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 2012  maggio 24 Giovedì calendario

L’uomo perseguitato da tutti i terremoti - Luigi vive in un mondo di cose che non cambiano, votato a mettersi sempre, senza volere mai, dalla parte sbagliata della storia

L’uomo perseguitato da tutti i terremoti - Luigi vive in un mondo di cose che non cambiano, votato a mettersi sempre, senza volere mai, dalla parte sbagliata della storia. «Sono allenato...» racconta con un filo di ras­segnata ironia al Quotidiano Nazionale al­zando gli occhi sul suo agriturismo, un ex fie­nile diventato ristorante a cui il terremoto ha azzoppato i piloni di appoggio senza tirarli giù, trascinandolo però lo stesso nella rovi­na: «Vedi? La colonna qui si è spostata moltis­simo già con la prima botta, quella colonna là invece si è spostata proprio di netto...». A parte una Harley Davidson Electra, Luigi adesso possiede solo ciò che ha vissuto: «Ho un mutuo di 70mila euro che hanno pagato i miei genitori e nessun soldo messo via. E per la casa colonica dove abitiamo io e mia mo­glie dobbiamo restituire altri 150mila euro». Ogni giorno è un giorno che il cielo gli ha rega­lato e che poteva non esserci più. Ma di certo il cielo sta abusando della sua pazienza. Lui­gi Sciamanna ha 41 anni, il pizzetto tagliato come Robert De Niro nel «Cacciatore» e una storia da film. É nato a San Francisco, la ma­dre di tutti i terremoti, e per nove anni ha bal­lato, a volte di brutto. Meglio togliersi di lì, non si sa mai quando arriva il Big Bang. Italia allora da dove sono partiti i suoi genitori, stes­so paese, Frontone, mille abitanti o poco più, tra Pesaro e Urbino. Non fa tempo a tro­vare casa che si scatena il terremoto nella Marche, nono grado della Scala Mercalli, un anno intero di scosse, non era mai successo da quelle parti: 11 morti, 100 feriti e più di 80.000 case in pezzi. La sua di casa finisce in pieno nell’onda, ma resta in piedi non si sa come. Cambia vita per amore, ma qualche sospetto di essere pedinato gli resta. Incon­tra Monica a un raduno per biker, lei però è di Finale Emilia, tocca spostarsi ancora, forse però è meglio così, anche le Marche non so­no più tanto sicure. Il terremoto lo aspetta anche lì. Siamo me­no­difesi dalla scalogna di quanto non si pos­sa immaginare: «Solo quando ho sentito il ru­more dei vetri rotti ho capito che dovevo scappare- racconta Monica- perchè da que­ste parti al massimo si è sempre e solo sentito un tremolio. Luigi invece era già pronto a uscire con in braccio il nostro piccolo Mat­teo ». Questione di allenamento appunto. Dopo la scossa si sono arrangiati, per giorni lassù non si è visto nessuno. Ma più che incaz­zarsi preferisce rendersi utile. Domenica, il giorno della scossa più tosta, aveva prepara­to un pasto per centocinquanta persone, c’era da festeggiare prime comunioni che non si sono fatte più. E ora, lui che non ha avu­to niente, è pronto a dare tutto: «Se volete re­galare agli sfollati i nostri pranzo, più che vo­lentieri: è giusto aiutare chi ha bisogno» Inutile rimettere indietro l’orologio della vita, uno non può passare il tempo a rincorre­re ciò che poteva essere e non è stato. Come ricominciare Luigi ancora non lo sa. Per siste­mare il posto ci vorranno tempo, soldi, intan­to si dovrà vivere. Non ha l’aria di uno che molla, uno come lui una via la troverà di sicu­ro. Chi non sceglie per paura di perdere fini­sce per perdere sempre.