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 2012  maggio 24 Giovedì calendario

DAL VINAVIL AL CICLISMO, STORIA DI MR MAPEI

Oggi prima assemblea da presidente di Confindustria per Giorgio Squinzi che prende il posto di Emma Marcegaglia. L’avvicendamento coincide con un momento difficile per il Paese e molto complicato per l’associazione degli industriali. Mentre infuria la grande crisi economica, resta aperto il dibattito sul ruolo delle èlite in perenne transizione. E molte imprese – a cominciare da quella che è ancora la prima impresa manifatturiera italiana, la Fiat – si chiedono se per difendere i propri interessi le associazioni imprenditoriali servano ancora. Alla guida degli industriali arriva un chimico che partendo da una piccola azienda fondata dal padre, ha creato una di quelle cosiddette multinazionali tascabili italiane: specializzate in supernicchie, ricche ed elastiche.
Dopo una competizione con il metalmeccanico Alberto Bombassei che ha impegnato gli imprenditori in uno scontro fatto in parte di potere e interessi, in parte di differenti visioni su quello che dovrà essere in futuro l’associazione, a Squinzi toccherà di provare a ricomporre il suo mondo.
La Mapei e il Vinavil
Se, con l’obiettivo di riconnettersi all’infanzia, e nella speranza di sentirsi rispondere «Vinavil», un baby boomer gli chiedesse quale dei prodotti che fabbrica è il suo preferito, resterà deluso. Squinzi risponderà: «Per me sono tutti uguali». In fondo il Vinavil è solo una creatura chimica. La bottiglietta vale meno del 2 per mille del fatturato di Mapei (il gruppo Vinavil vale invece il 10% del fatturato).
Mapei è il primo produttore mondiale di adesivi e prodotti chimici per l’edilizia. Fattura 2,1 miliardi di euro. Ha 60 stabilimenti in 27 nazioni, 7.500 dipendenti, mai nessuno licenziato. Per questo il nuovo capo di Confindustria è freddino sul dibattito articolo 18.
Oltre il Moplen
Squinzi, laureato in chimica, è uno di quelli che hanno aggiornato la presenza italiana nella chimica, posizionandola in una dimensione nuova. Non più chimica di base, le grandi storie industriali dell’altro secolo: da Montecatini (con tutta la suggestione popolare delle invenzioni italiane, il Moplen per esempio, ricordate Gino Bramieri?) fino a Rumianca e Snia Viscosa. Squinzi è uno degli artefici delle nicchie nella chimica fine. Cosmetica, farmaceutica, vernici, adesivi. Innovazione, miglioramento dei processi, prodotti che consentono progressi per i settori a cui sono destinati: dai mobili fino all’industria delle gomme da masticare.
Il salto di qualità, l’ascesa comincia alla fine degli anni ’60 quando la Mapei affianca i produttori del distretto ceramico di Sassuolo. Spiega Sergio Sassi, uno dei principali industriali ceramici del distretto: «Squinzi introdusse un’innovazione. Un tempo le piastrelle si posavano con malta e cemento. Lui propose i collanti. Con l’adesivo la ceramica si posa meglio. Il successo e l’internazionalizzazione delle piastrelle in ceramica trascinò la colla».
Pirelli & Messina
La chimica è stata un’avanguardia nelle relazioni industriali. Secondo Sergio Cofferati, capo dei chimici della Cgil alla fine degli anni ’80, questo dipende dalla qualità degli uomini che hanno sviluppato i rapporti tra lavoratori e imprese: «La storia del riformismo chimico nasce negli anni ‘60 con la crisi di Pirelli e poi di Liquisir. E poi con la crisi della chimica di base negli anni ‘80, dove erano impiegate ancora 300.000 persone. Le crisi vennero gestite insieme con il sindacato. Era buona la qualità di noi sindacalisti, ma anche la loro, quella degli imprenditori. C’era l’impronta di Leopoldo Pirelli e del direttore generale di Federchimica di quegli anni, Nicola Messina».
C’è anche un’altra questione. Spiega Sassi: «Nella chimica il costo del lavoro è una variabile meno importante che altrove. L’incidenza più elevata per noi ceramici, per esempio, è l’energia». Osserva Giuliano Cazzola, predecessore di Cofferati: «C’è un aspetto legato al costo del lavoro, uno alle persone, e ci sono le condizioni storiche. Quando fu varato il piano per la chimica, i sindacati collaborarono. Il Pci aveva cambiato orientamento dopo la sconfitta subita dal sindacato con la Fiat nel 1980».
