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 2012  maggio 24 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. FORNERO VUOLE LICENZIARE ANCHE GLI STATALI


REPUBBLICA.IT
ROMA - "Mi auguro che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati sulla possibilità di licenziare sia inserito nella delega per i dipendenti pubblici". Così il ministro del Welfare Elsa Fornero, ricordando che la delega spetta al ministro della Funzione Pubblica, Patroni Griffi. All’auspicio della Fornero, i sindacati insorgono, Bonanni taccia il ministro di "furore ideologico". E lo stesso Patroni Griffi replica alla collega attraverso una nota secca: "Il tema già in legge delega, opportuno approfondire in Cdm". Nel corso del videoforum su Repubblica.it, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, prevede che di licenziamenti nella sanità pubblica si parlerà "sicuramente domani o in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri". Intanto, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani annuncia una proposta di legge per riparare all’inaccettabile "buco" esodati. La fiducia del governo sul ddl di riforma del mercato del lavoro è attesa al Senato per martedì sera, al termine della discussione generale, o mercoledì.
"Quello dei dipendenti pubblici non è un mercato, perché le regole sono diverse - ha spiegato Elsa Fornero, incontrando gli studenti della Facoltà di Economia a Torino -, ma auspico che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati relativamente alla possibilità di licenziare sia inserito nella delega al ddl anche per i dipendenti
pubblici". "Patroni Griffi - ha aggiunto il ministro - ha questa delega, siamo in contatto, stiamo lavorando insieme non vogliamo ci siano difformità di trattamento con il privato, non è possibile che diciamo certe cose sul settore privato e poi non le applichiamo al pubblico".
Chiamato in causa dalla sortita della Fornero, il ministro Patroni Griffi replica: "Il tema dei licenziamenti degli statali - si legge in una nota - è già previsto nel testo predisposto per la legge delega. A questo punto ritengo sia opportuno approfondire alcuni aspetti tecnici in Consiglio dei ministri".
Intanto, le parole del ministro del Welfare hanno già scatenato la reazione dei sindacati. "Non si capisce proprio questo furore ideologico del ministro del Lavoro sul tema della licenziabilità dei pubblici dipendenti - afferma il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni -. Le norme contrattuali che regolano i licenziamenti nel settore pubblico sono molto rigide e dettagliate e non abbiamo bisogno di interpretazioni ’personali’ per quanto autorevoli". "Abbiamo fatto - aggiunge Bonanni - qualche giorno fa un accordo con il ministro Patroni Griffi per armonizzare la disciplina pubblica con la nuova riforma del mercato del lavoro. Non serve a nessuno alzare questi polveroni mediatici".
Al ministro del Welfare replica Michele Gentile, responsabile settori pubblici della Cgil nazionale. "Un auspicio del genere, espresso perlopiù in una fase di gravissima crisi economica, è il segno di come il ministro non abbia chiaro il titolo del suo ministero: è a capo del dicastero del lavoro e non certo dei licenziamenti". I dipendenti pubblici, ricorda il sindacalista, "sono sottoposti a una chiara regolamentazione. Ma forse il ministro Fornero voleva riferirsi ai licenziamenti illegittimi?".
Secondo Paolo Pirani, segretario confederale della Uil, "è giusto quel che dice la Fornero a proposito dell’equiparazione tra pubblico e privato, ma questo ragionamento deve essere applicato, innanzitutto, in riferimento ai rinnovi contrattuali" e non sui licenziamenti. "I sindacati hanno già fatto un’intesa con questo governo per uniformare la riforma del mercato del lavoro alle specificità del lavoro pubblico. Ci auguriamo, ora, che questa corrispondenza vi sia anche in merito alla possibilità di rinnovare i contratti nel pubblico impiego, attualmente bloccati da provvedimenti legislativi".
Intanto, il Partito democratico incalza il governo sul tema degli esodati, quei lavoratori che, avendo già lasciato il lavoro, con la riforma delle pensioni si ritrovano senza stipendio e senza pensione. "C’è un buco strutturale nella riforma e questo non è accettabile", ha premesso il segretario Pier Luigi Bersani, spiegando ai cronisti alla Camera che "stiamo incontrando gli esodati e preparando con Damiano una nostra proposta di legge".
La questione degli esodati, ha aggiunto Bersani a Montecitorio, "non può essere liquidata dicendo ’arriviamo fin qui perché le risorse sono queste’. Ne ho parlato con Monti e aveva detto che avrebbe risolto, ma per molte persone non è così. E - ha scandito il leader dei democratici - fosse anche uno solo, non è accettabile. Per noi è un elemento insuperabile e in qualche bisogna risolverlo".
