Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri Grillo ha parlato con i giornalisti, riuniti davanti alla sua casa di Sant’Ilario (Genova).
Chi le piacerebbe al Quirinale?
«Dario Fo. È un premio Nobel, è una mente aperta, ha una lucidità fantastica».
Come vede la grande coalizione Pd-Pdl?
«Nei prossimi giorni assisteremo a una riedizione del governo Monti con un altro Monti, L’ammucchiata Alfano-Bersani-Casini,
come prima delle elezioni. Dureranno 7-8 mesi, non di più. È l’economia che non gli darà scampo, chiudono mille imprese al giorno.
Non abbiamo più grandi imprese come a Ivrea, Biella e Alessandria. Questa è una guerra generazionale, siamo un popolo di vecchi».
Che farà quando Napolitano vorrà parlare con quelli del Movimento 5 Stelle?
«Andrò io».
Che proporrà?
«Il M5S non si allea con nessuno. Lo dirò a Napolitano. Per il resto, devo vedere, sono personaggi che fanno parte della storia».
Aspetta che crolli tutto?
«No, è già crollato tutto».
• Che ha detto Dario Fo?
Non ci sta. «Sono troppo vecchio. È un atto di stima, mi fa piacere, ma ci vogliono forze inaudite, non ho le possibilità fisiche e psichiche». Farà 87 anni il prossimo 24 marzo. Grillo ha detto che, in ogni caso, sceglieranno il loro candidato per il Quirinale attraverso la rete.
• Bersani?
Ha indetto una conferenza stampa assai sofferta. «Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi. Questa è la nostra delusione. Se non si riesce a garantire la governabilità del paese non si può dire di aver vinto». Poi: «Ci ha battuto la crisi. E c’è stato un rifiuto della politica così come si è presentata in questi anni, di istituzioni inefficienti e di una politica apparsa moralmente non credibile».
• Farà la grande alleanza con Berlusconi o no?
Berlusconi non sarebbe del tutto contrario (per il momento), ma per ora Bersani ha detto di no. Il suo ragionamento è questo: «Non è l’ora della diplomazia. I punti essenziali sono tre: riforme istituzionali e della politica e dei suoi costi. Legge sui partiti. Moralità pubblica e privata. No, invece, a discorsi a tavolino sulle alleanze. Ognuno, in Parlamento, si deve prendere le sue responsabilità. È certo che il prossimo governo deve essere di cambiamento, anzi di combattimento. Consegneremo al presidente della Repubblica le nostre impressioni, le nostre valutazioni. E alla fine sarà lui a dire chi è in grado di poter fare il governo in questo passaggio difficile. Noi, per parte nostra, ci rivolgeremo al Parlamento. Un governissimo con il Pdl è escluso. Certo, ci confronteremo, ma non penso che atteggiamenti diplomatici corrispondano al cambiamento che dicevo, dobbiamo ribaltare lo schema, non credo che il paese tolleri balletti di diplomazia… Si riposassero». Su Grillo: «È lui che ci deve dire che cosa vuole fare. Attendiamo in ogni caso che il Parlamento si insedi. Lì ci saranno le possibilità istituzionali». Questa frase significa che il Pd è pronto a cedere la presidenza della Camera ai grillini. «Siamo favorevoli alla co-responsabilità. Il Movimento 5 Stelle è primo alla Camera. Ciascuno si prenda le sue responsabilità». Sull’Europa, invece, forse le posizioni sono distanti da quelle del M5S: «Un’Italia che si staccasse dall’Europa sarebbe un disastro. Questa è matematica, non è un’opinione. Certo, altro discorso è se si dice che bisogna chiedere una rivisitazione della politica economica. Lì ci sono le proposte dei progressisti». Ieri, in un quadro mondiale depresso proprio dal risultato delle nostre elezioni, Piazza Affari ha perso il 4,8%, lo spread è arrivato a 340. Bersani ha detto qualcosa anche su Renzi, gli è stato chiesto se col sindaco di Firenze candidato premier il Pd avrebbe potuto ottenere un risultato migliore. Risposta: «Non lo so. Io ho fatto le primarie. Di più non potevo. In ogni caso, il mandato di questa segreteria scade quest’anno e al Congresso deve girare la ruota, l’ho sempre detto. Per il resto, non sono uno che abbandona la nave».
• Berlusconi?
Nella telefonata con Belpietro, ieri mattina in tv, ha aperto alla possibilità del governissimo. S’è lamentato «dei vari Giannino o Casini» che hanno sottratto al centro-destra una vittoria che era a portata di mano. È convinto che, in Senato, Bersani sarà costretto a venire a patti con il Pdl, a cominciare dalla presidenza dell’assemblea, che vorrebbe per i suoi, e dal Quirinale.
• Ha ragione?
Chi sa. Forse no. Grillo non farà inciuci, ma appoggerà le cose che lo convincono. Si intravede un governo Bersani di minoranza (detto in questo momento «di scopo»), che potrebbe durare anche più del previsto. Al momento della fiducia in Senato il Movimento 5 Stelle, per non compromettersi, uscirà dall’aula, mi figuro. Forse per loro sarebbe un errore anche accettare la presidenza della Camera. A Grillo conviene che si concretizzi il monumento alla casta, cioè l’asse Pd-Pdl, al quale fare, generalmente parlando, la guerra. Sistema giovane contro sistema marcio, eccetera. Sulla nuova legge elettorale la fanno tutti troppo facile.
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