Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 24/5/2012, 24 maggio 2012
PRIMO SÌ AL GASDOTTO DELLA PACE
Quando (se) vedrà la luce, avrà davanti a sé la più insidiosa delle strade. Tapi, il gasdotto che porterà in India gas naturale dal Turkmenistan, attraverserà Afghanistan e Pakistan: dopo 20 lunghi anni di discussioni, i quattro Paesi che con le loro iniziali danno il nome alla pipeline hanno firmato ieri i primi contratti ad Avaza, in Turkmenistan. Accordi di acquisto e consegna per 90 milioni di metri cubi di gas naturale al giorno, anche se il gasdotto ancora non esiste. La speranza è che sia operativo per il 2018, frutto di un’ambizione che in un unico progetto smorzerebbe l’isolamento del Turkmenistan, porterebbe sviluppo ed energia alle regioni più difficili dell’Afghanistan e al Pakistan degli scontri tribali. Arrivato a destinazione, per dirigersi su Delhi e nel Sud indiano, rappresenterebbe un passo concreto nel fragile riavvicinamento tra India e Pakistan. Prima ancora di portare gas, Tapi potrebbe davvero definirsi «storico».
Così lo hanno descritto ieri, al momento della firma tra le compagnie petrolifere dei quattro Paesi. «Questo è un momento storico di cooperazione regionale senza precedenti», ha osservato Klaus Gerhäusser, responsabile per l’area di Adb, l’Asian Development Bank che ha coordinato i negoziati e finanzierà parte del progetto. Il gasdotto, ha aggiunto, «è una situazione vincente per ciascun Paese, poiché darà al Turkmenistan nuovi mercati e contribuirà ad alimentare le economie del Sud, affamate di energia. Non sarà solo il gasdotto della pace, ma anche della prosperità».
Partirà da un giacimento, Galkynysh, che gli esperti classificano come la seconda riserva di gas più estesa al mondo. Tapi per il Turkmenistan - quarto fornitore globale di gas - significa ridurre la dipendenza dalle esportazioni verso la Russia; all’India, che importa l’80% del fabbisogno energetico e secondo il ministro del Petrolio S. Jaipal Reddy da qui al 2017 vedrà triplicare il consumo di gas, darà invece la possibilità di diminuire le importazioni dall’Iran assecondando gli Stati Uniti. Correrà per 1.680 chilometri, trasportando 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno per 30 anni, distribuendo 38 milioni di metri cubi al giorno a India, 38 al Pakistan e 14 all’Afghanistan; costerà, secondo le stime, 8-10 miliardi di dollari. Come ha sottolineato Adb, ora la sfida è trovare chi lo costruisca, chi lo finanzi, chi ne sia operatore. E, verrebbe da aggiungere, chi lo difenda, soprattutto dopo la partenza delle forze Nato dall’Afghanistan.
Ai danni di un analogo progetto che potrebbe legare l’India all’Iran, gli Stati Uniti sono tra i sostenitori più entusiasti di Tapi: già due compagnie americane avrebbero manifestato interesse a partecipare al progetto. Il tracciato del gasdotto però passa per le province afghane di Helmand e Kandahar, sotto controllo talebano, e poi per l’instabile Baluchistan pakistano. Una fonte dell’amministrazione del presidente afghano Hamid Karzai, citata dal giornale indiano The Express Tribune, avrebbe assicurato che prima di firmare gli accordi Kabul avrebbe ottenuto garanzie sulla sicurezza del gasdotto da rappresentanti talebani. Il che lascia scettici gli osservatori: «Se Tapi può essere un progetto commerciale redditizio - scrive Lilit Gevorgyan di IHS Global Insight - il rischio operativo è molto elevato, dal momento che il gasdotto deve attraversare più di un Paese ad alta instabilità. Il che pone il progetto sotto un grosso punto interrogativo».