Quanto al "buco", per Bersani bisogna partire da una "ricognizione" per accertare il numero degli esodati perché questo "è un problema che va assolutamente risolto. C’è un buco strutturale nella riforma. Si può ovviarlo ma deve essere chiaro che si devono mettere delle risorse".
Che gli esodati restino un "problema" lo hanno rimarcato anche i sindacati. Per Bonanni, non ci sono solo i 65mila per i quali "c’è una soluzione, ma ci sono tanti altri che devono averla". Parlando a margine dell’assemblea di Confindustria, il segretario della Cisl ha fatto presente che il ministro del Welfare, Elsa Fornero, è al corrente del problema e "qualche rassicurazione in più rispetto al passato l’ha già data. Si tratta di rendere concreta la decisione di coprire tutti coloro che sono in difficoltà".
Il "problema" è ancora "irrisolto" anche nelle parole di Luigi Angeletti. "Dovremo risolverlo in Parlamento - ha proseguito il leader Uil, anch’egli presente all’assemblea di Confindustria -. Non credo ci sia un’altra strada, bisogna che il Parlamento voti una proposta diversa che dia garanzie a tutti".
(24 maggio 2012)

L’INTESA SULLA FUNZIONE PUBBLICA (dal sito della CISL)
Le due federazioni della Cisl intervengono nella discussione sollevata dal rapporto della Corte dei Conti: “Si ribalta il sistema. Nessun aumento di spesa, ma risorse dai risparmi di gestione”
“I temi della produttività e del merito sono al centro dell’Intesa del 3 maggio sul lavoro pubblico e ne affermano il carattere profondamente innovativo. L’Intesa segna una svolta: le retribuzioni possono crescere senza far aumentare la spesa pubblica. Si lega la contrattazione integrativa alla performance organizzativa e alla produttività dei lavoratori, secondo un meccanismo di trasparenza” così i segretari generali Giovanni Faverin (Cisl Fp) e Francesco Scrima (Cisl Scuola) intervengono nella discussione sollevata dalla relazione della Corte dei conti sul costo del lavoro e parlano di “ribaltamento culturale, organizzativo e contrattuale, molto più efficace di strumenti spuntati come le fasce di merito o le pagelle”.


“Le priorità indicate dalla magistratura contabile sono perfettamente condivisibili. Così come le preoccupazioni per il contenimento della spesa, per gli effetti negativi del blocco del turn-over o dei tagli lineari” affermano Faverin e Scrima, che poi puntualizzano: “L’accordo sul lavoro pubblico sancisce e conferma il ribaltamento del vecchio modello. Non più aumenti di spesa, non più decisioni prese al centro, non più distribuzione dei premi a pioggia. Le risorse per migliorare i servizi e pagare meglio i lavoratori verranno dai risparmi di gestione, ente per ente, e saranno distribuiti secondo un sistema che premia l’efficienza di ogni amministrazione. Dove si fa risparmio si premiano i lavoratori. E’ un meccanismo virtuoso, che lega obiettivi e persone all’interno di un sistema che incentiva la partecipazione”.
“In questo senso la contrattazione non è un costo ma una leva per la qualità dei servizi e per i salari dei dipendenti e professionisti pubblici” proseguono Faverin e Scrima. “Contrattazione integrativa a costo zero, anzi a risparmio crescente. Ecco perché vogliamo che si parta subito: i fatti diraderanno ogni perplessità e metteranno fine all’ingiustizia dei salari pubblici bloccati per legge”.
“Sulla produttività nella Pa e nella scuola rappresentiamo un duplice interesse: quello dei lavoratori a veder valorizzata la loro professionalità e quello dei cittadini di disporre di servizi pubblici efficaci e di qualità”.

IL TESTO DELL’ACCORDO
di
garantirne una maggiore autonomia rispetto all’autorità politica;
- Un nuovo modello di relazioni sindacali.
Nel quadro del vigente modello di relazioni sindacali, va colta l’occasione
per un importante patto sociale, che riguardi anche i datori di lavoro delle
Regioni ed Enti locali, al fine di favorire la partecipazione consapevole dei
lavoratori ai processi di razionalizzazione, innovazione e riorganizzazione delle
pubbliche amministrazioni. Questo percorso, prima della riapertura delle
trattative per i rinnovi contrattuali, va attuato rimodulando il quadro
legislativo per offrire alle parti, ad entrambi i livelli di contrattazione,
strumenti e criteri per raggiungere questi obiettivi, coerenti con le autonomie
costituzionalmente riconosciute.
