Antonella Gullotti, varie, 24 maggio 2012
INTERVISTA A ILARIA STAGNI, PER SETTE TV
Com’è stato doppiare il personaggio di Gabrielle?
«Divertentissimo, è una scoppiettante e brava attrice. È mignon, tutta in miniatura. Il suo personaggio ha avuto un’evoluzione, un’escalation. Nonostante ne abbia fatte di tutti i colori al marito Carlos, alla fine lo appoggia».
C’è una frase o una scena in particolare che ricorda?
«Mi piace molto il rapporto che ha con le figlie, che sono cicciottissime mentre lei è bellissima e modellissima. Una scena che ricordo è quella della torta (nel diciannovesimo episodio della settima stagione, ndr): Carlos non vuole che Gabrielle si frequenti con Bree e le due si vedono di nascosto. Quando, tornando a casa, lui trova una fetta di torta (fatta naturalmente da Bree), chiede a Gabrielle di rifarla, per dimostrargli che non ha contatti con l’amica. Allora lei riesce a mettersi in contatto con Bree e si fa guidare con l’auricolare, con un metodo che risulta divertentissimo».
Qual è il personaggio che preferisce?
«Gabrielle mi piace molto e anche Bree, che mi piace tanto anche come attrice, è assurda, è strana, così algida con i capelli rossi e la pelle chiarissima. È il contrario di Gabrielle, che è un po’ zoccola, venale, ma talmente palese che la perdoni. Poi il suo personaggio cresce nel corso del tempo. Anche quando Carlos decide di non essere più squalo e di cambiare vita, lei è dalla sua parte».
Quale delle casalinghe si avvicina di più al suo carattere?
«Come carattere non Gabrielle (non sono così zoccola, ride). Ma secondo me la forza delle Desperate è proprio quella di far identificare ogni spettatore, che può rispecchiarsi in un pezzettino di esse. Se le metti tutte insieme in un frullatore esce fuori il personaggio perfetto. Ed è proprio questo il successo della serie».
La serie è finita, le mancherà il personaggio di Gabrielle?
«È stato bello interpretarla. Vivo con i personaggi le loro vicende, ma poi me ne distacco. Ognuno di loro mi lascia qualcosa. Gabrielle, per esempio, nell’ultimo episodio mi ha lasciato una risata, che poi magari ritrovo in altri momenti o in altri personaggi. È stato anche bello che la serie sia finita, che non si sia trascinata troppo a lungo».
Parliamo di Bart…
«Questo è un periodo critico per il doppiaggio. Molti miei amici si sono rifiutati di fare il provino per Bart e l’ho apprezzato. Con Bart credo di aver contribuito a costruire il personaggio, sono la sua voce da 25 anni. È questione anche di rispetto nei confronti dello spettatore. È vergognoso, non si fa, si taglia su altre cose ma non si cambia la voce. Volevano fare il 72% di sconto e ho rifiutato. Ma non è neanche questione di soldi. Ci eravamo proposti di lavorare gratis e di dare in beneficenza il compenso dovuto a una Onlus, ma hanno rifiutato, perché loro comunque devono fatturare».
E adesso a che punto è la situazione?
«Ora pare stiano facendo provini con degli imitatori, ma ancora niente di fatto, è tutto fermo. Prima fare doppiaggio era meritocratico, ora è una corsa al ribasso. Per risparmiare si mette a rischio la qualità. Con Desperate questo non è successo, è un prodotto di qualità e si è avuto rispetto dello spettatore».
Ma è vero che faceva telefonare a suo figlio dai doppiatori di Winnie the Pooh, suoi amici?
«Sì, è vero. Lo facevo parlare al telefono con Winnie o Tigro. E allora lui il giorno dopo andava a scuola materna dicendo ai suoi amichetti di aver parlato al telefono con loro. Nessuno ci credeva, ma era la verità!».
Lei ha doppiato i personaggi più diversi, ma come fa a passare da uno all’altro?
«Sì, a volte mi è capitato di fare ruoli diversissimi nella stessa giornata. È il mio metodo Stanislavskij, entro ed esco dai personaggi. A teatro lo fai anche fisicamente. Una volta mi è capitato di recitare nel ruolo di un personaggio che si mangiava le unghie. Dopo, anche se io non l’avevo mai fatto, ho continuato per diverso tempo a mangiarmi le unghie. Questo nel doppiaggio non mi succede. Uno dei talenti che ho, e che in tanti dicono che io abbia, è che mi basta vedere la faccia per riuscire a modulare la voce. Viene fuori da sola. Certo, poi ci sono anche altre cose».
Le è capitato che per strada qualcuno la riconoscesse per la voce?
«Sì, è capitato, quando vado a comprare il latte, con mio figlio…».
Usa mai le voci dei personaggi nella vita di tutti i giorni?
« Sì, mi è capitato di fare parecchi sorci o animaletti vari, con i bambini piccoli».
(Ha detto anche che non è d’accordo «con il ridoppiaggio. L’originale ha un fascino meraviglioso. Non si può ridoppiare»).