Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 24/05/2012, 24 maggio 2012
VAL D’AOSTA CONTESA LA GUERRA SEGRETA DEL ’45
Lei ha scritto che le truppe francesi nell’aprile 1945 si accingevano ad organizzare in Valle d’Aosta un referendum d’annessione alla Francia, il che presupponeva una loro quasi pacifica occupazione della Regione. Le cose andarono invece in maniera alquanto diversa grazie a un accordo personale fra il colonnello De Felice comandante del 4° reggimento Alpini della divisione «Littorio» (Repubblica sociale italiana) ed il comandante partigiano Augusto Adam (a sua volta maggiore degli Alpini). I partigiani valdostani (con cappello alpino in testa) si posizionarono indisturbati in alta quota, mentre le penne nere della Rsi occupavano il fondo valle tenendo lontano i tedeschi. Fu quindi per questo evidente tacito accordo fra commilitoni alpini che alla Valle vennero risparmiati i lutti e le distruzioni che funestarono altri luoghi. E ciò spiega bene come le celebrazioni del 25 aprile siano costantemente caratterizzate in Valle d’Aosta da manifestazioni sotto tono, senza iperboli ed esaltazioni.
Arturo Buzzi
buzzart2609@gmail.com
Caro Buzzi, come lei ricorda in un’altra parte della sua lettera (troppo lunga, purtroppo, per essere pubblicata integralmente), la storia della Valle, in quelle cruciali giornate di aprile, emerge da un convegno dell’Università Cattolica («Italia 1939-1945: Storia e Memoria») e dal libro a cura di Anna Lisa Carlotti, pubblicato nel 1996 dalle edizioni «Vita e Pensiero» con una prefazione di Franco Della Peruta, in cui sono raccolte le relazioni dei numerosi studiosi che parteciparono all’incontro. Le fonti, come è suggerito dal titolo, sono in buona parte le memorie e i diari di coloro che furono protagonisti o testimoni delle vicende nazionali.
Nella parte dedicata alla Valle d’Aosta, Valentina Zappa ha raccolto con certosina pazienza i ricordi scritti e orali di parecchi militari della Divisione «Littorio». Molti erano stati reclutati fra i soldati caduti nelle mani dei tedeschi dopo l’8 settembre 1943 ed erano stati addestrati in Germania; altri non avevano potuto sottrarsi ai bandi del generale Graziani, ministro della Guerra della Repubblica sociale italiana. Il loro nemico, quando fu deciso di utilizzarli sul campo di battaglia, furono le forze francesi che tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945 avevano cominciato a premere sulla frontiera occidentale del Paese. Una parte della divisione fu mandata in Valle d’Aosta e il 4° reggimento Alpini, in particolare, tenne il confine contro i corpi degli «Chasseurs des Alpes» che si erano attestati sul versante francese della frontiera.
La situazione cambiò il 23 aprile quando le formazioni tedesche cominciarono a sfaldarsi e iniziarono una confusa ritirata attraverso l’Italia settentrionale e la Svizzera. Lasciati soli, gli alpini restarono in linea sino al 29 aprile, ma il loro comandante (il tenente colonnello Armando De Felice) aveva preso contatto, nel frattempo, con le formazioni partigiane. Era pronto a difendere la Valle contro gli «Chasseurs des Alpes», ma chiedeva un salvacondotto per i suoi uomini. Secondo Valentina Zappa, «il comandante delle forze di liberazione valdostane, Augusto Adam, optò piuttosto per un impiego dissuasivo delle forze della "Littorio", chiedendo loro non tanto di restare sul fronte quanto di ritirarsi verso Aosta il più lentamente possibile». Avrebbero ostacolato in tal modo le manovre dei francesi e guadagnato tempo. La soluzione, come è noto, venne quando gli americani negarono alle forze francesi i rifornimenti di cui avevano bisogno e le costrinsero, anche per ragioni politiche, a lasciare la Valle.
Ai soldati della «Littorio» i partigiani dettero un lasciapassare. Alla fine della guerra in Italia vi fu quindi un breve periodo in cui partigiani e «repubblichini» strinsero un tacito patto di collaborazione. Sarebbe potuto accadere anche sulla frontiera orientale se i partigiani comunisti non avessero anteposto l’ideologia alla patria.
Sergio Romano