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 2012  maggio 24 Giovedì calendario

Notizie tratte da: Riccardo Staglianò, Occupy Wall Street – Il reportage dentro la protesta, Chiarelettere Milano 2012, pp

Notizie tratte da: Riccardo Staglianò, Occupy Wall Street – Il reportage dentro la protesta, Chiarelettere Milano 2012, pp. 154, 9 euro.

«A causa di recenti tagli al budget, la luce alla fine del tunnel è stata spenta» (cartello a Zuccotti Park). [pag. 3]

«Le banche ci hanno rapinato. E i politici guidavano l’auto per la fuga» (scritto su un grosso cartone vermiglio retto da un signore che assomiglia a Peter Ustinov, con coppola bianca in testa). [6]

Zuccotti Park, spiazzo di granito con cinquantacinque esili spini di Giuda, a New York, nei pressi di Wall Street, tra la Broadway e Trinity Place, Liberty Street e Cedar Street. L’accesso è libero, la proprietà privata: l’area è della Brookfield Properties, colosso immobiliare. [5]

Tra settembre e la prima metà di novembre 2011 Zuccotti Park è stato il quartier generale dell’indignazione americana. Qualche centinaia di persone vi dormiva ogni notte in tenda. Una cucina da campo serviva fino a tremila pasti al giorno a chiunque avesse fame. Una biblioteca popolare aveva raccolto e catalogato quasi cinquemila volumi donati da simpatizzanti. Mediattivisti documentavano in diretta tutto ciò che accadeva. [8]

A Zuccotti Park un «incongruo esercito di sognatori, marxisti moderati e anarchici imbelli, ambientalisti preoccupati, femministe born again, protettori di tutte le minoranze, oltre al grosso di normalissimi cittadini con l’unica sventura di nascere nella generazione sbagliata, ovvero la prima che deve aspettarsi di stare peggio dei propri genitori».

L’America spaccata in due: da una parte l’1 per cento, ovvero la minuscola oligarchia che da sola incassa un quinto degli stipendi e detiene poco meno della metà della ricchezza del paese. Dall’altra il «99 per cento», che il movimento vuole in qualche modo rappresentare.

Secondo i dati 2009 del servizio statistico dell’Internal Revenue Service, rientra nella categoria demografico-economica del «99 per cento» chi guadagna meno di 343.927 dollari all’anno. [9]

«Siamo il 99 per cento»: si dibatte se lo slogan sia stato popolarizzato prima dall’economista Joseph Stiglitz in un articolo su Vanity Fair del maggio 2011 o dall’antropologo anarchico David Graeber. [27]

Nella notte del 15 novembre il sindaco di New York Michael Bloomberg, adducendo preoccupazioni di ordine sanitario, dà ordine di sgombrare la piazza. La polizia interviene con gli idranti, arresta chi fa resistenza, distrugge computer e altri macchinari, infradicia irreversibilmente i libri. [8]

Dopo lo sgombero di Zuccotti Park il quartier generale del movimento si trasferisce al 60 di Wall Street, in origine sede della J. P. Morgan, che poi l’ha venduta alla Deutsche Bank. «Occupy Wall Street non è più un’aspirazione, ma risponde a una verità geografica». Il pianterreno, come Zuccotti Park, è un «pops», uno spazio pubblico di proprietà dei privati. È qui che si svolgono gli oltre cento gruppi di lavoro per riempire di contenuti la protesta. [11]

Il giorno che gli attivisti hanno appreso che il movimento aveva messo da parte circa 700.000 dollari grazie alle donazioni di migliaia di supporter: accrediti da dieci dollari su PayPal e lasciti cospicui da parte di celebrità. Dibattito sull’impiego: serbarli per le elezioni di novembre 2012; comprare una palazzina per ospitare chi non ha da dormire; farli girare (ogni membro del movimento apra un suo business e gli altri si impegnino a fare affari con lui), ecc. [14]

Il «facilitatore»: il ragazzo incaricato di evitare che la conversazione vada fuori tema.