In particolare le Parti concordano sulla necessità dell’emanazione di un
provvedimento legislativo che riguardi:
- il riconoscimento della contrattazione collettiva e del CCNL come la
fonte deputata alla determinazione dell’assetto retributivo e di
valorizzazione dei lavoratori pubblici nel rispetto dei ruoli organizzativi
e di rappresentanza delle parti, fermo restando quanto previsto all’art. 2
comma 3 del decreto legislativo 165 del 2001, relativamente alle
prerogative contrattuali attinenti il rapporto di lavoro;
- collegare ai processi di mobilità percorsi di qualificazione e formazione
professionale, coinvolgendo le organizzazioni sindacali, per garantire la
funzionalità e la qualità del lavoro nell’amministrazione di destinazione;
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- la predisposizione di vincoli e procedure per garantire trasparenza totale
sugli andamenti gestionali e finanziari degli enti per valutarne le ricadute
in termini occupazionali e retributivi;
- un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nei processi di
razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni ( ad esempio spending
review) secondo modalità coerenti con le autonomie previste
dall’ordinamento (che comprenda anche una riflessione sulle società
partecipate e controllate, Consorzi e Fondazioni) che accompagni anche i
processi di miglioramento ed innovazione nonché il sistema premiante e
incentivante al livello integrativo anche tenendo conto delle norme già
vigenti in materia di risparmi derivanti da processi di riorganizzazione;
- la definizione di criteri trasparenti e il coinvolgimento delle
organizzazioni sindacali in tutte le fasi dei processi di mobilità
collettiva;
- il pieno riconoscimento del ruolo negoziale e delle prerogative delle RSU
nei luoghi di lavoro nelle materie previste dal CCNL;
- l’individuazione, nell’ambito delle materie di informazione sindacale,
anche di ipotesi di esame congiunto tra pubbliche amministrazioni e
organizzazioni sindacali;
Nell’ambito delle procedure di contrattazione collettiva il Governo si impegna
a:
- fermo restando la riduzione del numero dei comparti e delle aree di
contrattazione prevista dalla legge 4 marzo 2009 n.15, e fatta salva la
competenza della contrattazione collettiva per l’individuazione della
relativa composizione, individuare un numero di comparti e delle aree
che tenga conto delle competenze delle Regioni e degli enti locali - fermi
restando per questi ultimi i distinti comparti ed aree ed i relativi comitati
di settore – nonchè di specifici settori;
- rafforzare i poteri di rappresentanza delle Regioni ed enti locali nelle
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procedure di contrattazione collettiva, valorizzandone gli ambiti di
autonomia e di corresponsabilità nella definizione delle risorse destinate
ai rinnovi contrattuali.
- Razionalizzare e semplificare i sistemi di misurazione, valutazione e
premialità.
Le parti concordano sulla necessità di razionalizzare e semplificare i
sistemi di misurazione, valutazione e premialità nonché del ciclo della
perfomance previsti dal decreto legislativo 150 del 2009 anche mediante il
superamento del sistema della ripartizione dei dipendenti nelle fasce di merito
di cui all’articolo 19 del medesimo decreto, prevedendo di conseguenza
meccanismi atti ad assicurare la retribuzione accessoria differenziata in
relazione ai risultati conseguiti. Detti interventi saranno finalizzati a garantire,
anche con le competenze affidate alla contrattazione, un miglior bilanciamento
dei fattori valutativi in cui alla performance organizzativa venga assegnato un
ruolo più significativo rispetto a quella individuale, tenuto conto dei diversi
livelli di responsabilità ed inquadramento del personale. In particolare per i
dirigenti, in considerazione del ruolo rivestito rispetto alla perfomance delle
Amministrazioni, saranno comunque previsti rigorosi sistemi di collegamento
fra premialità e risultati individuali. Le Parti concordano altresì sulla necessità
di valutarne l’applicazione in relazione alle peculiarità dei settori.
- Nuove regole riguardanti il mercato del lavoro
Visti gli ultimi interventi nell’ambito del mercato del lavoro privato, le
parti concordano di intervenire al fine di riordinare e razionalizzare le tipologie
di lavoro flessibile utilizzabili dalle amministrazioni pubbliche, anche mediante
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modifiche al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, con riguardo ai profili di
convergenza con il mercato del lavoro privato, di costituzione del rapporto di
lavoro, della responsabilità disciplinare, delle forme di mobilità, volontaria ed
obbligatoria, del personale.
