Carlo Bonini, la Repubblica 24/5/2012, 24 maggio 2012
Dai proiettili della Fai alla ferocia dei clan i timori che agitano la nostra intelligence – ROMA - Capaci e via d´Amelio
Dai proiettili della Fai alla ferocia dei clan i timori che agitano la nostra intelligence – ROMA - Capaci e via d´Amelio. Brindisi e l´Istituto tecnico "Francesca Morvillo Falcone". Per un giorno, il tritolo di Cosa Nostra e le bombole gpl armate da una «mano ancora oscura» tornano a sovrapporsi, quantomeno simbolicamente, nelle parole del Presidente della Repubblica. Evocando lo spettro del ritorno di una strategia stragista, «un rischio che non si può escludere». E questo, appena poche ore prima che il direttore dell´Aisi, Giorgio Piccirillo, in Parlamento, consegni "in chiaro" al Paese la convinzione che la minaccia di sangue agitata dalla Federazione Anarchica Informale (Fai) nel rivendicare la gambizzazione del manager Roberto Adinolfi (tornare a colpire almeno altre sette volte, una per ogni «compagno detenuto in Grecia»), è «concreta» e in qualche modo imminente nel suo esito. «Presto torneranno a colpire», dice il prefetto a capo della nostra intelligence domestica. Le parole di Napolitano e Piccirillo non sembrano sollecitate da informazioni di intelligence o di pubblica sicurezza nuove o diverse, rispetto a quelle di questi ultimi giorni o settimane elaborate dai nostri apparati sulle due emergenze criminali del Paese: la criminalità organizzata e il terrorismo di matrice politica. E tuttavia, nella sequenza di ieri non sembra esserci affatto della casualità. Piuttosto, lo svelamento, in un giorno altrettanto simbolico della nostra storia repubblicana, della estrema esposizione e vulnerabilità del Paese al morso di una violenza che solo in parte può essere letta attraverso la memoria della nostra storia recente. Una violenza evidentemente diversa nella matrice e dunque non sovrapponibile nei moventi e nei responsabili. E tuttavia identica, a ben vedere, nei suoi effetti "destabilizzanti". È stato «terrorismo stragista e mafioso» Capaci. È «terrorismo» la nuova stagione di spontaneismo armato battezzata dalla Fai con i colpi di pistola esplosi a Genova. È «oggettivamente un atto di terrorismo stragista» lo scempio di Brindisi su ragazze innocenti, quale dovesse esserne il movente: una faida, una vendetta trasversale, l´ossessione privata o "politica" di un uomo solo, reso disumano dalla sua ossessione. E tuttavia, per restare a Brindisi - sottolinea appunto il capo dello Stato - la matrice è appunto ancora «oscura». Un modo per ricordare l´urgenza di liberare gli anticorpi del Paese, ma anche di evitare che intorno alla morte di Melissa non si crei, in assenza di responsabilità certe, un grumo di nuova paura, confusione, impunità, che sono poi il carburante del «terrorismo». Non a caso, il ministro dell´Interno Cancellieri, dice pubblicamente di «non vedere l´ora di avere novità» dalla mastodontica struttura investigativa (200 uomini tra poliziotti e carabinieri) dislocata in Puglia. Ammettendo contestualmente «che novità non ci sono». Non a caso, investigatori, magistrati, governo, continuano a ripetere «che ogni pista, ogni ipotesi, è ancora in piedi». Come se, in qualche modo, pur nell´avvertire l´impellenza di una soluzione, ci si dovesse comunque attrezzare psicologicamente al peggio di una scoperta futura che ci dica qualcosa di più o di diverso su quella bomba o sul suo responsabile. O alla possibilità che quello scempio possa ripetersi. Un filo di ragionamento, questo, che, sia pure su un altro piano e rispetto a una diversa emergenza (il nuovo spontaneismo armato di matrice anarchica), condivide appunto anche l´allarme pubblico di Cirillo e l´analisi che lo sostiene. Pur fronteggiando infatti una minaccia tutt´altro che "oscura" quanto ad indagini e analisi, in fondo anche il capo della nostra Intelligence ritiene che il Paese si debba attrezzare al peggio, alzando dunque la sua soglia di guardia. Perché Cirillo non si dice solo certo di nuove azioni di sangue. Ma certifica definitivamente la forza della «sfida asimmetrica» della Fai, forte - spiega - di «un invito alla violenza diretta e personale che, si legge nei documenti antagonisti, è come il gas. Non si sa quando si solleva, ma solo quando esplode». E che dunque potrebbe presto materializzarsi anche in un «universo di sigle nuove e sconosciute». Un modo per sottolineare come «l´appello allo spontaneismo armato» possa diventare una sirena nei confronti dello «spontaneismo rivendicativo» figlio della crisi economica del Paese. Un modo per alzare di fronte al Parlamento l´asticella.