Vlad Teichberg, 39 anni, nato a Mosca, emigrato negli Stati Uniti quando ne aveva dieci. Capo di Global Revolution Tv, la Cnn degli indignati globali. Prima era un trader di derivati. Figlio di un professore di matematica, è stato un ragazzo brillante già al liceo. Al termine del primo anno di Matematica a Princeton lavora per la Bankers Trust a un prodotto per i primi anni Novanta nuovo e promettente: le Cdo, collateralized debt obligations. Si occupa sempre di risk assessment per il colosso delle assicurazioni Swiss Re, per il gruppo svizzero Hsbc e per Deutsche Bank. Guadagna più soldi di quanti riesca a spendere. Nel 2002 però, «dopo aver provato a lungo a cambiare il sistema dall’interno, inizia una doppia vita, da Penelope mediattivista, disfacendo di norre quel che costruisce di giorno». [25]

I computer alla Global Revolution Tv: pc fuori e Mac (e Linux) dentro. Comprati usati su eBay a 100-150 dollari e poi modificati. «Sono hackintosh, con le stesse funzionalità dei veri ma a un decimo del prezzo» (Spike, attivista dell GR Tv). [21]

Negli anni Settanta in America un amministratore delegato prendeva quaranta volte più del suo dipendente base, contro le trecentocinquanta volte di oggi. [28]

Cinque giorni prima dello sgombero di Zuccotti Park il sito di Neiman Marcus, catena di grandi magazzini di lusso, ha venduto in cinquanta minuti dieci Ferrari FF a 395.000 dollari l’una. [32]

I posti di lavoro da classe media sono passati dal 52 per cento del 1980 al 42 per cento del 2000. [31]

La manodopera americana fornisce sì e no il 6 per cento dei componenti di un iPhone. Il resto è opera di giapponesi, tedeschi, sudcoreani e cinesi. [31]

Kalle Lasn, 69 anni, nato in Estonia, cresciuto in Australia dove si è laureato in Matematica. A Tokyo ha guadagnato molto con una sua agenzia di studi di mercato. Trasferitosi in Canada, una ventina d’anni fa ha fondato Adbusters, rivista di critica culturale. Agli inizi di giugno 2011 invia una mail ai novantamila «amici» di Adbusters in cui scrive che l’America ha bisogno della sua Tahrir (alludendo ai moti del Cairo). È lui a usare per primo l’hashtag, l’identificativo Twitter, che diventerà eponimo del movimento: «Cari americani, il 4 luglio sognate un’insurrezione contro il potere delle industrie #occupywallstreet». [39]

Il contagio su Twitter non è fulmineo. Seconda occorrenza dell’hashtag una settimana dopo, da parte di un Francisco Guerriero, produttore cinematografico costaricano. Ritwittato due volte, poi di nuovo silenzio fino al 23 luglio, quando lo menzionano uno spagnolo e un’insegnante di chimica in pensione di Long Island. Il messaggio della donna viene inoltrato da otto persone: i primi propalatori. [42]

Il 14 luglio la ventiseienne Justine Tanney, anarchica militante per i diritti di lesbiche e trans, registra in via del tutto autonoma il sito Occupywallst.org, che con nycga.net diventa uno dei due ufficiali del movimento. [41]

Il 19 settembre viene inaugurata la pagina Occupy Wall Street su Facebook. Il numero delle persone che si iscrivono raddoppia ogni tre giorni per tutto il primo mese. [43]

Occupy Wall Street condivide con i guastatori informatici la scelta della maschera di Guy Fawkes, l’eroe del film V per Vendetta, per travisarsi durante le marce. [42]

«L’attivismo telematico può produrre solo una democrazia molto soft. Noi, qui, ne vogliamo una hard. Che, passando dal rioccupare le case degli sfrattati, punti a cambiare il mondo» (Michael Fix, un volontario del movimento). [48]

Il 17 settembre il primo gruppo del movimento, che ha compiuto i primi sit-in dimostrativi nella via adiacente alla Borsa ma ne è stato allontanato, si installa a Zuccotti Park. A differenza dei parchi pubblici della città, nei quali è vietato pernottare, l’area si presta a una occupazione continua. La Brookfield Properties ha infatti ottenuto il permesso di costruire tutt’introrno palazzi anche più alti del solito in cambio della promessa di lasciare l’area in uso alla cittadinanza, ogni giorno dell’anno, 24 ore su 24. [50]

Zuccotti è John Zuccotti, attuale presidente della compagnia. Fino al giugno 2006 si chiamava Liberty Plaza Park.

