successiva, che modificherà l’articolo 49 della Costituzione stabilendolo status giuridico dei partiti. La Lenzi intervenendo in aula ha spiegato senza giri di parole: «Ci dobbiamo porre il tema di dare un minimo di stabilità solo alle forze politiche che chiedono un finanziamento pubblico, o non sarebbe il caso che ci ponessimo il tema di un minimo di regole anche per le forze politiche che non lo chiedono? O queste debbono continuare ad essere proprietà di un singolo che, in questo modo diventa il padrone di un movimento politico? Dobbiamo continuare a fare questo errore o possiamo porvi rimedio? Spero che nella proposta di legge sull’articolo 49 della Costituzione questo tema venga affrontato dal momento in cui ci si candida alle elezioni o si deposita la lista, perché è in quel caso che si pone il problema».
Con Grillo dunque il Pd risfodera la stessa soluzione che ebbe all’inizio di fronte al primo successo elettorale di Silvio Berlusconi: quel che non posso affrontare in una competizione faccia a faccia, posso eliminare con una bella legge ad personam…

Franco Bechis