L’intervento normativo dovrà riguardare, con riferimento anche alla
flessibilità in uscita, i seguenti punti:
a) salvaguardare e rafforzare nel mercato del lavoro pubblico i principi
previsti dall’articolo 97 della Costituzione;
b) individuare misure volte a favorire il più ampio accesso ai pubblici uffici
da parte dei cittadini degli stati membri dell’Unione europea, senza
limitazioni derivanti dal luogo di residenza dei candidati;
c) confermare il principio dell’articolo 36 del decreto legislativo 165 del
2001, che il lavoro subordinato a tempo indeterminato è la forma
ordinaria per far fronte ai fabbisogni ordinari delle pubbliche
amministrazioni;
d) individuare e disciplinare le tipologie di lavoro flessibile utilizzabili nel
settore pubblico per esigenze temporanee o eccezionali, in relazione alle
diverse causali, con riferimento anche alle procedure di reclutamento e ai
limiti di durata;
e) disciplinare, per specifici settori, percorsi di accesso mediante un
reclutamento ispirato alla “tenure-track”, nel rispetto dell’articolo 97
della Costituzione e dei limiti alle assunzioni, definendo presupposti e
condizioni;
f) contrastare l’uso improprio e strumentale delle tipologie contrattuali di
lavoro flessibile con disciplina della responsabilità dirigenziale e delle
sanzioni da applicare per il caso di abuso;
g) prevedere discipline specifiche per alcuni settori di attività quali quello
della sanità e assistenza, della ricerca e dell’istruzione;
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h) valorizzare nei concorsi l’esperienza professionale acquisita con
rapporto di lavoro flessibile, tenendo conto delle diverse fattispecie e
della durata dei rapporti;
l) riordinare la disciplina dei licenziamenti per motivi disciplinari fermo
restando le competenze attribuite alla contrattazione collettiva
nazionale;
m) rafforzare i doveri disciplinari dei dipendenti prevedendo al contempo
garanzie di stabilità in caso di licenziamento illegittimo;
n) fermo restando l’istituto della mobilità volontaria come uno degli
strumenti per far fronte ai fabbisogni di personale delle Pubbliche
Amministrazioni, garantire la possibilità, in particolari settori, di
derogare alla mobilità preventiva nel caso di indizione di concorsi per
figure professionali infungibili e nel caso di scorrimento delle graduatorie
concorsuali.
Le Parti convengono sulla necessità di attivare entro il 30 maggio
appositi tavoli di confronto al fine di valutare appositi interventi per il
personale precario in servizio presso le Pubbliche Amministrazioni, fermo
restando la possibilità per le stesse di avvalersi, nel quadro della normativa
vigente, di norme ed accordi per la proroga o rinnovo dei contratti esistenti
nell’ambito delle risorse disponibili.
- I sistemi di formazione del personale.
Le Parti concordano sulla necessità che la formazione riacquisti una
natura effettivamente funzionale volta ad incrementare la qualità e offrire a
tutto il personale l’opportunità di aggiornarsi e di corrispondere all’evoluzione
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del fabbisogno di capacità. La formazione rappresenta infatti una leva decisiva
per favorire i processi di cambiamento, innovazione e profonda riforma della
pubblica Amministrazione, garantendo l’acquisizione di nuove competenze, la
costruzione di nuove professionalità e l’affermarsi nelle strutture pubbliche
della cultura del servizio alla collettività e della buona amministrazione.
In tale contesto si concorda sulla necessità di riordinare il sistema delle scuole
pubbliche di formazione, sia centrali che locali, al fine di garantire l’omogenea
formazione del personale pubblico, di migliorare il livello formativo
permanente dei dipendenti pubblici e ottimizzare l’allocazione delle risorse.
- La dirigenza pubblica: rafforzamento del ruolo, delle funzioni e delle
responsabilità anche al fine di garantirne una effettiva autonomia
rispetto all’organo di indirizzo politico politica.
Anche sulla dirigenza è necessario un intervento normativo
finalizzato a conseguire una migliore organizzazione del lavoro e di assicurare
alla dirigenza un’effettiva autonomia, rafforzando i meccanismi di selezione,
formazione e valutazione e qualificando le modalità di conferimento
dell’incarico. A tal fine si devono rafforzare il ruolo e le funzioni e le
responsabilità dei dirigenti, garantendone una effettiva autonomia rispetto
all’organo di indirizzo politico.
Occorre, altresì, il pieno riconoscimento del ruolo negoziale e delle prerogative
delle specifiche rappresentanze della dirigenza nelle amministrazioni e nei
luoghi di lavoro.
E’ necessario, poi, favorire la mobilità professionale e intercompartimentale
dei dirigenti. Il sistema di incentivazione dei dirigenti, infine, dovrà essere
legato alla verifica della relazione fra le risorse disponibili utilizzate
(strumentali e umane) e realizzazioni ed effetti in termini di servizi, rispetto a
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obiettivi prefissati, ferme restando eventuali peculiarità nei singoli settori.
Al fine di attuare gli obiettivi della presente Intesa il Governo
promuoverà appositi provvedimenti normativi, anche attraverso l’emanazione
di una delega, concordati con Regioni, Province e Comuni, nonché apposite
direttive all’ARAN per le parti che dovranno essere definite attraverso appositi
accordi da attuarsi nell’ambito della nuova stagione contrattuale.
Le Parti concordano sulla necessità di momenti di verifica dello
stato di attuazione dell’intesa.