Francesco Bei, la Repubblica 27/2/2013, 27 febbraio 2013
E SPUNTA AMATO PER UN GOVERNO TECNICO LA GRILLINA MARTA GRANDE PER MONTECITORIO
Torna Giuliano Amato o quanto meno se ne riparla. Il Dottor Sottile potrebbe infatti essere richiamato in servizio nel caso fallisse il primo tentativo, quello fatto da Bersani per convincere Grillo a una qualche forma di collaborazione. E del resto Amato, che salvò il paese nella tempesta dell’estate del 1992 e, di recente, è stato artefice di un piano di riforma dei partiti e del finanziamento alla politica, potrebbe avere per Napolitano il profilo ideale per guidare un governo di larghe intese Pd-Monti-Pdl.
Intanto, nella Roma politica ancora sotto choc per il ciclone Grillo, è già partito il risiko delle presidente delle Camere. Perché questa volta la possibilità di trovare un accordo di governo andrà verificata sull’elezione dei successori di Fini e Schifani, prima stazione della via crucis verso la creazione di una nuova maggioranza. Marta Grande, la nuova “Pivetti” grillina, o Dario Franceschini? Anna Finocchiaro o Silvio Berlusconi? Il gioco delle coppie è in corso. Un passaggio difficile, da cui tuttavia si capirà quale formula di governo — unità nazionale o intesa Grillo-Bersani — potrà portare il paese verso nuove elezioni. Giacché nessuno si illude che la legislatura possa durare più di qualche mese.
Al momento è proprio l’apertura di Bersani al Movimento 5 Stelle l’ipotesi di lavoro più concreta. Il segretario Pd l’ha condita con un’esplicita offerta a Grillo: indicate un vostro candidato per la presidenza di Montecitorio. Il più convinto sostenitore di questa linea è Nichi Vendola: «La notte delle elezioni — confida il leader di Sel in un Transatlantico ancora deserto — ho parlato a lungo con Bersani. Gli ho detto che l’unica strada è innervare il programma di governo con l’agenda Grillo. Pier Luigi ha capito. Mi piace l’idea di fare da pontiere fra Grillo e Bersani!». Ma i grillini ci
staranno? «Prima o poi — spiega Vendola — scenderanno dal loro Aventino morale. E noi saremo lì ad aspettarli: parlavamo con i leghisti, che quando venivano al Sud si stupivano di trovare i bidet, e non parliamo con loro?». Certo, trovare un attivista del M5S disposto a sedersi sul trono di Montecitorio non sarà facile. Ma nel Pd hanno già messo gli occhi sulla giovanissima Marta Grande, la grillina spedita a commentare i risultati in diretta tv. A quel punto un esponente del Pd, Anna Finocchiaro, si andrebbe a sedere sullo scranno più alto di palazzo Madama.
Certo, la possibilità di reggere le dure prove che si profilano per il paese con un governo appeso ai referendum on line di Grillo è vista da molti, nello stesso Pd, con grande scetticismo. «L’apertura di Bersani al M5S è una buona mossa — ragiona Paolo Gentiloni — ci fa guadagnare tempo. Ma poi? I presidenti delle Camere si eleggono tra 20 giorni, nel frattempo cosa facciamo?». Domande che in queste ore risuonano senza risposta nei conciliaboli tra dirigenti democratici. Il piano di riserva è quello di non assumersi l’onere diretto della presidenza del Consiglio, lasciando che sia Napolitano a sbrogliare la matassa. Nascerebbe quindi un altro governo del presidente, grazie ai voti del centrosinistra, del Pdl e di Monti. Un governo con pochi punti nel programma, studiati apposta per spuntare gli artigli a Grillo e poi riportare il paese al voto: in autunno o nella prossima primavera. È appunto lo scenario per cui si fa il nome di Giuliano Amato come presidente del Consiglio, vicino al Pd ma gradito a Berlusconi.
È evidente che un accordo di questo tipo passa anche per i presidenti delle Camere. A Montecitorio si tornerebbe a un democratico, Dario Franceschini, mentre il presidente del Senato sarebbe ceduto dal Pd agli alleati del governissimo. A quel punto anche l’impensabile diventerebbe possibile. Perché la strada delle larghe intese passa da un accordo con Silvio Berlusconi, che vedrebbe bene se stesso nel ruolo di seconda carica dello Stato. Lo aveva confidato lui stesso con una battuta la sera dello spoglio: «Vuoi vedere che mi toccherà fare il presidente del Senato?». In alternativa l’altro candidato “naturale” è Mario Monti, che non fa mistero di considerare proprio il governo di salute pubblica come l’unica soluzione praticabile per far fronte agli impegni presi dall’Italia con l’Europa.
Eletti i presidenti delle Camere si aprirà la partita più importante, quella del Quirinale. Anche per il Colle torna in ballo il nome del Dottor Sottile. L’idea di mandarci Giuliano Amato, come sigillo di un’eventuale intesa Pd-Pdl, è l’alternativa più forte a Romano Prodi, candidato più consono a una maggioranza sinistra-Grillo.