Per coprire l’esordio dell’occupazione di Zuccotti Park il New York Times manda un cronista di spettacoli [51]

Eric Smith, fino all’anno scorso chef di uno dei ristoranti dello Sheraton sulla Settima strada. Licenziato in tronco, ha messo in piedi un elaborato sistema di catering per gli occupanti. La mattina gli recapitano le casse di ingredienti donati al movimento, la sera consegna un migliaio di pasti. Il New York Post: «Dormiranno anche nel parco, ma mangiano come re» [70]

«Il programma non c’è». [75]

Dall’Index mensile (maggio 2011) della rivista Harper’s: aumento percentuale nell’uso dei food stamp (i buoni alimentari) nel 2010: 13; possibilità che un milionario americano non si «senta ricco»: 2 su 5; patrimonio che riterrebbe suffciente a creare quella sensazione: 7,5 milioni di dollari; cifra sepesa dal servizio sanitario britannico per attrezzare le ambulanze per ospitare pazienti obesi: 341.000 dollari; ammontare minimo speso per trattare l’obesità negli animali domestici negli Stati Uniti: 25 milioni di dollari. [80]

Dimensione media del debito per studio negli Stati Uniti: 40.000 dollari. [83]

Nelle intenzioni del movimento a decidere è il consensus, ovvero la ricerca dell’unanimità. Se si verifica un blocco insormontabile perché i dissidenti nn vogliono cambiare idea, lo si supererà con la maggioranza qualificata dei nove decimi. [101]

Il caso delle sarte argentine (dal documentario The Take di Naomi Klein sulla crisi argentina). La Brukman era una delle sartorie più note di Buenos Aires. Travolta dalla crisi del paese, la proprietà aveva deciso la chiusura. Il 18 dicembre 2001, alla vigilia delle due giornate più tragiche della bancarotta, le lavoratrici si erano asserragliate nella fabbrica, che dopo alcuni sfratti forzosi e una lunga battaglia in parlamento è diventata la prima di circa 300 empresas ocupadas, espropriate e assegnate agli operai. Dieci anni dopo sono aumentati i clienti, i dipendenti sono passati da una trentina a quasi ottanta: «Tutte contiamo uguale, una persona un voto, decidendo ogni cosa a maggioranza. E prendiamo lo stesso salario che varia a seconda degli introiti, ma si aggira sugli 800 pesos a settimana» (Matilde Adorno, la veterana del gruppo). [105]

Ariel Gennaro, ex manager di un’industria alimentare argentina, andata a picco con la crisi: «Tornammo al baratto. Se dovevi versare la retta della scuola di tuo figlio e non avevi i soldi, potevi dipingergli l’aula. Un idraulico poteva scambiare una riparazione con una fornitura di pane dal fornaio, E così via». [106]

Marisa Holmes, 25 anni, ha studiato cinema all’università. Per il New Yorker è «quanto esista di più vicino a un leader del movimento». Pensa che il modello senza gerarchia del movimento sia esportabile. Come traguardo del lungo periodo vede «un’economia locale, basata su sistemi cooperativi, in una società orizzontale. […] Una confederazione, più granulare, dove i singoli quartieri abbiano un portavoce che vada alle assemblee assieme ai portavoce degli altri quartieri. Così si prenderebbero le decisioni delle città. Lo stesso schema potrebbe replicarsi alle contee, agli stati, all’unione». [110]

Dalla Dichiarazione dell’occupazione della città di New York (fine settembre 2011): «Scriviamo affinché tutti voi che vi sentite lesi dal potere delle aziende nel mondo sappiate che siamo vostri alleati. […] Una vera democrazia non è possibile quando il processo democratico è determinato dal potere economico. […] Esercitate il vostro diritto di riunirvi pacificamente, di occupare il suolo pubblico, inventando metodi per affrontare i problemi che abbiamo di fronte e per trovare delle soluzioni accessibili a tutti […] Unitevi a noi nel far sentire la vostra voce!». [116]

«Non chiedono niente, questa è la realtà. Dicono: questo non va, inventiamoci qualcosa di nuovo. Offrono il marchio (Occupy), che è un asset preziosissimo, documentazione e le altre risorse (tipo Global Revolution Tv). Per il resto la casa propone un menu à la carte, tutto da comporre». [117]

Gli iscritti al sindacato in America, precipitati, dal dopoguerra a oggi, dal 36 al 12 per cento della forza lavoro. [132]

«Andate a cercarvi un lavoro, dopo esservi fatti un bel bagno» (il repubblicano Newt Gingrich ai manifestanti). [132]

Obama, il deludente-in-capo. Occupy Wall Street gli rinfaccia più di tutto la squadra economica, quella originale di Larry Summers, che sotto Clinton aveva votato contro ogni regolamentazione dei derivati, e Timothy Geithner, capo della federal Reserve a New York negli anni di Greenspan a Washington, che solo dopo aver lasciato ha ammesso di aver sottovalutato le conseguenze del liberismo estremo. [136]

Occupy, come sostantivo, verbo e suffisso ricombinante, eletta parola dell’anno dall’American Dialect Society. [145]