Lo sport e l’esperienza Milan
Rodolfo Squinzi, padre di Giorgio, era stato corridore professionista tra il 1929 e il 1932. Il ciclismo diventa una passione anche di suo figlio. All’inizio degli anni ’90, rileva una piccola squadra e fonda la Mapei che sarà per dieci anni la squadra più forte al mondo, «la più forte di tutti i tempi nelle classiche del pavè», dice Pier Bergonzi della Gazzetta dello Sport, grande esperto di ciclismo. Nel 1996 apre un centro di medicina sportiva per contrastare il doping. «Voleva dimostrare – spiega Bergonzi – che si poteva vincere con un ciclismo pulito». Ma, nel 2002, durante il Giro un suo corridore, Stefano Garzelli, maglia rosa, viene trovato positivo. «Decide di uscire dal ciclismo – dice Bergonzi – nonostante che per il commerciale di Mapei il ciclismo fosse diventato un affare». Dal 2008 tiene una rubrica di ciclismo sul Sole 24 Ore. Titolo: «Giro di parole».
Altra passione, il calcio. Si segnalano poche cose: calcisticamente fortunato, main sponsor della Nazionale campione del mondo 2006. Ha comprato il Sassuolo per riconoscenza nei confronti dei colleghi del distretto ceramico e per dimostrare che con buona organizzazione e gestione sana si può avere successo nello sport anche nella provincia della provincia. Quest’anno rischia la A; in quanto terribilmente milanista, vorrebbe battere l’Inter a San Siro; calciatori preferiti: Rivera e Gattuso. Nota sul milanismo: da ragazzino, ha giocato due mesi nella primavera del Milan, il che costituisce un certo vantaggio psicologico nei confronti del Cav. Ma non comprerebbe mai il Milan.
Il capitalismo familiare
In un’intervista a Roberto Napoletano (Padroni d’Italia, Sperling&Kupfer, 2004) dice: «La mia idea è quella di un capitalismo familiare che gestisce le aziende in prima persona, mi viene così. È molto probabile che i miei figli possano proseguire, almeno io spero». L’idea è che il vero imprenditore tenda sempre a crescere, non per denaro, ma perché l’impresa è – in un certo senso – la vita. I soldi sono a disposizione dell’azienda. Squinzi è amministratore unico, non dà dividendi, ma stipendi. Il suo è di circa 500.000 euro l’anno. Adriana Spazzoli, sua moglie è il responsabile del marketing. I due figli Marco e Veronica – si occupano uno dello sviluppo tecnico e l’altra di pianificazione – sono dipendenti. Sua sorella, Laura, azionista di minoranza, è avvocato e il suo studio segue Mapei professionalmente. La maggior parte degli utili sono reinvestiti nel business. Squinzi si autofinanzia. Non va in Borsa. Molte delle sue operazioni di espansione sarebbero contrastate dalle esigenze di breve periodo delle trimestrali. Modello: Michele Ferrero.
Alcune curiosità personali
Aveva un rapporto strettissimo con suo padre. Morì d’infarto tra le sue braccia mentre erano a un funerale.
Come nella vecchia tradizione della ritrattistica imprenditoriale del nord è sì un uomo ricco, ma attento all’eccedentario. Vive in una villetta liberty a Milano, usa anche la metropolitana, vita casalinga, poco lusso, con l’eccezione degli orologi. Preferiti: Patek-Philippe e Lange (controllata da IWC). Discreto interesse per le automobili (ma non è un collezionista, attualmente possiede un Audi S8, motore 10 cilindri Lamborghini), quando non si distrae: per due volte ha subito furti d’auto andando a comprare il giornale. È amico di Fedele Confalonieri (li unisce la musica) e di Romano Prodi (li unisce la bici). Ieri nell’assemblea privata ha citato Giorgio Napolitano.
Parla quattro lingue: inglese, francese, spagnolo e tedesco. È appassionato di Leonardo da Vinci; opera preferita, La Traviata; libro preferito, Il Gattopardo.
Difficile dire cosa del suo bagaglio gli servirà di più. In Confindustria «dovrà confrontarsi con una serie di cose che sono diventate dei tabù – dice Giuseppe Berta, storico dell’Economia alla Bocconi – Il sistema della rappresentanza sembra irriformabile, è ingessato, attento più a conservare se stesso che ad affrontare il presente». In che modo Squinzi si attrezzerà per far fronte a questa sfida culturale, lo vedremo. Anche a causa della crisi, non ci sono punti di riferimento. Sarà tutta questione di pratica. Nella grande produzione di massime del misterioso e malinconico Leonardo, eccone una: «La scienza è il capitano, e la pratica sono i soldati».